Formula 1

E se fossero i circuiti di “Grado 1” a salvare il Mondiale 2020?

Il Mondiale 2020 di Formula Uno è tuttora un rebus senza soluzione. L’intenzione è quella di correre costruendo un calendario che presenti almeno una quindicina di gare. Una volontà che deve giocoforza scontrarsi con la realtà. Il Coronavirus è ancora un animale selvaggio che morde ferocemente la preda. Vi sono paesi come USA, Inghilterra e Russia con tassi di contagio e di mortalità spaventosi nei quali, ad oggi, è difficile pensare di poter metter su in totale sicurezza un week end di gara. L’occhio degli organizzatori, dunque, si sposta laddove la pandemia, lentamente, sta lasciando strada ad una nuova normalità fatta di mascherine, distanza sociale e inediti livelli d’attenzione. Il Campionato che potrebbe partire nel primo week end di luglio, in Austria, avrà una sola certezza: sarà interdetto al pubblico. Almeno nella prima fase.

Liberty Media, FIA e scuderie sono impegnate a risolvere questo rompicapo geografico e logistico e, per farlo, stanno concretamente pensando di prendere in considerazione altri teatri al di fuori di quei 22 che inizialmente dovevano comporre il menu da offrire agli appassionati. Uno dei “trucchetti” escogitati dai decisori è quello di fare una doppia gara su alcuni tracciati. Proprio il Red Bull Ring apri-stagione ospiterà due avvenimenti a distanza di sette giorni. Dopo due settimane dovrebbe toccare a Silverstone la doppietta, ma le autorità britanniche stanno pensando di introdurre un periodo di quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi arriva dall’estero. Un provvedimento che, se preso, sarebbe un macigno sulle velleità inglesi di vedere le vetture in pista. Almeno nel mese di luglio come si stava pensando di fare. Quindi l’espediente del duplice GP potrebbe non bastare.

Silverstone GP

La soluzione, allora, potrebbe essere quella di attingere ai circuiti di “Grado 1”. Che altro non sono che quelle piste che rispondono a tutta una serie di requisiti (sicurezza, logistica, ampiezza dei box e via dicendo) richieste dalla FIA. Tra queste c’è sicuramente Hockenheim la cui reintroduzione in calendario è più di una suggestione. I colloqui tra LM e gli organizzatori tedeschi sono molto fitti e potrebbe esservi la fumata bianca in tempi abbastanza rapidi. Favorita da due circostanze: Chase Carey si farebbe garante dell’esborso economico che i tedeschi non volevano più sostenere e che ha determinato l’eliminazione del suggestivo appuntamento che solitamente si teneva a luglio. Seconda ragione per la quale si ritiene che la Germania possa essere una soluzione è la situazione sanitaria ormai totalmente sotto controllo. Il 18 di maggio riprenderà la Bundesliga, è quindi realistico presumere che vi siano le condizioni per ospitare anche un Gran Premio.

Se il ritorno della F1 in terra teutonica è più che plausibile, vi sono altre piste che posseggono i necessari requisiti e che covano il sogno di ricevere le monoposto della massima categoria. Anche perché sarebbe un’operazione a costo zero che darebbe lustro a tracciati finiti nella “periferia” del motorsport. Tra questi la nostra Imola che, da anni, rivendica il diritto di riapparire nel calendario senza riuscirci per la presenza della storica e più ingombrante Monza. Ma vi sono anche altri nastri d’asfalto leggendari che potrebbero fare al caso di chi vuole presentare un calendario abbondante e variegato: quel Jerez de La Frontera sul quale si consumò il duello rusticano tra Jacques Villeneuve e Michael Schumacher, il portoghese Estoril, lo statunitense Indianapolis. Ma anche Mugello, Sepang col suo impianto di primissimo livello, il Nurbungring e Valencia.

Un ventaglio di scelte decisamente ampio che potrebbe aiutare gli organi preposti a “dribblare” il Covid-19 permettendo addirittura la creazione di un calendario di una ventina di gare. Un qualcosa che farebbe apparire meno anomala la stagione 2020 e che, al contempo, consentirebbe un gettito maggiore per le casse dei team che hanno accusato il colpo inferto da una crisi finanziaria che ha una portata globale.

Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1

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