Formula 1

Il pagellone (indagatore) del Froldi: Portimao 2020

Il pagellone (indagatore) del Froldi: Portimao 2020


La gara la liquido in poche righe. Una come le tante di questo disgraziato e orribile 2020, con spettacolo schizofrenico, direi a due facce. Da una parte sapere che, salvo interventi della divinità del Motorsport (direi in letargo da un pezzo), i primi due posti sono sigillati e cementati con colle resistenti pure ad un attacco nucleare. Dall’altra constatare che il gambero rosso forse è meno gambero (c’è chi si esalta per un quarto posto a 65 secondi dalla vetta) e che la lotta a centro gruppo è davvero bella. Ma alla fine, capiamoci, a chi fregherà della lotta per il quinto o sesto o settimo posto? Le statistiche importanti sono sempre e solo grigio-nere

Ovviamente complimenti a re Hamilton, ma (e forse in ciò c’è anche il mio punto di vista di ferrarista viscerale che vede sbrindellato uno degli ultimi record in rosso, manca solo quello delle vittorie assolute, ma tempo al tempo se quelli là continuano così…) non si paragonino epoche, piloti, monoposto diverse.  Anzi, diversissime.

Certo, qualche urlatore professionista ci convincerà (o tenterà di farlo) che lo spettacolo cui stiamo assistendo è una figata pazzesca, il meglio del meglio, mai viste cose simili e… aggiungete voi tutte le iperboli che volete. Ma una volta che gli urli si sono depositati sulla polvere del tempo, resta solo un inesorabile vuoto, una Formula Uno che sembra già morta da secoli, anche se le scimmiette ammaestrate che manovrano i meccanismi dello sbalestrato orologio Rolex continuano imperterrite a girare. Come criceti nella ruota.

Ma, la cosa importante, invece, cari i miei 25 lettori (semicitazione colta per darmi un tono), è capire perché, come mai, per quale arcano motivo, a Sky il colore viola sia diventato fucsia, pur continuando ad essere viola. E’ notorio, infatti, e basta ascoltare una qualsiasi cronaca non made in Sky Italia, per sentire purple sector e non fucsia sector. Così, il mio team di esperti ha deciso di analizzare approfonditamente la spinosa questione. Ecco, le ipotesi che abbiamo tirato fuori sono fondamentalmente due.

Entrambe suggestive e interessanti. Ve le sveliamo in esclusiva assoluta.

Ipotesi medica. Daltonismo selettivo. Forse esiste una particolare sindrome che carpisce chi si trova in cabina di regia tricolore e che si manifesta con urli scomposti e grida di giubilo incontrollate per qualsiasi cosa accada in pista e, poi, appunto con il viola scambiato per il famigerato fucsia. Questa particolare sindrome non colpisce solo il telecronista principe, ma anche i suoi collaboratori. Quindi deve essere in qualche modo collegata e circoscritta alla, chiamiamola così, cabina di regia.

Che poi il daltonismo sia per fortuna isolato e ben circoscritto, si capisce dal fatto che il meraviglioso film del 1985 “Il colore viola” (non so se l’avete mai visto) non è diventato “Il colore fucsia”, così come “Purple rain” del compianto Prince non è diventata, nei palinsesti musicali della rete  tricolore “Fucsia rain” e così via discorrendo…

Ipotesi pratica. Scelta senziente. Me lo hanno fatto notare su Twitter. Mettiamola così. Si riuniscono in Sky, appena acquisiti i diritti per l’Italia, dal cronista principe in giù…

-“Houston, abbiamo un problema. Non possiamo dire viola… è poco telegenica, e poi è pure un pochino luttuosa (non a casa la chiesa cattolica la usa per i paramenti sacri durante la quaresima… prima della Risurrezione di nostro Signore)”.

-Ok, e cosa usiamo? 

-Diciamo “purple sector”…

-Ma suona male… parpol, parpol, parpol… e magari, non so, non acchiappa il pubblico…

Ecco la trovata geniale…

-Mmm… e se dicessimo fucsia !? Comunque ci si avvicina, seppur alla lontana, come colore…

-Sì, dai…

Da allora… FUCSIAAA! E il resto è, si fa per dire e nel nostro piccolo, storia.

Ma poi, alla fine, dire viola è davvero così brutto? Io penso di no. E comunque… ai posteri l’ardua sentenza.

Appena avremo capito quale delle due ipotesi è reale, vi avvertiremo.

Bottas. Voto: urge terapia psicologica. Da RoBottas a CheBottas (per le mazzate che si prende la Lewis in pista).

Re Hamilton e il crampo al piede destro. Voto: NO COMMENT

Vettel. Voto: 5. Sebastian, a mio parere, ha tantissime scusanti, pur tuttavia il raffronto con Charles è, attualmente, impietoso. E Vettel, da signore qual è, lo ammette senza cercare scuse.

Mattia Binotto. Voto: 2. Ok, c’è qualcosa che ci sfugge e dobbiamo capire, tuttavia ci sono momenti in cui l’attuale TP sembra giunto da Marte. Mi riferisco, in particolare, alle dichiarazioni del dopo gara relative a Vettel che, per usare un eufemismo, vogliamo definire infelicissime? Forse il nostro dovrebbe sentire, ad esempio, Colajanni che, di sicuro, qualche buon consiglio sulla comunicazione potrebbe darglielo.

Ferrari. Voto: 65 secondi. E’ vero, qualche piccolo miglioramento c’è. Bene, anzi benissimo! Ma di grazia, per cosa si festeggia? 

Toto e il congelamento dei motori chiesto da Red Bull. Voto: Ti conosco mascherina. Ccà Nisciun è fesso…

Ferrari e i pit stop. Voto: Red Bull 1.8 secondi.  “Ei fu. Siccome immobile, Dato il mortal sospiro, Stette la spoglia immemore. Orba di tanto spiro […]”.

Iceman. Voto: 10 e lode.

Gasly. Voto: 10.

Leclerc. Voto: 300. Corre sul filo del rasoio con un catorcio semovente che beve anche (abbiamo scoperto) come un alcolizzato e spesso va (come ci mostrano gli on board di entrambi i piloti della Rossa) per conto suo. Ha una pazienza infinita. Speriamo che presto gli diano una monoposto degna di tale nome.

P.S.:  Arriva Imola, quanti ricordi. E quanti pensieri…


Autore: Mariano Froldi@MarianoFroldi

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Pubblicato da
Mariano Froldi