Analisi on board Vettel-Gp Emilia Romagna: Sebastian contro tutti…
Molte. Anzi troppe. Praticamente una miriade. Vi succede mai di aver talmente tante cose da dire e poche parole adatte per farlo? Beh… a me accade spesso. Forse, semplicemente, non possiedo sufficienti vocaboli da abbinare a tutto quello che mi frulla in testa. Per questa ragione, spesso custodisco gelosamente i miei pensieri. Convinto di non poter esprimere quello che provo con i giusti vocaboli. Chissà se capita anche a Sebastian quando pensa al suo triste epilogo ferrarista. Potrebbe essere un’ipotesi, considerando i suoi grandi silenzi.
Lui, capace di incarnare alla perfezione quelle due paroline spesso pronunciate a sproposito dalla dirigenza italiana, calpestate da una cecità latente che di buono nulla promette per il prossimo futuro. Solo se misurate e sobrie le parole risultano efficaci. Quelle del tedesco, spedite al diretto interessato nella sua lingua madre, mi fanno pensare ad una cosa: chi non vede la sostanza si merita l’apparenza. L’ho sempre pensato pensando a Vettel uomo. E continuerò a farlo pur osservando come la fila dei detrattori a lui dedicata si allunghi.
Analisi on board Vettel-Gp Emilia Romagna: premessa
È inulte fare ipotesi sul possibile risultato. Tantomeno se prendiamo per buone le simulazioni del remote garage Ferrari, disovente troppo inaffidabili. Oggi (domenica ndr.) il risultato non conta. E non contava nemmeno se l’ex caposquadra avesse finalmente potuto stringere tra le mani quello che per una volta gli spettava. D’accordo… la soddisfazione di un buon piazzamento fa sempre comodo. Può alzare il morale. Ma è una gioia fine a se stessa destinata a spegnersi di lì a poco una volta passata l’adrenalina prodotta dal risultato.
Molto più incoraggiante guardare il futuro prossimo con occhi carichi di auspicio. Terminare quest’avventura in maniera dignitosa, magari “ammaestrando” un mezzo meccanico che proprio non fa per te. Riuscirci vorrebbe dire crescere. Professionalmente parlando si intende. Accettando un’imposizione e facendone tesoro. Trasformando in pregio sedere sul sedile di una SF1000.
Analisi on board Vettel-Gp Emilia Romagna: la numero 5
Cambio di tendenza. Ottenere velocità di punta maggiori era lo scopo. Ecco spiegato l’assetto decisamente più scarico scelto dal tedesco rispetto al compagno di squadra (clicca qui per leggere l’analisi on board di Charles), seppur penalizzando la percorrenza in curva (clicca qui per saperne di più). A posteriori, analizzando il buon rendimento della vettura italiana nel primo stint di gara (il secondo trova un no comment alla voce voto), varrebbe davvero la pena tener presente la decisione anche per i prossimi appuntamenti iridati, credo…
Zig zag. Molti e reiterati. Tre o quattro sono i burnout. Il tutto per portare in temperatura le mescole Pirelli a banda gialla. Lavorare sodo per trovare la correlazione tra i due assi, fondamentale per far performare al meglio la vettura nelle primissime fasi di gara. Passa così il giro di formazione di Sebastian.
L’eccezionale stacco frizione permette alla vettura italiana di sopravanzare facilmente Russell. Peccato che la frenata troppo prudente in curva 2 rovini tutto. Stroll lo infila sulla destra, la Williams del britannico sulla sinistra. Pochi secondi ed il canadese va fuori pista in seguito al contatto con Ocon e Vettel recupera una posizione. Il tedesco si sveglia, diventa aggressivo e si getta negli scarichi del talento di “proprietà” Mercedes. Ma la troppa foga lo tradisce. In seguito ad un bloccaggio arriva lungo alla Villeneuve, concedendo il lato destro a Magnussen che lo affianca in accelerazione.
Alla Tosa nessuno dei due ha intenzione di alzare il piede ed il contatto è inevitabile. Sebbene il danese abbia la peggio, l’incontro ravvicinato tra i due provoca una serio danno alla SF1000. Gran parte dell’endplate si stacca. Sebastian se ne rende conto seduta stante. Si apre in radio e chiede un check rapido all’anteriore destra della monoposto, proprio mentre Giovinazzi lo infila alla Piratella approfittando della distrazione.
