sabato, Novembre 23, 2024

Vettel: il marchio rosso dell’infamia

Vettel: il marchio rosso dell’infamia


Vettel, ancora lui. Una pericolosa abitudine. ‘Qualcosa di cui sparlare‘, sempre e comunque, anche a bocce ferme, per tener fede a un vecchio e consolidato pallino. Il campione declassato, il ferrarista appiedato e, ora, pure il pilota incapace. Strana la vita, assurde le sue lezioni. Da un lato Charles, la giovane promessa osannata, mattatore di ogni scena, virtuale o cinematografica. L’astro nascente che, nell’attesa dell’accensione dei motori, utilizza sapientemente altri circuiti per farsi notare. Dall’altro Sebastian, il tedesco sbagliato, quello che ha fallito, il nome buono su cui gettare fango a palate. Il ragazzo semplice che, in assenza della Formula Uno, si ritira a vita privata, concedendosi solo per qualche scarna intervista.

Due mondi e due modi di intendere la vita, entrambi giusti e calibrati in base alla differente personalità. Ma Leclerc è un modello, da ora anche per Armani. Vettel invece è colui che può solo essere coperto dal marchio dell’infamia. Una lettera scarlatta forgiata su misura per essere additata. Non passa giorno senza che ogni parte di stampa s’inventi il trafiletto malefico, identificando il tedesco come causa di tutti i mali della Ferrari. Si dà fiato alle trombe, nella maggior parte dei casi senza saper suonare. Stecche e note stonate, che non aggiungono nulla all’informazione, piuttosto amplificano il coro abbastanza nutrito dei detrattori.

Horner spegne il ritorno di fiamma: "Vettel non tornerà alla Red Bull"
Sebastian Vettel

Il Mondiale 2020 continua a perdere Gran Premi per strada, come un puzzle a cui mancano i pezzi giusti. Nessun incastro perfetto, solo tanti vuoti, troppo difficili da colmare. Allora che si fa? Si spulcia nell’evergreen, si rispolverano gli errori di Vettel, ricomincia la requisitoria. Atti d’accusa reiterati anche da chi mastica pane e motori, fior di professionisti intenti a criticare, finanche a sbeffeggiare il quattro volte campione. La tesi sostenuta è sempre la stessa: la validità estrema della SF71H, monoposto perfetta, eccellenza da titolo, a fronte degli svarioni di un Sebastian sul viale del tramonto.

La delusione di Sebastian Vettel dopo il ritiro di Hockenheim

Ok, chiariamo subito un punto. Vettel ha sbagliato, e questo è innegabile. Ha sbagliato più volte, alcune delle quali in modo clamoroso. Altre in maniera più veniale. I punti persi a causa di questi errori rappresentano un bottino abbastanza consistente. Questi sono dati di fatto. Tuttavia si tende troppo spesso a dimenticare che, nel 2018 come nel 2017, la Ferrari abbia presentato due buoni progetti iniziali, non riuscendo però a trasformarli in monoposto da successo assoluto. Mercedes, partendo da ottime basi, è sempre riuscita a migliorarsi, arrivando in entrambe le stagioni ad avere la vettura dominante nella seconda parte del campionato. Vale a dire il momento che conta di più, quello in cui i punti si fanno pesanti davvero e si accumulano i distacchi. Precisione, dedizione e coesione hanno fatto di Mercedes la macchina perfetta che, unita all’eccellenza di Hamilton, ha rappresentato un cliente troppo scomodo. Negare questo significherebbe non tributare i giusti onori a Lewis e alla sua squadra.

Indipendentemente da Vettel (e da Raikkonen) la Ferrari, per due anni di seguito si è persa, vanificando quanto di buono fatto all’inizio. Le defaillances sono state molteplici e hanno investito tutti i piani: strategie assurde, sviluppi inefficienti (e, alle volte, controproducenti) disordini e faide intestine. Tristemente arcinoto e universalmente riconosciuto è lo smarrimento accusato dal team del Cavallino in seguito alla prematura scomparsa di Sergio Marchionne. Tanti tasselli che contribuiscono a un quadro d’insieme sensibilmente più variegato e veritiero rispetto alla semplicistica critica nei confronti del tedesco. Eppure sono ancora tutti – salvo poche e illuminate eccezioni – intenti a biasimare Vettel, a sminuirne il talento, a volerlo pensionato anzitempo. Come se questi cinque anni a Maranello non avessero significato nulla. Forse Sebastian non era l’uomo giusto per la Ferrari. O, più probabilmente, questa Ferrari non è più la vettura giusta per nessuno.

