Formula 1

Quei 5 secondi

Quei 5 secondi


Si dice che quando le cose devono andare male, quando prendono il verso sbagliato, non c’è nulla che possa fermarle e tutto sembra peggiorare inesorabilmente. Questo 2020 ce lo ricorderemo per tutta la vita a causa dei morti causati dal Covid-19 e di tutto ciò che ha significato, a metterci ancora maggiore tristezza c’è anche il nostro Alex Zanardi. Non mi interessa entrare né nella dinamica dell’incidente né tanto meno commentare le righe deplorevoli che mi è toccato leggere su chi ha avuto da ridire (o peggio giudicare) l’operato dell’atleta Zanardi. Ciò su cui, a mio avviso, tutti noi ci dovremmo soffermare è su cosa veramente rappresenta Alex. Per tutti noi appassionati e per il mondo intero.

Volutamente non ho scritto nulla a riguardo del nostro “Zanna” immediatamente dopo il suo secondo terribile incidente, riflettendo sul comportamento di Alex e sul perché deve portare questo fardello. Dico questo per il semplice motivo che Zanardi è stato scelto come faro per tutti noi. Un barlume di speranza per tutti coloro i quali hanno bisogno di un dannato esempio positivo. Per capire che nella vita non ci si deve arrendere mai e che bisogna sempre lottare per quello che si desidera. Appena sono venuto a conoscenza della tragica notizia, la mia mente è volata subito a quel maledetto incidente che gli ha portato via le gambe. Il fatto è che siamo noi che non vediamo le gambe… si, esattamente! Per Alex invece è stata una sfida, un segnale… la chiamata alle armi, come si suol dire. Sapete cos’ha detto il buon Zanardi a tutti coloro i quali gli stavano attorno dopo l’intervento che ha dovuto subire? “Bene… mi sono rimaste ancora le braccia!”.

l’esultanza di Alex Zanardi

Non ha perso tempo a disperarsi o piangersi addosso, non ha sprecato energie ad autocommiserarsi o a chiudersi in sé stesso. Tutt’altro. Ha cercato di capire, innanzitutto, perché mai gli fosse capitato quell’incidente. Perché diavolo, di tante persone sul pianeta, di tanti piloti sulle piste (non che si augurasse che capitasse ad altri ovviamente!) fosse accaduto proprio a lui. Poi, l’illuminazione, l’accettazione del fardello: egli era “predestinato” affinché fosse un faro, un esempio per tutti coloro che sono disperati e per tutti quelli che di fatto problemi non ne hanno (perché le gambe le hanno!) e che comunque hanno smarrito la strada. Non tutti sono capaci di questo, non mi riferisco alla costanza di Alex nell’allenarsi e nel raggiungere risultati eccellenti ed impensabili dal punto di vista sportivo; bensì alla forza mentale e d’animo che bisogna avere per sostenere questo peso.

Zanardi come Atlante. E se il secondo reggeva il peso del mondo sulle proprie spalle, il primo si è fatto carico del peso delle speranze (spesso vane) che hanno tutte le persone comuni. La lezione e l’esempio che Alex ci ha trasmesso non è tanto il banale e scontato non arrendersi, quanto il non sprecare il proprio tempo, le proprie energie nell’autocommiserazione; nel piangersi addosso. La vita è troppo breve e soprattutto ricca di opportunità per cercare di capire perché è successa l’una o l’altra cosa. Una volta interiorizzato e preso consapevolezza del problema (perché tanto c’è, è reale) tanto vale affrontarlo e capire cosa possiamo fare con le nostre forze e, magari, con l’aiuto di qualcuno.

Alex non ha fatto altro che applicare proprio questo. E con la positività che lo contraddistingue e la sua forza d’animo si è messo a lavorare “di brutto”. Sebbene le macchine siano rimaste nel suo dna, la sua priorità è diventata sfruttare proprio quello che gli è rimasto… le sue braccia! Per quale motivo non avrebbe dovuto farlo? Per quale motivo avrebbe dovuto starsene buono a casa? La felicità va inseguita e perseguita continuamente e Zanardi solo cosi si sente felice, libero e vivo… sfidandosi continuamente. Ora lo attende una nuova sfida, se possibile ancora più grande di quella già raccolta in passato. Cinque secondi Alex, cinque secondi alla volta e sono sicuro che riuscirai a vincere anche questa e a ritornare più forte di prima.

Alex Zanardi festeggia la medaglia d’oro

Sono sicuro che molti di voi che mi leggete, vi state chiedendo per quale motivo abbia scritto proprio cinque secondi. Potrei spiegarvelo, certo; eppure lo lascerò fare direttamente ad Alex Zanardi. Troverete qui di seguito il suo pensiero che ho trovato su Twitter, all’indomani del suo secondo terribile incidente e che ho trascritto fedelmente ed ha ispirato questo mio pezzo.

Forza Alex!

“E’ vero che a quasi 50 anni il fisico non risponde più come faceva un tempo, però sei già passato tante volte da situazioni difficili e tenendo duro alla fine hai portato a casa il risultato che sognavi. Per cui è un esercizio che non sempre ti riesce ma quei 5 secondi in cui chiudi gli occhi e dici “c’è ancora qualcosa che posso dare” alle volte sono fondamentali. Quei 5 secondi lì, ci sono in tutto: nel lavoro, negli affetti, nelle relazioni con le persone. E’ l’idea stessa di provare a dare qualche cos’altro nel momento in cui pensavi di aver già dato tutto; o credevi di averlo fatto. Quando poi porti a casa un risultato che ti sorprende, diventa quasi una droga della quale non puoi più fare a meno… li vai a cercare ovunque quei 5 secondi. La condivisione, stare con gli amici, stare intorno a un tavolo non è solo un modo per rendere eterni i ricordi, ma è anche il modo per progettare il cammino verso nuovi orizzonti…”


Autore: Vito Quaranta @quaranta_vito

Condividi
Pubblicato da
Vito Quaranta