Adrian Newey e le differenze tra Mark Webber e Sebastian Vettel. Il direttore tecnico della Red Bull ha potuto notare da vicino le differenze tecniche nello stile di guida tra i due ex compagni di squadra del quinquennio 2009–2013. L’ingegnere britannico è stato il miglior progettista delle ultime due decadi in Formula 1. Ha lavorato con Williams, McLaren e Red Bull. Ma sopratutto ha avuto la possibilità di lavorare con svariati campioni del mondo.
Nel corso di un’intervista per il quotidiano iberico Marca, il sessantunenne inglese si è espresso sulle differenze nello stile di guida tra Vettel e Webber: “a Sebastian Vettel piace una monoposto dal retrotreno stabile, mentre Mark Webber predilige una vettura un po’ più complicata da guidare. Si potrebbe pensare che l’australiano desiderasse una macchina più stabile, ma in realtà era l’opposto. Non era molto occupato occupato a far sterzare la macchina in modo stabile – ha sottolineato Newey – questa era una peculiarità di Sebastian”.
“Due piloti che hanno guidato la stessa vettura, che però davano feedback differenti sul comportamento della stessa. Per questa ragione i compagni di squadra si diversificano nella guida pur con la medesima monoposto”.
L’ex designer della Williams ha poi voluto evidenziare un dettaglio tecnico nella guida tra il tetra campione del mondo e l’ex pilota Porsche LMP1: “Mark era generalmente più rapido di Sebastian nelle curve veloci, ma il tedesco aveva un’ottima tecnica nel far sterzare l’auto. Specialmente nelle caratterizzate da una velocità di percorrenza media. Il problema principale di Webber era l’utilizzo corretto degli pneumatici, questo aspetto lo ha condizionato nel suo percorso ma era molto veloce”.
Chiuso il capitolo inerente alla coppia di piloti degli anni dei trionfi iridati della compagine di Milton Keynes, l’ex progettista della March in Indycar si è soffermato su Mika Hakkinen, campione del mondo nel biennio 1998–1999 con la McLaren. Col finlandese, Newey ci ha lavorato a Woking dal 1997 al 2001. “Mika è un pilota dal talento naturale. Inconsciamente adatta il suo stile di guida alla monoposto che ha. Quando avevamo fatto un adattamento su sua richiesta, è tornato e il problema si è rivelato quasi più grande di prima”.
“In quel momento – ha precisato Newey – mi sono reso conto che si adatta inconsciamente al mezzo che ha disposizione. Da quel momento ho imparato a porre domande specifiche ai piloti per scoprire ciò che realmente mancasse alla monoposto. Hakkinen è sempre stato non molto preciso nei suoi riscontri, quindi non ho mai ottenuto feedback completi da parte sua”.
Infine, Newey si è pronunciato su Damon Hill. Con la Williams Renault FW19 progettata dall’ingegnere classe 1958, il britannico si laureò campione del mondo nel 1996. “Quell’anno non ero ufficialmente il suo ingegnere, ma abbiamo avuto spesso dei colloqui costruttivi. Avevamo la monoposto migliore e il feeling era ottimo. Damon è sempre stato molto bravo nel dare i suoi feedback. Nel 1996 ha fatto spesso delle ottime gare, ma non hanno mai dato esattamente quell’immagine. Dovrei potrei inserirlo in una classifica piloti? Non saprei, il confronto è arbitrario in questo senso” ha concluso Adrian Newey.
Autore: Dennis Ciracì | @dennycira
Foto: McLaren