Formula 1

Luca Del Grosso: Racing Division Manager Imperiale Racing (parte 1)

Luca Del Grosso: Racing Division Manager Imperiale Racing (parte 1)


Imperiale Racing, la squadra corse di Autocarrozzeria Imperiale. Un gruppo di lavoro formato da grandissimi esperti del settore, leader in tutta Europa. Determinazione ed esperienza rendono vincente questo team nelle competizioni GT;protagonista, con le bellissime Lamborghini Huracàn, di grandi vittorie trainate da una passione sportiva senza eguali. Un gruppo dinamico e motivato, dentro e fuori dalla pista, alla continua ricerca dell’eccellenza sportiva. Impostazione di grande livello, procedure e sistemi centralizzati per sicurezza ed ambiente: una realtà della Motor Valley.

Negli undici anni di Dallara,dei quali otto passati tra galleria del vento e CFD, ha lavorato su diverse tipologie di vetture, occupandosi di Prototipi, Formula Uno e Super Car gestendo inoltre, nel reparto stradale ad alte prestazioni, il lavoro su impianti elettrici, elettronica ed engine integration. L’approdo in pista nel 2016 lo lancia verso il mondo delle corse, occupando i ruoli di data performance e race engineer. Senza dimenticare l’esperienza da team leader dello sviluppo DTM Audi. Stiamo parlando di Luca del Grosso, ingegnere aerospaziale attuale team manager di Imperiale Racing e docente del Master Race Engineering di Experis Academy, attore principale della chiacchierata odierna.

La grave pandemia Covid-19 ha colpito la terra all’alba del 2020. Terribile onda d’urto capace di bloccare il mondo intero. Mesi più tardi la ripartenza del Motorsport,applicando strettissimi dettami di sicurezza con l’inevitabile ripercussione economica.

“I protocolli utilizzati sono quelli ufficiali, molto rigorosi, seguendo tutte le norme per combattere la possibile proliferazione del virus, oltre alla necessita di indossare le mascherine dentro e fuori dai box per tutto l’arco della competizione. Senza dubbio, l’impatto maggiore riguarda la presenza delle persone in pista. Il nostro ambiente è sempre alla ricerca di Sponsor e possibilità di realizzare eventi, fondamentali per dare linfa vitale nel nostro ambito. Naturalmente, riducendo pesantemente il numero di persone presenti agli eventi l’indotto è calato notevolmente. Non credo che le ripercussioni future legate alla pandemia si protrarranno troppo a lungo, anche se la tendenza di contrarre i costi lasciando un accesso maggiore per quanto ci riguarda esiste. L’equazione al momento è molto semplice e di facile lettura: meno sponsorizzazioni significa cercare di abbassare i costi.”

Unite da una “legge comune”, GT Italiano e GT Open hanno poco da spartire con la Formula Uno. Sebbene l’esasperazione raggiunta nella massima categoria non abbia eguali, queste due realtà sono entrambe in grado di trainare il grande pubblico offrendo sensazioni inaspettate.

“Il motorsport, dal TCR nazionale alla FormulaUno, è composto da 3 basi principali in ordine di priorità: Politica, Management e Tecnica. Credo che sotto questo punto di vista sia lunica sequenza che ci possa accomunare. Per il resto, possiamo tranquillamente sostenere che si tratti di mondi completamente differenti. In F1 la tecnica risulta esasperata, dove gli uomini creano opere darte ingegneristica. Veri e propri capolavori insomma. Tenendo presente questo aspetto, è facile capire come i costi siano altissimi. Basti pensare che, produrre un’ala anteriore di una monoposto, significa mettere in preventivo una spesa che si aggira attorno ai 150.000 euro. Detto questo, malgrado non siano seguitissime come altre categorie più blasonate, campionati come il GT Italiano o il GT Open sono ambienti molto frequentati nel paddock. È sempre divertente notare lo stupore nel volto delle persone quando, invitate nel garage, prendono parte ad un’ esperienza davvero unica vivendola a pochi metri di distanza.”

Atteggiamenti e modo di pensare possono davvero cambiare le sorti di una categoria. La crescita di un ambiente passa anche attraverso la consapevolezza, utile per creare precedenti in grado di spingere diverse realtà verso la giusta direzione. Non sfruttare appieno il potenziale che altre realtà sanno esaltare, nonostante non abbiano nulla in più per farlo, denota un limite sul quale bisogna lavorare parecchio. 

