E’ notizia di qualche giorno fa: la Formula Uno può finalmente ripartire in virtù di un calendario che per ora conta otto gare, con due doppi GP in Austria e in Inghilterra. Quello di otto appuntamenti non è un numero casule. Si tratta, difatti, del minimo previsto dal regolamento sportivo per considerare valida la stagione. Per assegnare, in soldoni, entrambi i titoli mondiali. Una prospettiva che FIA e Liberty Media vorrebbero non contemplare per tutte una serie di ragioni economiche ma che potrebbe essere presa seriamente in considerazione se la crisi pandemia di Coronavirus dovesse mettere il bastone tra le ruote alla definizione di ulteriori week end di gara. Bisogna aggiungere, sempre in osservanza nelle norme codificate nel codice sportivo, che un Mondiale, per essere definito tale, dovrebbe prevedere la disputa di Gran Premi in almeno tre diversi continenti. Ma le contingenze attuali impongono di bypassare questo ostacolo rendendo ufficiale, in ultima istanza, una stagione mono-continentale. Esigenze.
Di queste dinamiche ha parlato Ross Brawn ad Autosport: “In teoria – ha spiegato l’ingegnere inglese – le otto gare europee costituiranno un campionato mondiale”. Al momento non risultano GP dopo l’ultimo previsto a Monza. Questo perché si sta cercando di dribblare il Covid-19 per andare in Paesi che non abbiano problemi sanitari né politici. Leggasi quarantene forzate per chi entra sul suolo nazionale. Per ora bisogna accontentarsi del risultato ottenuto con la speranza di poter allungare la striscia di gran premi. Perché le difficoltà per arrivare a questo conseguimento sono state enormi e ce lo spiega lo stesso Brawn.
“È stata una sfida mettere insieme la stagione europea. Fino a mese fa sembrava impossibile poterlo fare. Ma ora abbiamo composto un calendario discreto. Penso che questa situazione cambi quasi quotidianamente. In generale sta migliorando, ma ci sono ancora alcuni Paesi che stanno attraversando il peggio. Quindi dobbiamo dare loro il tempo di vedere quanto velocemente saranno in grado di recuperare. Il Messico è una delle nazioni in cui vogliono ancora fare una gara, ma al momento sono in preda alla pandemia. Non ci sono le condizioni. Avremo tempo prima di prendere alcune decisioni difficili, lasceremo semplicemente che le cose si evolvano e vedremo dove ci troveremo. Ci sono varie opzioni. Penso che saremo in grado di mettere insieme una stagione dignitosa. Non posso onestamente dire che forma avrà al momento, ma penso che ci saranno abbastanza gare per fare un buon campionato”.
Un tema chiave per il futuro della stagione 2020 è sicuramente la presenza di organizzatori di gare disposti a pagare nonostante l’avvenimento sia probabilmente a porte chiuse. Un’operazione che potrebbe sembrare antieconomica ma che potrebbe avere ragione di esistere se i governi locali volessero promuovere l’immagine di un dato Stato contribuendo alla spesa. Su questo argomento Ross Brawn fa il diplomatico e glissa con classe evitando le spine di una questione assai controversa: “Ad esser sincero non posso entrare nel merito. Se un giorno hai avviato un discorso con un promoter può cambiare tutto l’indomani dopo perché stanno accadendo tante cose. Quindi non voglio fare congetture su questo. C’è tutta una serie di cose che devono essere prese in considerazione e l’aspetto finanziario ne fa parte. Dobbiamo considerare ogni sfaccettatura e quanto costerà a noi e ai team andare a correre in uno Stato piuttosto che in un altro”.
Il Mondiale che partirà il 5 luglio a Red Bull Ring è stato seriamente in pericolo di cancellazione. Ma Brawn ha spiegato quanto sia stato importante ripartire: “Alcune persone hanno sostenuto di dover chiudere per il resto dell’anno e ricominciare nel 2021. Penso che sarebbe una brutta cosa da fare, penso che sarebbe stato sbagliato. Oggi ci stiamo muovendo per fare bene, stiamo provvedendo a bilanciare tutti quegli elementi”.
In un’ottica votata a rimettere in piedi una stagione claudicante, l’ex DT della Ferrari ha spigato che l’opzione di avere altre gare in Europa è più che un’idea campata in aria: “Imola, Hockenheim e altre location sono opzioni che al momento non che stiamo perseguendo. Stiamo solo verificando cosa si può fare negli altri continenti. Stiamo però guardando a cosa si può fare in caso di mancanza di condizioni in altre aree del mondo. Quindi altre gare in Europa è una sorta di Piano B. Siamo fortunati ad avere queste alternative. Al momento stiamo cercando di perseguire il Piano A”.
Giorni concitati quelli che i decisori stanno affrontando. Completare in fretta il calendario è una priorità poiché la logistica necessaria a spostare il Circus – specie con tempistiche ristrette e con il Coronavirus ancora presente – non è di semplice organizzazione. L’obiettivo resta sempre quello di mettere in piedi una stagione di 18 – 19 appuntamenti. Operazione tutt’altro che semplice, ma non impossibile. Le alterative vi sono anche se sarà un campionato anomalo sotto ogni punto di vista. Poco male: situazioni inedite vanno affrontate con strumenti risolutivi nuovi.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1, F1