A Leclerc non basta uno stile di guida: “Ne voglio avere diversi…”
Nell’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’ compare una lunga intervista raccolta da Walter Veltroni a Charles Leclerc. Tra aneddoti, sogni e speranze per il proseguo della sua avventura in Ferrari e in Formula Uno, noi abbiamo scelto di proporvi solo alcuni passaggi che fanno capire un po’ quello che è stato il percorso compiuto dal giovane Monegasco e cosa lo rende il pilota da cui il popolo Ferrarista si attende grandi soddisfazioni e imprese.
Charles come tutti i piloti ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel Kart, con il sostegno del padre, ma poi fortunatamente quando le cose hanno iniziato a farsi economicamente più difficili, a dare manforte è arrivato il manager dell’amico Bianchi che gli ha permesso di farsi largo nelle formule minori. “Ho iniziato con il Kart, la mia prima passione. Mio padre mi ha aiutato tantissimo nelle prime fasi, fino al 2010. Dopo è diventato un po’ complicato per lui sostenermi finanziariamente. Conoscevo Jules (Bianchi) e lui aveva Nicolas Todt come manager. Jules ha invitato Nicolas ad osservarmi in pista e al termine della stagione 2010 decise di sostenermi mettendomi subito nel team giusto”.
“Da lì ho vinto molte gare e sono passato in poco tempo dal kart alle Formula. In quel periodo Jules è stato sempre al mio fianco. È grazie a lui che ho appreso presto quelle piccole cose che sono davvero importanti per essere competitivi. Tipo? Prendere tempo e lavorare tanto. Nel kart forse basta il talento, in macchina no. Bisogna lavorare tantissimo. Con tutti i dati che abbiamo a disposizione anche un pilota con meno talento può risultare molto competitivo. Ovviamente il talento aggiunge qualcosa in più, ma oggi lavorare sulla vettura e per la vettura fa la differenza”.
Charles non ha mai nascosto il suo amore per la Rossa e in questa lunghissima intervista, non ha potuto fare altro che rinnovarlo ancora una volta, malgrado tutto: “Far parte della Scuderia è un onore e sicuramente anche una grande responsabilità. La Ferrari è pur sempre la Ferrari. È stato un sogno per me arrivare fin qui. Sono consapevole che è il sogno di tanti arrivare a Maranello e per questo sento la responsabilità di portare in alto il nome della Ferrari. C’è tanta passione, non solamente dentro il team ma anche fuori. È incredibile. Sono sicuro che nessun altro team in Formula 1 abbia una base di tifosi così grande con una passione così diffusa: quasi una febbre”.
Come purtroppo sappiamo però, la SF1000 non riesce a garantire ai piloti dei risultati in grado di vederli lottare per il titolo. Nonostante questo Charles non si perde d’animo e risulta molto motivato, soprattutto in ottica futura: “Purtroppo questo momento non è facile in pista, c’è tanto lavoro da fare. Però è interessante avere un progetto comune così lungo (5 anni di contratto che scadranno nel 2025). Consente di lavorare bene e di provare a costruire qualcosa di interessante. Quando si può pensare di tornare a vincere? Questa è una domanda complicata. Credo però che nel 2022 ci sarà un rilevante cambiamento regolamentare che garantirà l’opportunità di cambiare le cose. Noi dobbiamo lavorare per farci trovare pronti nel 2022. Vogliamo aprire un nuovo ciclo di successi”.
Una domanda davvero difficile quella rivolta al talento monegasco. Al momento le W11 sembrano non aver rivali né in qualifica né in gara… L’unico fattore che ha messo in pericolo la loro smania di dominio delle Frecce Nere è intervenuto domenica scorsa con lo sgonfiarsi delle gomme su entrambe le anteriori sinistre di Bottas e Hamilton. Questo Leclerc probabilmente non lo sapeva ancora al momento dell’incontro con Veltroni, quindi si è limitato a rispondere così: “Le Mercedes sono ad un livello altissimo, quindi è molto difficile al momento. Lo si è visto lo scorso anno e lo si sta vedendo ancora di più adesso. L’anno scorso ce l’abbiamo fatta ad imporci su due circuiti (Charles parla delle sue vittorie, Belgio e Italia, ma va messa in conto anche quella di Vettel a Singapore) anche se credo avremmo potuto vincerne un po’ di più”.
“Ho fatto degli errori ed ho imparato da essi, ma quest’anno realisticamente sarà complicato vincere delle gare. Da parte mia darò tutto. Cos’è che non va sulla nostra vettura? È difficile puntare il dito su una sola cosa, è proprio un problema d’insieme. Sotto la pioggia siamo andati in difficoltà, mentre in Austria sull’asciutto abbiamo faticato un po’ di più nel primo settore e sui rettilinei. Dunque non si tratta di un’unica cosa, altrimenti sul bagnato ci troveremmo meglio, invece non è stato così. Dobbiamo lavorare sul pacchetto generale per fare un buon passo avanti”.
Siamo quasi giunti al termine degli ‘highlights’ della conversazione. Charles è considerato tra i piloti più talentuosi della griglia, ma qual è il suo pensiero in merito al collega più temuto in questo momento: “Lewis secondo me è uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1 e sta facendo un grandissimo lavoro. È sempre molto costante, sempre al cento per cento. È molto forte mentalmente. Dunque non c’è niente da dire. La combinazione tra Hamilton e la Mercedes fa sì che in questo momento sia veramente difficile competere con loro”.
Non può mancare una digressione su Verstappen, anche se è ben accorto dal non rilasciare alcun commento: “Max? Ho avuto modo già di affrontarlo nei nove anni di Kart trascorsi assieme. Con noi c’erano anche Russell, Ocon, Gasly e Albon. È stato bello duellare con loro. Quando eravamo piccoli ci odiavamo, ma ora siamo cresciuti, siamo un po’ più maturi ed è bello essere arrivati tutti in Formula Uno”. Decisamente più interessante il punto di vista rilasciato in merito alla seguente domanda: “Se penso che io e Max abbiamo due modi differenti di guidare? A me non piace dire che ho uno stile di guida particolare: bisogna sempre cercare di sorprendere gli avversari e cambiare stile a seconda della circostanza. Il mio stile è quello di avere più stili possibili”.
Per concludere la risposta a una tra le domande a cui i fan non troveranno mai una risposta: cosa fa maggiormente la differenza in Formula Uno, la macchina o il pilota? Leclerc è schietto e diretto: “Sessantacinque e trentacinque. Trentacinque il pilota e sessantacinque la squadra. Forse anche di più. Adesso la cosa che conta di più è sicuramente la macchina e quindi la squadra. Poi dopo viene il pilota, certamente. Il pilota fa la differenza tra un buon e un cattivo risultato, ma è la vettura che definisce la fascia della classifica in cui il pilota può andare a collocarsi. L’altra cosa che può fare è cercare di influenzare il team a prendere le decisioni giuste. Di conseguenza tutto è connesso e frutto del lavoro comune”.
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
Foto: Ferrari – Bianchi – Leclerc