“Pensare al futuro della nostra categoria non è affatto facile al momento. Visitando il paddock del DTM, scopriamo che paragonarlo a quello della Formula Uno non è affatto sbagliato. È davvero un peccato che questa situazione non si riesca a replicare nel GT Italiano. Purtroppo, è solo un problema di mentalità, visto che le vetture utilizzate nella nostra categoria producono prestazioni davvero altissime. Osservando il contesto europeo notiamo le differenze con facilità, scovando nelle persone una sensazione chiara: si può correre praticamente con qualsiasi cosa… un roll bar, allaccio le cinture e via. Questa percezione, in paesi come Inghilterra e Germania è altissima. Oltretutto, il nostro ambiente è parecchio accessibile. Pur investendo molto, le case automobilistiche non devono affrontare un “ammount” troppo elevato. Se parliamo del parco di vetture GT3 e pensando a Mercedes e Audi ad esempio, scopriamo che le auto hanno costi “abbordabili”. Sebbene le cose stiano poco a poco cambiando,molti piloti, non disponendo di un budget molto grande per approdare in F1, vedono ancora il GT come un ripiego. In realtà, un occhio attento nota facilmente il grande livello attuale del campionato GT World Sprint, non potendo assolutamente etichettare queste categorie come ripiego. D’altro canto, questo è l’ambiente dove le case madri investono di più, potendo aspirare a diventare pilota “factory”.

Gestire la convivenza con diverse categorie in pista: tema fondamentale dal quale trarre vantaggio può risultare spesso determinante. Concentrazione, intelligenza alla guida e studio oculato da parte degli ingegneri, sono le azioni necessarie per spostare l’ago della bilancia dalla propria parte. In questi casi la buona sorte non esiste. Si tratta solamente di realizzare un lavoro migliore degli altri…

“Possiamo definirle come le lamentele che da sempre fanno parte del nostro mondo. Ovviamente non è mai semplice gestire le vetture che procedono a velocità differenti. Molto sta alla malizia del pilota. Quella capacità di adattarsi alle situazioni di traffico che vengono a crearsi in determinati momenti del fine settimana. Momento “clou” del weekend risulta senz’altro il giro di qualifica. Utilizzando il GPS, si cerca di far uscire l’auto nel punto migliore. Sebbene durante la corsa tutto risulti un pò più semplice grazie al sistema di bandiere blu, gestire il traffico resta comunque molto importante e tutt’altro che banale. Essere veloci smarcandosi dalle vetture più lente fa parte delle capacità del pilota, evitando di innervosirsi perdendo concentrazione alla guida. Ricordo con piacere il GT World di Imola, con ben 42 vetture presenti in pista tutte al massimo delle loro prestazioni. Parlando del GT italiano invece, possiamo trovare la Pro, la ProAm e l’AM nel GT3 e poi la ProAm e l’AM del GT4. È inutile girarci attorno… il traffico c’è per tutti. Non credo che la fortuna faccia parte della questione. Più corretto parlare di statistica. Essere quindi più smaliziati nel gestire i doppiati risulterà la mossa vincente capace di fare la differenza. Per essere chiari… saper gestire un sorpasso con un competitor alle spalle, significa scegliere il momento più idoneo per superare mettendo il doppiato tra te e l’inseguitore. In questi casi, il “mestiere” risulta fondamentale…”

Due competizioni automobilistiche distinte ma simili. A sé stanti ma comunque accomunate da diversi fattori. È La fascia, stabilita con criteri territoriali e demografici e capace di rivolgersi ad un programma più ampio di flusso veicolabile, a determinare “lo scarto” fra GT italiano e GT Open International, malgrado l’Italia disponga di scenari paesaggistici decisamente superiori: 

“A livello organizzativo, possiamo dire che, sostanzialmente, le due categorie sono molto simili. La vera differenza consiste dal bacino di raccolta europeo, ovviamente molto più grande di quello nostrano. Ecco perché alcuni piloti preferiscono partecipare al GT Open International, disponendo di una visibilità senz’altro maggiore per gli sponsor. Per il pubblico invece, i circuiti italiani risultano senz’altro meravigliosi. L’ubicazione territoriale al top delle nostre piste, considerando la bellezza del nostro paese, concede la possibilità di visitare capitali nelle vicinanze come Firenze, Roma o Milano. Qualcosa di impensabile in altri paesi.”

Continua…


AutoreAlessandro Arcari – @BerrageizF1

Foto: Imperiale Racing


Luca Del Grosso: Racing Division Manager Imperiale Racing

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Zander Arcari