Felipe Massa e Sebastian Vettel
Felipe Massa e Sebastian Vettel

Felipe Massa infatti spezza una lancia a favore di Seb, sostenendo che abbia fatto “un lavoro veramente molto buono per la Ferrari, vincendo parecchie gare arrivando fino a combattere per il titolo“. Sottolineando però “è anche vero che non ha mai avuto la macchina per vincere il campionato, nemmeno quando ci è andato vicino: non era la vettura più veloce“. Apprezzamenti giunti anche da parte di Jenson Button, opinioni pacate e sincere volte a stemperare un clima sempre più tossico. Animi esacerbati e inutili battibecchi tra schiere di fan oltranzisti, pronti ad offendere in nome di un tifo malato. Titoli al vetriolo, provocazioni e illazioni in quantità industriale, spesso senza lo straccio di un analisi motivata.

Le ultime malignità riguardano l’incapacità di sviluppare l’auto, come se Vettel da solo potesse, a progetto in corso, essere in grado di stravolgere una monoposto nata male. Mal comune, mezzo gaudio. Anche Alonso venne tacciato di non essere un buon collaudatore. Come se nella Formula Uno odierna questo appellativo avesse ancora un senso, data la penuria di test e l’impossibilità di provare con continuità. E invece nulla: retorica, discorsi da bar. La verità, volente o nolente, è che la Ferrari purtroppo esce con le ossa rotte da un doppio confronto, prima con Red Bull, poi con Mercedes. I mali del Cavallino hanno radici profonde e non si limitano all’era turboibrida. La Rossa, di fatto, non è più vincente dal 2008, vale a dire l’ultimo anno in cui conquistò il titolo costruttori. Fosse stata davvero l’auto dominante, quando si è giocata i titoli 2010-2012 e 2017-2018, avrebbe almeno conquistato il mondiale marche. Invece, quando si è avvicinata a farlo, il merito è stato esclusivamente dei piloti: di Alonso prima e di Vettel poi.

Vettel in cerca di soluzioni diverse dal ritiro
Fernando Alonso e Sebastian Vettel insieme sul podio.

Fernando e Sebastian ci hanno creduto, ci hanno fatto sognare. Entrambi hanno commesso degli errori, meno plateali quelli dello spagnolo nel solo 2010, più notevoli quelli del tedesco nel 2018. Ma entrambi hanno sofferto e lottato, con tenacia o con disperazione, con il coltello tra i denti, o con mille dubbi nella mente. Sempre pronti a dare il massimo e a cercare quel limite che inevitabilmente può trarre in inganno, che può portare a fallire. Entrambi hanno compromesso le loro brillanti carriere e si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano e con un biglietto di sola andata in direzione altrove.

Mentre l’anno dei senza si appresta a partire – l’anno senza certezze, senza tanti circuiti, senza maree umane – siamo consapevoli che continuerà l’onda travolgente di certi titoli infamanti. Perché il 2020 che ci voleva migliori ha mostrato tutte le crepe di una società allo sbando, confermando il nostro peggio e la nostra abitudine a puntare il dito. Speriamo quindi che ci pensi la pista a puntare un dito sbarazzino verso l’alto, per permettere a Vettel il commiato che merita. Donandoci almeno la piccola illusione di un lieto fine.


Autore: Veronica Vesco@veronicafunoat

Foto: Ferrari

Veronica Vesco
Veronica Vesco
Il candore di un foglio bianco che m'invita alla scrittura. Il fragore di una monoposto rossa che accende la mia natura. Due colori tratteggiano il mio profilo fin dall'infanzia. Due colori capaci di accompagnarmi nel tempo, assumendo molteplici tonalità, sfumate dagli eventi della vita. Da una penna a una tastiera. Da un'auto a pedali agli autodromi. Da una laurea in Lettere al primo libro. Sempre nel segno di una Ferrari. Sempre con il sogno di cavalcare le mie passioni.

