Formula 1

EssereFerrari: l’algoritmo impazzito risolto da Leclerc

EssereFerrari: l’algoritmo impazzito risolto da Leclerc


EssereFerrari è un algoritmo impazzito, una sequenza bizzarra, un codice che ha perso il binario. Nasce come una formula perfetta, che risolve qualsiasi problema. Si evolve in un’accezione intrisa di romanticismo e di appartenenza. Si involve andando alla deriva con la complicità di una percezione distorta, in grado di detronizzare ambizioni e speranze. Non è la regola aurea da seguire, la panacea che tutti i mali riesce a sanare. Ora come ora l’#EssereFerrari non è più un vessillo, ma un drappo scolorito, da destinare a un baule stantio, insieme a merletti e crinoline, nostalgici fasti del tempo che fu.

Lo striscione sventolato da Vettel a Singapore è ingiallito prima del tempo. Invecchiato nel triste archivio dell’ultima vittoria Rossa. Sebastian, che l’#EssereFerrari lo portava marchiato a fuoco nell’anima, è in procinto di partire. Il ricordo stesso del trionfo è ormai sbiadito, disperso in un mondo che non appartiene più al Cavallino. Lontano anni luce dalle intenzioni, dalle tradizioni, dalle euforie. La gioia malinconica e crepuscolare che accendeva le lacrime si è ora trasformata in rabbia. Le onde rappresentate dagli alti e bassi della scuderia hanno lasciato il posto alla tempesta.

Charles Leclerc e Sebastian Vettel

Eppure, in mezzo all’uragano, si distingue un vento nuovo. A volte è delicato come un refolo, altre è impetuoso come il maestrale. Aria pura che respinge la mediocrità, che sospinge le vele di un’imbarcazione sul punto di naufragare. Questo vento è Charles Leclerc. Negli odierni tempi grami, dove si punta principalmente a sopravvivere, a non farsi travolgere, è proprio lui che stravolge le regole. Graffia, lotta, si arrampica. La pista come habitat naturale, la velocità come lingua madre, pronta ad esprimere tutto il suo talento. Charles inventa. Sorpassi, manovre al limite, staccate. A volte oltre la fisica, sempre oltre l’ostacolo.

Quel che resta dell’#EssereFerrari, oggi, è rappresentato da lui. Lui che non si arrende a Spa, nonostante la mesta posizione di partenza. Lui che ci sorprende, con uno scatto d’orgoglio allo start. Consapevole di avere un raggio d’azione limitato nel tempo, questo tempo lo accorcia, poi lo flette e lo dilata per mettere in scena un piccolo capolavoro. Charles risucchia le due Alpha Tauri, s’impone su Norris in prossimità dell’Eau Rouge, sorprende Pérez alla Bus Stop. Nel suo avvio c’è tutta la forza disperata di chi non vuole attendere, di chi non aspetta favori o eventi propizi. C’è la caparbietà di chi è consapevole di bastare a se stesso.

Charles Leclerc esulta dopo il secondo posto ottenuto al Red Bull Ring

Troppo presto però arriva il momento della resa. Uno scherzo crudele che condanna Leclerc all’anonimato dei bassifondi. L’auto è scomposta, lenta, difficile da governare. Il lampo di luce è svanito troppo in fretta, giusto l’attimo di disegnare un accenno di arcobaleno nel grigio plumbeo di una gara difficile. Quel che resta di un memorabile incipit svanisce nell’ombra di un problema di pressione idraulica dell’endotermico, (per approfondire leggi qui) che depaupera la vettura di potenza. Lo sconforto arriva puntuale per noi tifosi, pronti a una gara in salita, ma ancora illusi di poter assistere a qualche magia. Ma non arriva per Charles che continua a combattere con ciò che ha a disposizione.

Il monegasco segue pedissequamente le istruzioni della squadra, resiste come può dimenandosi nelle posizioni di rincalzo. (le peripezie della Rossa numero 16 sono narrate nell’impeccabile Analisi on board) Crede, nonostante tutto, che sia ancora possibile un riscatto. Proprio per questo, quando viene richiamato ai box all’undicesimo giro, in seguito all’ingresso della safety car, cede a un piccolo sfogo, per via dell’eccessiva durata del pit-stop. Una leggera escandescenza, purtroppo travisata da alcuni media, una parola di troppo, un moto d’impazienza. Non una mancanza di rispetto, bensì la testimonianza di un ardore vivo e sincero, che ancora brucia nel cuore del pilota.

Charles Leclerc

Charles si arrabbia perché non si arrende, perché difende una posizione artigliata. Perché ama la sua squadra e vuole portarla più in alto possibile, perché non accetterebbe un errore o una leggerezza. In quel momento, Charles, diventa capitano. Capace di scuotere, di farsi sentire. Capace, una volta intesa la natura della sosta prolungata, di scusarsi, senza per questo prostrarsi. Perché #EssereFerrari è sinonimo di grinta, è una spinta verso l’eccellenza, è il grido di chi non si accontenta.

Tutto questo si ritrova nell’odissea di Leclerc a Spa. Un anno dopo l’immenso dolore, dopo l’intenso successo, Charles non ci sta a fare da comparsa e lo dimostra fino all’ultimo giro con la caccia alle Haas, nell’estrema lotta con Grosjean. La posizione numero 14 come punto di arrivo, ma anche di partenza, per risolvere la complicata equazione di una Ferrari piena d’incognite. Perché #EssereFerrari è ragione, ma soprattutto emozione; coraggio, ma prima di tutto fiducia.


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Ferrari – Formula Uno

Vedi commenti

  • Carissima signora,
    probabilmente lei non ha capito cosa vuol dire "essere FERRARI"
    Cordialmente,
    Maurizio.

  • sinceramente non ha sbagliato niente veronica aggiungo un solo commento la scuderia dov'è il presidente pensa alla Juventus bella figuraccia ci stiamo mettendo in faccia

  • Come sempre brava e appassionata innamorata come me della Ferrari, e per questo amareggiata per la situazione attuale. Essere Ferrari cosa voglia dire lo abbiamo capito molto bene , per questo soffriamo e ci sfoghiamo come è giusto che sia.

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Pubblicato da
Veronica Vesco