Formula 1

Trattativa Hamilton – Mercedes, Wolff: “Soldi non sono questione primaria”

Lewis Hamilton e la Mercedes si annusano, si studiano, flirtano. Si avvicinano sempre di più. Lo stiamo raccontando da settimane, anzi da mesi: il matrimonio tra le parti è destinato ad essere rinsaldato in virtù di un prolungamento di contratto da formalizzare solo con le firme. Una soluzione che evidentemente soddisfa entrambi i protagonisti. Hamilton che avrà ancora a disposizione una vettura competitiva e un team iper-organizzato, cose che gli consentiranno di provare a raggiungere e superare i record di Michael Schumacher; la Mercedes che potrà contare, almeno sino al 2022 compreso, su un pilota che tanto ha dato alla scuderia nel percorso che l’ha portata a vincere dodici titoli, tra piloti e costruttori, in sei anni. Un matrimonio di interessi quindi? Sicuramente. Ma anche un legame con basi sentimentali dato che il britannico è stato svezzato dalla Stella a Tre Punte che lo accompagna per mano dal 2007, anno del debutto in Formula Uno.

Il sei volte campione del mondo non percepisce bruscolini. E’ il pilota più pagato di sempre dall’alto dei circa 40 milioni di sterline che guadagna dopo l’ultimo rinnovo. Naturalmente uno sportivo che viene da tre titoli consecutivi e che va a ridiscutere i termini economici di un’intesa non si accontenta di un ribasso o di un ingaggio spalmato. Realisticamente le richieste del trentacinquenne di Stevenage saranno al rialzo. E dall’altro lato, nonostante la congiuntura storica, pare siano sostanzialmente d’accordo nell’aprire, leggermente, i cordoni della borsa per tenere a Brackely un pilota che molti, forse romanzando oltremondo, ritenevano avesse le valigie pronte per partire alla volta della Ferrari.

Il primo sponsor di Hamilton in Mercedes è Toto Wolff. Il punto di vista del dirigente austriaco non è solo sportivo, ma anche imprenditoriale dato che detiene il 30% circa del pacchetto azionario di Mercedes AMG F1. Un qualcosa che lo obbliga a sborsare una lauta parte delle spettanze pretese dall’ex McLaren. Ma Wolff sa che per passare all’incasso sportivo (leggasi titoli mondiali) e a quello economico (rientro di utili frutto dell’azione moltiplicatrice dei successi in pista sui fatturati) bisogna investire. E’ la legge che ogni uomo che fa impresa conosce alla perfezione e che deve osservare alla lettera. “Io e Lewis ci rispettiamo. So quale sia il contributo che porta al team. È qualcosa che non bisogna mai dimenticare”. Così si è espresso il manager viennese ai microfoni di Sky Sports sottolineando quanto sia decisivo il ruolo del driver in seno ad una squadra che stravede per lui. Come ebbe a sottolineare qualche settimana fa il direttore tecnico James Allison (leggi qua).

Quando un manager si ritrova a rinegoziare il contratto di un talento non più giovanissimo deve anche considerare il decadimento prestazionale che potrebbe giungere per fisiologiche ragioni anagrafiche. Su questo frangente Wolff non è preoccupato: “Ogni sportivo ha una durata media. Un pilota può andare avanti tranquillamente fino a 40 anni. Lewis avrà altri anni ancora davanti e per tale motivo bisogna esprimere rispetto contemplando una componente finanziaria importante”. Toto riconosce la necessità di premiare il suo uomo, ma contestualmente fa capire che la richiesta che arriverà negli uffici di Brackely non può essere eccessivamente esosa: “Lewis sa quali siano i limiti della squadra. Sa che il gruppo di riferimento, la Daimler, non sta attraversando una situazione finanziaria facile. Le discussioni sul rinnovo sono quasi alla finire. Il denaro non è mai stato un problema”.

Lewis Hamilton e Niki Lauda

L’ultima frase, che non viene ulteriormente sviluppata da Wolff, lascia pensare che Hamilton sia ben conscio di quale sia il limite finanziario oltre il quale non potersi spingere. E probabilmente racconta di un uomo che al primo posto, dopo anni nei quali ha avuto modo di guadagnare cifre di primissimo ordine anche grazie a massicce sponsorizzazioni personali, pone altri elementi come la solidità del team, l’ambiente di lavoro sano, il clima ormai familiare creatosi in otto stagioni. Una serie di valori che valicano il mero concetto di guadagno (che comunque resta altissimo) e che si sposano perfettamente col personaggio che Hamilton ha costruito al di fuori della pista.

Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: MercedesF1

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Diego Catalano