Formula 1

Non mi piego

Non mi piego


E’ nelle difficoltà che si vede un essere umano. E’ nel sopraggiungere delle avversità che esce fuori il carattere di un uomo e in special modo di un combattente nell’arena. Una delle prerogative che meglio contraddistingue un uomo dall’altro è la capacità di reagire nonostante tutto, di accusare il colpo e di rialzarsi sempre; di saper dire “no… non mi piego!”. Il GP d’Austria (round 1) 2020 è già entrato nella storia, se non altro nella eccezionalità delle condizioni in cui è stato organizzato. Primo GP del mondiale post lockdown dovuto al Covid-19. E, già solo questo, fa pensare alla portata dell’evento che stiamo vivendo, considerando che siamo abituati da tempo immemore ad iniziare il mondiale facendo le ore piccole con il GP australe.

Non mi piego, dicevo. Un atteggiamento mostrato dal giovane monegasco durante tutta la gara. Con una Ferrari palesemente allo sbando, Charles non si è mai arreso, non si è mai piegato allo strapotere delle ex frecce d’argento e nemmeno alla palese superiorità delle Red Bull, castrate solamente dal motore nipponico che nonostante sia migliorato in termini di potenza, ha ancora molto da lavorare sull’affidabilità. Charles, nonostante tre safety car, non sembrava aver tratto alcun vantaggio. Eppure il ragazzo era sempre sul pezzo, attendendo il momento giusto; momento che giunge nel finale. 

Charles Leclerc esulta dopo il secondo posto ottenuto al Red Bull Ring

I vincenti vogliono sempre la palla nel finale di partita, diceva Gene Hackman nel film “Le riserve” e così, mentre Seb rimontava, rimediando all’ennesimo errore (e piroetta) e andando a punti dietro il solido Giovinazzi (sic), il suo più giovane collega ci mostrava tutto il talento di cui dispone e tutta la freddezza che lo contraddistingue. Non dovremmo meravigliarcene, eppure lo spettacolo che ci regala ogni volta, con quelle sue staccate da vecchi tempi (non leggerete paragoni da parte mia) ci fa alzare dal divano e ci mette tutti sugli attenti. Stride, e non poco, il risultato del campione del mondo a confronto del suo compagno (ora si che leggerete paragoni!) che ha tutto da dimostrare. Di fatto entrambi guidano la stessa macchina. 

Eppure, se non fosse stato per Charles, Ferrari non avrebbe salvato la faccia. Già perché la rossa perde nove decimi, di cui sette solo di motore… roba da matti considerando che l’anno scorso il punto forte era proprio il propulsore (come andrà a Monza e al Mugello?). Misteri della fede direbbe qualcuno… oppure mistero dell’accordo segreto che c’è stato tra FIA e Ferrari. Fatto sta che Seb riprende da dove ha finito e domenica prossima si ritorna sul luogo del delitto, dove potrebbe farsi perdonare e magari ribaltare l’impietoso risultato a suo favore.

Mattia Binotto, team principal Scuderia Ferrari

Singolare come la frangia più oltranzista e spietata (sportivamente parlando s’intende), abbia passato ai raggi X le parole dello sciagurato team principal, Mattia Binotto, pur di salvare la faccia al proprio beniamino; che purtroppo ancora una volta non riesce a cavare un ragno dal buco. La fame di Charles e i casini di Ferrari hanno messo in luce i limiti del campione del mondo che, se non ha una macchina perfetta e soprattutto un posteriore stabile come solo lui vuole, proprio non riesce ad emergere. 

Spiace e non poco che si critichi Binotto (il quale ha responsabilità non da poco e soprattutto ha ben altri problemi che preoccuparsi di un ricco e dimissionario/to campione), quando lo stesso team principal al buon Seb, ha dato sempre priorità, a partire dal primo GP dell’anno scorso con un team order che ancora risuona nelle nostre orecchie (mai successo nella storia della F1!) e che ancora fa male.

Dubito che Seb riuscirà a ritornare in F1 (a meno che non succedano imprevisti clamorosi e che non si riduca lo stipendio) e soprattutto con un top team. C’è la seria possibilità che sia al capolinea, ed è un peccato perché il campione potrebbe dare ancora tanto alla F1; la stessa F1 che ha fatto fuori Alonso senza colpo ferire, quando ancora si parla di lui.


Autore: Vito Quaranta@quaranta_vito

Foto: Ferrari

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Vito Quaranta