Formula 1

L’ingegnere del Lunedì, Ferrari: un carciofo non diventa una principessa

Si chiamava Ferrari e non ci aveva ancora capito un piffero. Eh sì… inizio il pezzo in maniera scurrile ancora una volta. Ma d’altronde l’Ingegnere del Lunedì ha sempre ragione parlando a posteriori. Se poi spara qualche cavolata, pazienza… visto che non deve rendere conto a nessuno. Per farla breve, volevo raccontarvi l’ennesimo fine settimana targato Carciofone Rosso. Non ci credo, anzi non ho mai creduto alle balle fotoniche propinate dal “teatrino maranelliano”, figuriamoci se mi unisco al branco di pecore belanti convinte del seguente concetto, in relazione all’assetto utilizzato sulle SF1000 durante il fine settimana britannico: “finalmente i tecnici hanno fatto centro“.

Davvero qualcuno crede che il fulgido bureau di Maranello abbia trovato l’assetto ideale per la monoposto italiana? Cioè… mi volete far credere che la vettura non era poi cosi male trovando il giusto equilibrio? La palese verità è un’altra. Senza il doppio intervento divino della Safety Car, la gara avrebbe raccontato il medesimo scempio ungherese: un altro triste doppiaggio. La differenza rispetto alle Mercedes resta imbarazzante e pure la “lattina su 4 ruote” un pò ammaccata di Verstappen, senza sbattersi troppo, avrebbe probabilmente rifilato mezzo Gp alla numero 16 e forse pure un giro intero alla numero 5.

l’ala posteriore stile Monza montata sulla Ferrari SF1000

Che sia chiaro: scaricare la vettura a manetta è stato necessario per compensare il blocco aerodinamico (leggi qui per saperne di più) e la grande perdita di cavalli in seguito all’ultima direttiva tecnica (approfondisci qui), incaricatesi assieme di affossare il progetto 2020. Qui arriviamo al nocciolo della questione. Quanto abbiamo visto è stato solamente un bel palliativo momentaneo.

Binotto si apre in radio alla fine del Gran Premio

Gestire gli pneumatici tutta la gara senza mai poter incidere come ha fatto Leclerc sarebbe lo spiraglio? C’è molto da preoccuparsi, se così fosse. Inaspettato e comunque meritato, è giusto gioire per il secondo podio stagionale. Ma cavolo no… non deve essere preso come punto di partenza. La mancanza di carico aerodinamico non si compensa con la velocità di punta. Performare per l’intera tornata ottenendo crono competitivi, di fatti, significa raggiungere le corrette velocità di percorrenza in curva soprattutto.

Non serve a nulla andare come un treno sulle rette senza downforce nelle zone più tortuose della pista. Senza andare troppo a ritroso con la memoria, la Red Bull di Adrian Newey ha costruito 4 successi mondiali disponendo di una vettura che mediamente andava 10 km/h in meno delle altre, con una settima marcia davvero cortissima. Questo fa capire il peso della spinta verticale sul giro rispetto alla top speed. Lavorare sul fondo scalinato per estrarre “downforce pulita”, cercando di aggirare il drag, resta l’unica soluzione percorribile al momento, in attesa di eventuali modifiche aerodinamiche all’avantreno. 

Charles: “Mi posso definire contento con il bilanciamento dell’auto

Sebastian: “La vettura era difficile da guidare e ho faticato parecchio, qualcosa non va…

Charles Leclerc (Ferrari) SF1000
Sebastian Vettel (Ferrari) SF1000

Le dichiarazioni post gara dei ferraristi mettono in luce un fattore chiave e latitante all’intento del team: l’unione d’intenti. A parti invertite è successa la medesima cosa lo scorso Gran Premio. Se la massima aspirazione Ferrari, per questa e per la prossima stagione è quella di lottare con McLaren, Renault e Racing Point ok… siamo a cavallo. Ma per erigersi a più alte vedute, scrollandosi da dosso la mediocrità per tornare ai livelli che il Cavallino stampato sulla Rossa esige, serve un cambio di atteggiamento.

Per crescere, l’aiuto di ambedue i piloti risulterà fondamentale. Puntare sul solo talento di Charles, abbandonando conoscenze ed esperienza di Sebastian sarebbe un errore, anche se il tedesco non farà più parte dei progetti futuri. Capire i propri passi falsi, elaborarli e poi risolverli insieme. Nasconderli sotto un cerotto non serve a niente. Ok… L’ingegnere del Lunedì nelle sue vesti classiche sarà anche un criticone. Può darsi. Ma la dolcezza dell’abbraccio oscuro culla Maranello da troppo tempo, mentre le menti degli ingegneri assopite dal torpore pascolano felici tra le colline modenesi…

Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1 

Foto: Ferrari F1Tv

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Zander Arcari