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11 Commenti

  1. Lo spagnolo le aveva beccate dal rookie Hamilton in McLaren ed è approdato a Maranello dopo il negativo Renault/bis (non cito neanche l’episodio Piquet Jr…perché è meglio). Vettel è arrivato dopo essere stato umiliato in casa propria da Ricciardo che è un signor pilota, ma non è Hamilton. Quindi diciamo che le loro carriere erano già compromesse: firmando per la Ferrari, il loro intento era rilanciarsi…altro che sogno che si avvera. Per finire, e confutare su tutta la linea l’articolo di cui sopra…basta chiedersi: “dove si sarebbero accasati i nostri eroi se a suo tempo non avessero firmato per la Scuderia? Vettel sarebbe rimasto in RBR per continuare a prendere bastonate dal quasi debuttante?? In Ferrari sta semplicemente vivendo quello che ha vissuto 6 anni fa in Red Bull, punto. In fondo, le ha beccate pure Schumacher nel suo insulso rientro da quarantenne contro Rosberg. E prima o poi toccherà la stessa sorte pure al fenomeno inglese, è solo questione di tempo. PS Con la fantasia togliamo Hamilton alla Mercedes…vorrei vedere quale dominio argento… Il pilota è l’unico tassello fondamentale nella conquista del titolo F1. Altro che scimmie.

    • Ma quale Ricciardo umilia , e da bastonate a chi ?. Ma di che cosa stai parlando? Vettel nel ultimo anno in RB ha avuto 7 ritiri per motivi tecnici. Ricciardo ho sempre vinto qualche gara con sedere , perché chi lo precedeva aveva problemi tecnici sulla macchina. Paragoni Scumacher con Rosberg che correvano su una macchina esperimentale senza nessun obiettivo da raggiungere. Ma ti rendi conto di ché cosa stai parlando o no .In Ferrari nel 2018 quando Vettel era in lotta per il mondiale , quant’è volte non riuscì né anche a fare le qualifiche perché la Ferrari stranamente non partiva. Quando è successo una cosa del genere a Hamilton in Mercedes . Sinceramente non ti capisco. Cerchi di avere il coraggio e dire le cose giuste. Vettel in Ferrari non ha mai avuto una macchina Vincente, purtroppo in Ferrari c’è sempre stato un clima odioso e non di collaborazione. Hamilton in Mercedes ha avuto pieno appoggio del muretto ma anche del Bottas che logicamente avendo 80 punti in meno di Hamilton non ostacolava il suo compagno.
      In Ferrari non c’è mai stato una vera collaborazione ta muretto e piloti. Ricorda Monza 2018 Raikkonen parte per primo , non è in lotta per il mondiale , Vettel si. Primo giorno di partenza chiude 2 volte bruscamente a Vettel che cerca di sorpasare ,poi essendo primo non riesce mai a creare un distacco con Hamilton e al improvviso sa fa sorpasare facilmente da Hamilton. Danneggiare la Ferrari pur che non vinca il Vettel . Bisognerebbe avere il coraggio e dire le cose come stanno.

    • Con la Mercedes Vettel aveva adesso 9 titoli. Hamilton con la Ferrari rimaneva con 1 vinto sugli ultimi 5 metri in un anno nel quale Riakkonen non lo ha aiutato e la squadra lo ha fatto partire con la pompa. Nel 2018 Mercedes era da 1 gare Ferrari da 5. Per massimizzare loro hanno usato Botta contro Ferrari mentre Ferrari ha usato Raikkone contro Vettel. Se nella seconda parte a Raikkonen si davano gli ordini che ha sentito Vettel l’anno scorso nella peggiore ipotesi si finiva ancora più vicino, ma come Hamilton ha sbagliato peggio di Vettel contro Alonso, Button e Rosberg și poteva anche portare il titolo se la squadra faceva la Mercedes per un po’. Tirare da una seconda macchina porta più spesso agli errori…ma Hamilton ha perso non una volta anche con la migliore. Ed è stato l’unico anno del periodo Vettel in cui la macchina poteva vincere 5 gare….