Il muretto tarda 10 secondi nel dare una risposta precisa: dai nostri dati e da quello che abbiamo visto in TV tutto sembra a posto. Ribadendo lo stesso messaggio il giro successivo dopo un controllo più attento. Non ho affatto idea di quali sensori vengano utilizzati dalla scuderia di Maranello per monitorare le proprie auto (non sono fissati solo sull’ala anteriore quelli che vanno a verificare eventuali problemi su questa parte). Ma sicuramente, non rilevando un danno del genere, non devono essere un granché… proprio come le diottrie degli uomini Ferrari. Detto questo, Sebastian prende atto della comunicazione e torna a concentrarsi sulla guida. Tutto sommato poteva andare peggio. La quindicesima posizione non è certo esaltante, ma comunque la gara prosegue senza ulteriori intoppi.
Al giro 3 Adami si palesa nuovamente in radio, chiedendo di adottare la tecnica del lift and coast per gestire al meglio le temperature del sistema frenante, evidentemente oltre la soglia ottimale. Il giro successivo l’italiano si complimenta per il lavoro svolto, sostenendo che sono 50 i gradi in meno ottenuti. Il tedesco si trova a sandwich tra le due Alfa Romeo Racing oramai da qualche giro, quando viene avvisato che le temperature dei freni sono finalmente rientrate nel range ideale.
Nel frattempo Gasly si ritira per un problema alla power unit. Sebastian viene subito messo al corrente. Ora è quattordicesimo. Tornata 11. Giovinazzi prende la corsia box, lasciando finalmente a Vettel la possibilità di esprimere tutto il suo potenziale. Il lap time del tedesco migliora di parecchio. Abbassando il crono di un secondo abbondante, gira addirittura più veloce del compagno di squadra. Il “sindaco” di Heppenheim si trova ora in dodicesima piazza. Disponendo di un ritmo migliore si lancia all’inseguimento del francese Ocon. Gasato, il ferrarista sta spingendo molto cercando di utilizzare tutta la pista. Prova ne è il il lap time cancellato dalla direzione gara per non aver rispettato i track limits alla Piratella.
Riccardo rende nota la questione, non prima di aver chiesto il primo tyre phase update della gara per gestire al meglio le mescole con la scelta sull’attuale strategia: Plan B. Nelle successive tornate, il soliti gap e laptime occupano le comunicazioni intercettate sul canale della numero 5. Per la prima volta in stagione il ritmo di Sebastian è davvero buono. Le gomme funzionano ed il bilanciamento soddisfa l’ex pilota Red Bull.
L’obbiettivo è quello di girare sul ’20 basso. Approssimativamente 4 chilometri più tardi ancora radio. Ancora Adami. L’italiano si complimenta nuovamente per l’eccellente lavoro, esortando il tedesco a continuare così, aggiornando l’attuale posizione dopo la sosta di Sainz: 5°. Tutto va alla grande, finalmente, con una monoposto che risponde alle esigenze del ferrarista. Gli incubi vissuti nelle precedenti gare sembrano scomparsi. Improvvisamente e senza un motivo apparente. Malgrado la monoposto abbia subito un danno mica da ridere all’ala anteriore. (clicca qui per scoprire perchè il danno non ha compromesso la vettura)
Avvicinandosi al primo terzo di gara arriva il secondo tyre phase update, chiedendo a Seb di continuare a spingere. Vettel si apre in radio manifestando idee chiare sul da farsi: “Tyres are still ok, i’m happy to stay out”. Dieci secondi di riflessione ed il muretto box valuta il Plan C. Mentre Ocon sembra patire una perdita di potenza, il ferrarista continua inarrestabile la sua marcia. Le mescole Medium calzano a perfezione, offrendo alla vettura italiana la possibilità di girare sul ’19 basso, più veloce di Leclerc malgrado i 22 giri in più sugli pneumatici. Ma l’eccessivo ardore agonistico non sempre aiuta. Viaggiare troppo al limite alla Piratella infatti non è cosa buona e l’ingegnere di pista italiano si premura di farlo presente.
I riferimenti continui sui piloti che montano ancora le Pirelli a banda gialla rafforzano la decisione sulla strategia. Vincente, la scelta sta dando i suoi frutti. Alla tornata 29 Sebastian acciuffa la quarta posizione grazie alla sosta di Perez.
