Formula 1

Carey il risoluto: “La F1 non si fermerà in caso di positività di un pilota”

Oramai ci siamo, il contro alla rovescia è ufficialmente partito: tra 31 giorni esatti si accenderà il semaforo verde per la prima sessione di prove libere del Gran Premio d’Austria. Un Mondiale che, seppure anomalo e ancora parziale, ha finalmente ha un calendario che permetterà alle scuderie di mandare in pista le vetture che hanno potuto girare solo nella sei giorni di prove invernali. Poi il Coronavirus si è abbattuto con una furia devastante sul mondo intero determinando una crisi sanitaria, lavorativa ed economica con pochissimi precedenti. La F1 si è adeguata allo status quo e ha congelato una stagione che per molti mesi è rimasta in bilico, col concreto rischio di saltare. Alla fine si è deciso di partire. Essenzialmente per due motivi: in primo luogo poichè il morso del pandemia è andato via via allargandosi, permettendo dunque il ritorno ad alcune attività che fino ad un mese fa era impossibile pensare di affrontare. In seconda analisi in quanto si è stabilito di forzare la mano, anche prevedendo gare a porte chiuse, per evitare che il Circus cadesse in una crisi finanziaria incontrollabile determinando effetti collaterali irrecuperabili.

Proprio per tale ragione i vertici di Liberty Media hanno lanciato un messaggio forte ed inequivocabile: la Formula Uno non si fermerà più, anche in caso di presenza di addetti ai lavori positivi al Covid-19. Questa manifesta volontà ha uno scopo ben chiaro: imporre ai team e alle aziende che servono alla vita del Circus di andare avanti nonostante tutto; di evitare che una scuderia come la McLaren dichiari di non far scendere il pista i suoi piloti perché un meccanico è risultato contagiato. Insomma, il caos che si era creato a poche ore dall’inizio del GP d’Australia non potrà essere replicato. Per il bene di una categoria che è nemmeno a metà dell’opera visto che devono decidersi i teatri per far disputare almeno altri dieci GP per rendere il campionato sportivamente valido e probante.

Pit Stop per Charles Leclerc durante i test invernali di Barcellona 2020

Di come la F1 intende ripartire con una diffusione virale non ancora pienamente sotto controllo ha parlato Chase Carey, numero uno di Liberty Media. “Tutti i protagonisti coinvolti effettueranno dei test medici prima di viaggiare e poi saranno controllati ogni due giorni direttamente sul campo di gara. Siamo consci che c’è il rischio di incorrere in casi di positività – ha spiegato il baffuto manager statunitense – e ci stiamo organizzando per dotarci di sistemi di tracciamento che abbiano il preciso obiettivo di circoscrivere il più possibile il contagio ed effettuare rapidamente dei controlli mirati alle persone più vicine all’eventuale caso di positività al Coronavirus. Abbiamo due differenti modalità per quanto concerne il suddetto tracciamento, non avremmo mai deciso di ripristinare l’azione in pista se non fossimo altamente fiduciosi di avere le competenze e gli strumenti per far sì che le corse vengano disputate in un ambiente sicuro dal punto di vista sanitario. La cosa che deve essere chiara a tutti è che un caso di positività non porterà alla cancellazione del fine settimana di gara. Per quanto concerne i piloti le scuderie – ha chiuso Carey – hanno in organico piloti di riserva. I componenti delle squadre eventualmente positivi saranno portati in hotel e sostituiti. Anche se un team non dovesse essere in grado di correre, questo non comporterà lo stop al weekend”.

Liberty Media ha quindi messo insieme delle procedure che dovrebbero mettere il mondo della F1 in una botte di ferro. Ciò che serve per cercare di rimettere sui giusti binari una stagione anomala che deve disputarsi per tutta quella serie di motivazioni economiche di cui abbiamo spesso parlato in questi ultimi tempi. L’auguro che possiamo fare è che le misure di sicurezza sciorinate da un risoluto Carey debbano non trovare applicazione. Perchè il vero problema, inutile girarci intorno, è se dovesse risultare positivo un driver. A quel punto tutto ciò che è stato protocollato potrebbe non superare l’esame della realtà.

AutoreDiego Catalano – @diegocat1977

Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1, F1

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Diego Catalano