  2. Ciao, scusa ma non sono d’accordo. Secondo me, al netto che la squadra non c’è mai più stata dal 2008, non si possono paragonare i titoli sfumati di Alonso con quelli di Vettel…ergo non puoi paragonare un fuoriclasse come lo spagnolo con un semplice campione come Vettel…1. Circostanze dei titoli persi: nonostante tutto Alonso li ha persi all’ultima gara, dimostrando un rendimento straordinario senza commettere errori grossolani, forse 1 all’anno, questi titoli persi tra l’altro con una macchina e una palese interpretazione regolamentare a favore della Red bull dello stesso Vettel! E questo già dice tutto perché di errori Vettel in quegli anni ne ha fatti un po’ ma erano mascherati dalle circostanze e la facilità di recupero dati da questi fattori. 2. I titoli di Vettel sono stati persi con errori grossolani a ripetizione, dovuti ad un atteggiamento che ha dimostrato impazienza e immaturità, che ha ancora in certi frangenti se non ha il mezzo che gli calza come una muta da sub. E comunque gli unici anni in cui la macchina c’è stata, almeno all’inizio, sono stati proprio gli anni dei titoli mancati di Vettel. Per me ha solo dimostrato di non aver peso, palle, sangue freddo e concentrazione necessaria per essere un fuoriclasse, rimane un campione, ma non come avrebbe realmente meritato, sicuramente un buon pilota…
    Nelle stesse circostanze di Vettel, almeno 1 titolo Alonso lo avrebbe vinto con quelle macchine, ma dico anche 2 titoli, negli anni incriminati appunto…
    Questo è quello che penso io. Grazie dell’attenzione e grazie a questo bel sito e a chi mette la faccia con questa passione 🙂 ciao ciao 😉

    • Mass dumper, Michelin, Nelsinho Piquet e assenza di pale quando il titolo lo ha preso un giovane che aveva la terza chance. Ciò che si ricorda di uno che ha avuto le ultime due Ferrari forti del decennio. Ha avuto le pale di dire che è un trattore, ciò che Vettel con una macchina inferiore non lo ha fatto. Probabilmente buttava fuori più volte Leclerc che non avrebbe vinto nessuna gara…

  3. Due commenti raccapriccianti, che avranno la risposta nei titoli mondiali in sequenza del monegasco. All’ autrice del buon articolo , vorrei solo far notare che a Hockenheim, il gioco del cambio gomme + pioggia aveva favorito clamorosamente Hamilton, fuori dalla vittoria prima della pioggia, che guadagnava alcuni secondi a giro e lo avrebbe passato al 100%. L ‘errore di Seb fu non saperlo accettare , tenersi i punti del 2 posto. Diversamente avrei voluto vedere qualsiasi campione mantenere la vittoria in quelle condizioni ,

  4. Purtroppo la Ferrari non ha un team adeguato,troppi errori e troppe strategie sbagliate in questi anni,solamente abbozzi di gara trovato qua e là per circuiti più favorevoli ed invenzioni di Vettel. Non può un team come la Ferrari stare indietro come abilità ai cambi gomme, non si possono sbagliare strategie sull’utilizzo dei cambi gomme ,non si può far dire ad un neofita neo ferraristi al primo anno in Ferrari “a me spetta la posizione questi non erano i patti”…di che patti parla uno che ha fatto lo gnorri nel non aiutare Vetteli a Monza nel giro di qualifica e prendersi la pole come se fosse la primadonna. Troppi errori..Non c’è più il Team con Todt Rosa Brown e colleghi veri maghi e strateghi di una formula uno decente..considerando poi che neanche politicamente un d.t si box deve far sentire la voce come fa un certo Toto Wolf. Date una macchina decente ed un team degno di questo nome a Vettel ed Alonso in grado di stressare Hamilton quanto basta ed indurlo ad errori…che ricordiamocelo a quelle velocità è facile criticare stando seduti in poltrona

  5. Alonso e stato bloccato da Cubica con una macchina molto inferiore, bastava sorpasare ed era campione. Ma se la Ferrari non va più veloce ,cosa poteva fare Lui. Paragoni come Vettel e Ricciardo , Schumacher e Rosberg non ci stanno per niente in piedi.

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