Dieci chilometri più tardi Adami si interroga sull’eventuale modifica all’assetto della vettura, lasciando intendere che la sosta si stia avvicinando. Sebbene la configurazione soddisfi i gusti del teutonico, Vettel chiede ugualmente un piccola modifica abbassando di un click l’ala anteriore. Giro 30. I problemi di Ocon si tramutano in disgrazia e la Renault numero 31 è costretta al ritiro. Un pò a sorpresa, la direzione gara decide di optare per la Virtual Safety Car, rimossa dopo nemmeno mezzo minuto.
Ancora nel primo settore, Sebastian non è in grado di sfruttare il regime di doppia bandiera gialla per effettuare una sosta. Nemmeno il tempo di rifletterci su e Riccardo avvisa della pronta ripartenza, chiedendo a Sebastian di attivare l’overtake button evitando di prendere la corsia box. Il rammarico di non aver potuto sfruttare l’occasione per rendere la gara ancor più avvincente resta. Il terzo tyre phase update della corsa ribadisce le buone sensazioni, confermando come gli pneumatici godano ancora di ottima salute. Girare con aria libera significa zero distrazioni. La concentrazione del tedesco aumenta ed il passo gara scende ancora.
Notando una “facilità” alla guida mai vista in stagione, viene chiesto di limare il ritmo ancora di un paio di decimi, cercando di attestarsi sul ‘19.0. Il ferrarista non risponde, limitandosi a centrare l’obbiettivo richiesto. Persino migliorato alla tornata successiva abbassando ulteriormente il crono. Adami continua a “pompare” Vettel complimentandosi, ordinando un cambio di mappatura per accrescere la competitività della vettura aiutandolo nello scopo.
La voglia di dare il massimo aumenta. Dopo un rapido controllo sui dati, il muretto box italiano chiede un ulteriore sforzo al tedesco in ottica gara. Conseguire e mantenere un laptime sul 18.7 significherebbe poter lottare con la vettura di Norris una volta effettuata la sosta. Seb accetta la sfida, spingendo il più possibile prima del cambio gomme.
Passa ancora un minuto e la conversione tra i due si accende. Riccardo esorta il “secondo” pilota Ferrari a utilizzare la “mode box”, avvertendo di fatto della sosta imminente. Vettel chiede lumi sull’utilizzo delle Soft, peccato che dal muretto siano convinti che non si tratti della scelta giusta. Montare la mescola più morbida per i restanti 23 giri sarebbe troppo rischioso. Sicuro di se, il tedesco fa sapere, convinto della sua teoria, che restare in pista non sarebbe affatto un problema. Ma ancora una volta la tesi del ferrarista viene rapidamente smontata, in quanto ritardare la sosta significherebbe perdere la pozione su Norris secondo i calcoli del remote garage. Mentre invece “pittare” collocherebbe la numero 5 tra le due McLaren tenendo dietro il giovane britannico.
Tuttavia Sebastian non è ancora convinto sulla scelta della mescola, sostenendo che affrontare l’ultima fase di gara con i compoud più duri sarà un’impresa ardua, limitando di molto i sorpassi. L’italiano però non transige. Ordina la combo box+Hard e mette fine alla “discussione”.
Disastro credo sia la parola più appropriata in questi casi. L’eccezionale lavoro svolto durante il primo stint con le Medium va a farsi benedire. La leggera indecisione sulla posteriore sinistra viene bissata all’ennesima potenza dal grave problema all’anteriore destra. Collegandomi ad una frase di Binotto esprimo una riflessione: le vetture senza dubbio saranno uguali, ma l’attenzione prestata al tedesco non sembra affatto la stessa. E pensare che secondo l’opinione pubblica dovrebbe essere Sebastian quello demotivato. Che non ci sta con la testa…
I 13,1 secondi impiegati per montate un treno di Hard rispediscono in pista la vettura italiana in tredicesima posizione, persa immediatamente ai danni di Giovinazzi in curva 1. Nonostante l’evidente frustrazione a palate, nessun commento al riguardo viene espresso in radio.
Siamo al giro 42 e Vettel si trova in quattordicesima posizione. Davanti a Latifi, dietro all’Alfa Romeo Racing numero 99. Oltre ai soliti laptime, viene chiesto al teutonico di agire su di una mappatura secondaria riguardante il sistema frenante dell’asse posteriore, nel chiaro tentativo di portare in temperature le posteriori ancora “fredde”.
