Formula 1

La maledizione del ventennio

La maledizione del ventennio


Ripercorriamo ancora quelli che per la F1 sono stati anni favolosi e ricchi (in ogni senso), anni in cui la Ferrari ha avuto la possibilità di risorgere dalle sue ceneri per spezzare, con l’inizio del nuovo millennio, il digiuno di vittorie iridate e quindi la maledizione del ventennio senza mondiali. Nel 1999 la storica scuderia italiana festeggiava una triste ricorrenza: esattamente vent’anni che non portava il titolo piloti a Maranello. Ultimo a riuscire nell’impresa fu Jody Scheckter; grazie anche ad uno scudiero di lusso come Gilles Villeneuve, portò in trionfo la Rossa. Ebbene, nel 1999 pareva che quel maledetto ventennio potesse terminare. Michael Schumacher, dopo averci provato già nel 1997 e 1998, sembrava avere le carte in regola per poter competere con la McLaren di Hakkinen, Ron Dennis e Adrian Newey (che tempi!).

La Ferrari di quell’epoca non era allo sbando come quella attuale e tutto sembrava tranne che un gruppo sgangherato e senza guida. Vi erano tutti gli elementi giusti al posto giusto e i risultati si vedevano in pista. Il Gran Premio d’Inghilterra edizione 1999 rimarrà nella storia non tanto per il vincitore, quanto per quello che successe al primo giro. Infatti, allo spegnimento dei semafori Mika Hakkinen conserva la pole ottenuta sabato mentre Michael, con una partenza fallata, vanifica il secondo posto ottenuto, cedendo la sua posizione non solo al compagno di Mika (David Coulthard); addirittura si fa passare anche dal suo compagno Eddie Irvine.

Al via anche due vetture (quelle di Villeneuve e Zanardi), rimangono piantate sulla loro piazzola di partenza, tanto che la direzione gara è subito tempestiva nel sospendere la corsa (bandiera rossa) facendo ripetere la procedura di partenza. Solo che la seconda partenza avrà un protagonista illustre di meno. Infatti, mentre la direzione gara alzava bandiera rossa, Schumacher non era affatto intenzionato ad alzare quella bianca nei riguardi del suo compagno e dei due McLaren. Michael, arrivato alla curva Stowe, cerca di superare Irvine prendendo l’interno della curva.

Solo che alla staccata prende letteralmente la tangente della curva, uscendo fuori pista ed impattando frontalmente contro le barriere di pneumatici. L’impatto per la gamba del campione tedesco fu terribile: tibia e perone fratturati, solo che questo lo si capì dopo; tant’è vero che i commissari provarono ad estrarlo e i meccanici avevano già preparato la terza vettura (allora si poteva, che tempi gli anni novanta!). Soltanto con il prolungarsi delle operazioni di estrazione si capì la gravita della situazione e, soprattutto, che il “ventennio” maledetto non sarebbe stato spezzato. Infatti Michael ritornò solo a fine mondiale, ad aiutare Eddie a vincere quel mondiale piloti che da tanto mancava e che di diritto spettava a lui. Che poi l’irlandese non vi sia riuscito a causa di una gomma mancante per un pit strano e sciagurato, è un’altra storia.

Fatto sta che quel GP resterà nella storia, non solo per la vittoria di Coulthard (davanti ad Irvine e con il ritiro di Hakkinen… ironia della sorte) e non solo per il ritiro (momentaneo) di Michael per quell’anno. Anche e soprattutto per la forza e la capacità di reazione della Ferrari che veniva chiamata, non a caso, Corazzata Rossa. Cosa che oggi sarebbe impensabile poter dire: si pensi che il team di quel periodo era cosi forte che si è giocata il mondiale piloti con il suo secondo pilota portando comunque a casa il titolo costruttori. Un’altra Ferrari, altri uomini ed altri obiettivi. 

Come mai quella Ferrari vinceva, come mai quella squadra aveva tempi di reazione brevissimi? Questo è quello che si dovrebbe chiedere chi comanda veramente in Ferrari mentre si guarda allo specchio. Che lo facesse in fretta. Perché la maledizione del ventennio è, ormai, alle porte.

Buon GP a tutti.   


Autore: Vito Quaranta – @quaranta_vito

Foto: Ferrari – FIA

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Vito Quaranta