Per colpa di chi?
Così canta Adelmo Fornaciari in arte “Zucchero” in una sua nota canzone. Sebbene non siamo su una rubrica dedicata alla critica musicale, il titolo “suona” alla perfezione in un momento difficile per la Ferrari, per Seb e per la Formula Uno in generale. Sembra che si rispetti un copione ogni “dannata” domenica: così come conosciamo il vincitore già al giovedì (salvo pressioni gomme variate), allo stesso modo conosciamo la polemica post Gran Premio riguardante Sebastian. Ormai le probabilità di errore in gara del tedesco si aggirano sul 50%. È avvenuta la stessa cosa domenica scorsa. Per colpa di chi? Il punto di domanda è solo questo…
Fino a qualche tempo fa, si diceva (giustamente) che i piloti erano l’ultimo dei problemi. Anche la vettura 2019 non era nata granché bene, anche se non sembra esserci paragone rispetto alla SF1000 (al peggio non c’è mai fine). Eppure vi devo confessare che questo mantra, ripetuto ad ogni GP, non lo digerisco mai fino in fondo. Di fatto, da verità incontestabile ad inizio mondiale 2019, con il tempo e con gli exploit di Charles, iniziava a diventare una giustificazione per il tedesco. Soprattutto agli adepti della religione Vettel. Uno scudo con il quale ripararsi e da tirare fuori ogni volta che la circostanza negativa lo necessita. Ad oggi, le mie affermazioni assumono l’aspetto di una triste realtà. La Prova? Dopo il Gp “a casa loro”, la polemica più gettonata riguardava la mancata strategia su Seb! Signore e signori davvero vogliamo focalizzarci su questa “sciocchezza”? Ammesso e non concesso che fosse vero, si può davvero credere che arrivando a punti Sebastian avrebbe salvato la faccia?
Il punto di tutta la vicenda sta nell’errore di Vettel, girandosi alla prima curva dopo aver preso il cordolo, rovinando di fatto la sua gara. Cosa che negli ultimi tempi gli riesce quasi alla perfezione. Per colpa di chi? Chi è il pilota al volante? Chi ha deciso la traiettoria da prendere? Basta dare la colpa solo alla squadra. Basta usare come scudo una monoposto non congeniale al suo stile di guida. Considerando il suo compagno, che ancora non è nessuno a confronto, questi discorsi sono umilianti. Cosi come l’inno che echeggia a gran voce chiedendo le sue dimissioni anticipate. Sarebbe la fine della sua carriera a mio avviso. Una resa incondizionata.
La narrazione è geniale da parte dei suoi sostenitori: se il rapporto si chiudesse anzi tempo, il tedesco diverrebbe un martire. Addirittura si rafforzerebbe il paragone con quello che successe con Prost negli anni novanta. Falso! Inutile scomodare certi parallelismi generazionali che proprio non reggono, cosi come è deplorevole chiedere il suo abbandono anticipatamente. Se si vuole bene a Seb, se si vuole salvare davvero lo sportivo, lo si deve lasciar adempiere il suo destino fino alla fine. Troppo facile abbandonare prima. Troppo facile essere sorridenti e felici solo quando si vince. L’unica colpa della Ferrari riguarda la maniera scellerata e dilettantistica con la quale ha gestito il suo non rinnovo
Quindi non ci resta che colpevolizzare la Scuderia a vita coprendo tutti i casini fatti in pista dal tedesco? Magari utilizzando la scusa secondo la quale la monoposto è nata male? A Fernando Alonso toccò anche di peggio, quando misero in scena un personaggio del calibro di Marco Mattiacci per fargli capire che doveva levare le tende, visto che lo spagnolo proprio non ci pensava. Al momento Charles tiene alta la bandiera di Maranello, salvando faccia e la classifica costruttori. Per colpa di chi? È colpa sua se Vettel si gira e non riesce a stargli dietro. È colpa sua se lo hanno ingaggiato l’anno scorso, sia per pensare al futuro e sia perché a Seb le possibilità erano state date e non le ha sapute sfruttare al 100%? Il tedesco è svuotato e demoralizzato e su questo non ci piove. Ormai, da quanto sento e leggo dalle sue dichiarazioni, la sua fiducia è venuta meno e forse un principio di acredine inizia a farsi spazio nella sua mente.
D’altronde ci sta… è un essere umano come tutti. Ma visto che il “nostro campione” è sempre stato aiutato, favorito e soprattutto profumatamente pagato, è giusto che adesso si assuma le proprie responsabilità. L’augurio e l’auspicio che concluda la stagione in rosso c’è (dubito che andrà via anzitempo comunque), sperando che qualche buona gara possa essere portato a casa. Il futuro del tedesco è cupo all’orizzonte: se è vero che l’anno prossimo andrà in Aston Martin (per gli amici Racing Point), cosa riuscirà a combinare. Il “giocattolo rosa”, una sorta di copia della Mercedes,resta una monoposto non vincente. Magari mi sbaglio. Senza la pressione rossa sulle spalle che lo sta schiacciando, Sebastian potrebbe tornare ad essere quello di una volta. È quello che l’intero Circus si augura.
Una cosa è certa. Con l’addio del tedesco, Ferrari avrà risolto non poche grane chiudendo un cerchio. Guardando al futuro senza l’affanno di dover vincere, perché non hanno più un campione del mondo plurititolato in macchina. Se prossimamente la debacle continua, almeno questa volta sapremo per colpa di chi…
Autore: Vito Quaranta – @quaranta_vito
Foto: Ferrari