Formula 1

Io c’ero

Io c’ero


Domenica prossima si correrà dopo ben quattordici anni (ultimo GP nel 2006) nuovamente ad Imola, nel mitico circuito Enzo e Dino Ferrari. Il GP di San Marino andrà a concludere il trittico di gare italiane, partito da Monza, passando per il Mugello e appunto concludendosi ad Imola. Dubito fortemente che l’anno prossimo rivedremo questo tripudio di italianità e soprattutto non credo proprio che rivedremo Imola; per questa ragione godiamoci il (breve) weekend che si avvicina. Il tracciato è stato abbandonato dalla massima serie perché ritenuto obsoleto rispetto agli standard che la F1 moderna richiedeva. Di fatto, l’unico vero standard importante in F1 era il denaro. Con tutti i paesi orientali pronti a pagare fior di quattrini all’allora Mr E,che a suo tempo non ci pensò troppo a mettere da parte una pista che, sebbene trasudasse storia da tutti i pori, non aveva più la possibilità di pagare il salatissimo obolo che l’allora patron della massima serie richiedeva. 

Come scrivo ormai da tempo su queste pagine, c’è voluta “la fine del mondo” per riscoprire ed utilizzare le “povere” piste europee. Soprattutto quelle italiane. Quando parli di Imola inevitabilmente la mente vola via a quel maledetto primo maggio del 1994. Eppure nella consueta rubrica “la storia siamo noi” non parlerò di quel tragico evento, avendo la fortuna di poter raccontare il GP del 2005 al quale partecipai come spettatore. Ricordo ancora quando da lontano si scorgeva l’alta torre del circuito con il logo del Cavallino che imperava sulle sue mura, con il rombo delle formule minori che, acuto e penetrante, si poteva facilmente ascoltare già fuori dal circuito. 

Nel 2005 la Ferrari di Schumacher pareva una fotocopia sbiadita del rullo compressore della stagione precedente. Ed infatti il suo posto fu preso  dal giovane Alonso, il quale non avrebbe immaginato che quella domenica avrebbe dovuto fare gli straordinari. Al sabato Kimi conquisa la pole con la sua McLaren proprio davanti all’asturiano che precede un incredibile Jenson Button. Mentre Michael purtroppo era solo quattordicesimo. Sugli spalti eravamo già rassegnati al risultato di un mesto piazzamento da parte del tedesco, pronti ad assistere alla festa degli spagnoli che erano corsi in massa per acclamare il loro beniamino. Il Gran Premio inizia in modo lineare e Alonso dopo pochi giri prende la testa della gara grazie al ritiro di Kimi. I tifosi sugli spalti iniziano a festeggiare convinti di assistere ad un’altra vittoria fino a quando, nella seconda metà del Gp, le loro urla di gioia e festa vengono soppiantate da un agghiacciante silenzio:

Michael inizia una rimonta come solo lui sapeva fare e giro dopo giro inizia a recuperare decimi sull’asturiano. Ad ogni passaggio (ero in tribuna ingresso box davanti la chicane prima del rettilineo), all’imbocco della chicane la Ferrari di Schumacher era sempre più vicina alla Renault di Fernando, tanto che sugli spalti la situazione si era completamente ribaltata: gli spagnoli erano “muti” senza bere nemmeno un goccio di vino dalle loro bisacce di cuoio, mentre noi ferraristi urlavamo come matti ad ogni passaggio del Kaiser. Al penultimo giro Michael è negli scarichi di Alonso. Difendendosi dal tedesco, lo spagnolo è costretto ad una staccata a ruote fumanti prima della chicane, per resistere agli attacchi e non cedere la posizione al ferrarista. Con un paio di giri in più sono sicuro che Schumacher avrebbe portato a casa la vittoria.

Il GP alla fine termina con Alonso vincitore, davanti a Michael, Alexander Wurz e una folla di spagnoli che finalmente riprendono a respirare solamente quando l’asturiano taglia il traguardo. A fine gara ci congratulammo come se fossimo stati noi i rispettivi  meccanici, invadendo la pista per andare a festeggiare i nostri beniamini. Questo è il Motorsport. Questa è Imola. Ed io c’ero…


Autore: Vito Quaranta@quaranta_vito

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Vito Quaranta