Vettel dimostra di non aver minimamente perso determinazione, infilando all’esterno di curva 1 Giovinazzi con una mossa molto convincente. Dopo aver ristabilito il criterio sulla mappatura secondaria riguardante i freni, il futuro pilota Aston Martin deve necessariamente lasciar strada a sua maestà quasi sette volte campione del mondo Lewis Hamilton. Doppiata, la numero 5 si lancia all’inseguimento di George Russell, autore di una buona gara considerando il mezzo a disposizione. Mentre la corsa scorre inesorabile, un’ulteriore riflessione va fatta. Kimi, partito con le stesse mescole di Vettel, entra ai box “solamente” al giro 49 tornando in pista giusto davanti a Sebastian. Montando peraltro le Soft proprio come avverrebbe voluto Vettel, dimostrando che la scelta ipotizzata dal ferrarista era quella corretta. Vorrei tanto sapere che pensano al riguardo i cosiddetti “strateghi” Ferrari. Capeggiati dall’intoccabile, indiscutibile ed imperturbabile ingegnere spagnolo Iñaki Rueda.
Tornata 52. La foratura sulla RB16 di Vertappen alla posteriore destra causa il ritiro dell’olandese, provocando peraltro l’ingesso della Safety Car. Proprio in quel momento Sebastian sta transitando nei pressi dell’ingresso pit lane. Avvisato di restare fuori il tedesco si apre in radio chiedendo se sono sicuri della scelta, facendo sapere che la corsia box è ancora a portata di mano.
Adami però ribadisce fermamente la decisione. Il ferrarista non sembra essere troppo d’accordo, convinto che l’occasione per montare le Soft fosse ghiotta. Dopo le spiegazioni legate al ritiro della Red Bull numero 33, viene chiesto a Sebastian di cambiare il bilanciamento in frenata, concentrandosi nel gestire al meglio le temperature dell’asse anteriore. Inspiegabilmente (una spiegazione ci sarebbe ma forse è meglio non darla) le certezze strategiche agitate con forza dal muretto Ferrari crollano mezzo giro più tardi quando, con grande nonchalance, Vettel viene richiamato ai box.
L’ingegnere italiano chiede info sull’eventuale modifica al flap anteriore. Considerando che l’utilizzo delle Soft favorirà il posteriore, il quattro volte campione del mondo chiede di alzare di un click l’ala anteriore per i restanti dieci giri, sottolineando come avesse chiesto questa mescola già in precedenza. Senza fiato sul collo, il pit stop della Ferrari scivola via liscio senza intoppi. Quindicesima è la posizione della numero 5 una volta rientrata in pista.
Di lì a poco Bernd Mayländer si vede costretto agli straordinari. L’incidente di Russell sottolinea l’inesperienza del giovane britannico, obbligando ad un lavoro extra i commissari. Vettel viene subito avvisato, sollecitato ancora una volta nell’amministrare al meglio le “benedette” temperature dell’asse anteriore. Dopo un paio di tornate, arriva l’ordine di sdoppiarsi per Sebastian. Il tedesco si lascia alle spalle la Mercedes di Hamilton passando alla “mode race”, affrettandosi per raggiungere la coda del gruppo.
Giunto alle Acque Minerali a velocità molto elevata, si trova i Marshall a pochi metri impegnati nel ripulire il tracciato. D’immediato si apre in radio comunicando di avvisare la direzione gara: la posizione dei commissari dentro la pista è decisamente troppo pericolosa. Poco a poco il gruppo si compatta e la Safety Car prende la via dei box. Quando mancano 6 tornate alla fine, Sebastian occupa la quattordicesima piazza. Pronti via ed il tedesco ci prova all’esterno di curva 1 su Grosjean, abile nel difendere la posizione.
L’estrema vicinanza alla Haas del francese (3-4) provoca l’innalzamento delle temperature dei freni anteriori portandole alla stelle. Sebbene un paio di chilometri più tardi la situazione inizi a migliorare, Adami chiede ancora un po’ di pazienza al ferrarista, costretto a praticare la tecnica del lift and coast e impedito nello sferrare l’attacco a Grosjean. Di fatto la corsa finisce qui. L’ultimo Gran Premio in Italia, a bordo di una vettura italiana, si conclude in amarezza per Vettel.
Addossare le colpe di un risultato farlocco su meccanici e muretto box risulterebbe tremendamente onesto, soprattutto considerando la “gara contro tutti” del ferrarista. Credo di essermi espresso in più di un’occasione su Sebastian uomo. Ancora oggi, nel preambolo dell’articolo. Nel team radio di Imola c’è tutta l’essenza dell’uomo, prima che del pilota…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Foto: F1 TV
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