Hamilton e Mercedes: simbiosi perfetta
Hamilton e l’eccellenza. Qualcosa di scontato, di appurato, di universalmente riconosciuto. E non soltanto in virtù dell’arrivo del settimo titolo. Lewis è unico perché conserva la ferocia e la tenacia del cannibale, unita a un rigorosissimo percorso fatto di dedizione e di impegno. Genio e perfezione nel disegnare la velocità, studio e precisione nell’approccio al lavoro. Un pilota completo, sotto ogni aspetto. Infallibile in pista, prezioso nel rapportarsi con il team. Implacabile con gli avversari, entusiasmante come un’eroe, pragmatico al pari di un calcolatore.
La lunga marcia verso il settimo sigillo inizia da lontano, da un’affinità perfetta con la squadra e dalla propensione a esigere sempre il massimo, in ogni settore e in ogni situazione. La guida di Niki Lauda e l’esempio di Michael Schumacher hanno forgiato la mentalità di Hamilton, che ha compreso il vero significato di essere un campione, dentro e fuori dalla vettura. Onori e oneri, come si usa dire. Ma per Lewis, in realtà, si tratta di uno stile di vita, che forse ha sempre fatto parte del suo modo di essere.
“Per quanto riguarda il mio contributo allo sviluppo della vettura, nel corso degli ultimi anni ho spesso pensato a Michael e a ciò che è riuscito a fare. Non è facile coglierlo dall’esterno e inizialmente non lo capivo neppure io. Vedevo una macchina estremamente competitiva e Schumacher che vinceva. Ora posso comprendere meglio ciò che ha fatto, capisco che cosa significa fare parte di un team ed esserne il timone, avere a disposizione un gruppo solido di ingegneri bravi e appassionati. In termini di sviluppo delle vetture e delle decisioni da assumere e dalle direzioni da prendere al fine di progredire, il pilota ha un ruolo davvero importante. Quindi posso affermare di essere molto orgoglioso per aver dato il mio contributo.”
Un lavoro concreto e molto importante, sebbene venga svolto ‘nell’ombra’. Ma la Formula uno è anche questo. Lontana dai sussulti che fanno palpitare i tifosi, dalle schermaglie in pista, dai memorabili sorpassi e dai trionfali successi, c’è un lavoro meticoloso e silenzioso che è giusto rivendicare. Riunioni da remoto, come il nuovo corso dovuto alla pandemia impone, confronto con il reparto aerodinamico, frequenti visite alla galleria del vento. La chiave del successo è rappresentata da una costante interazione e un confronto propositivo tra tutti i membri del team. Hamilton in Mercedes chiede chiarimenti, propone, suggerisce. E viene ascoltato.
“Ho sempre preferito un avantreno particolarmente preciso, ma esiste una limitazione imposta dagli pneumatici. Per quanto concerne il bilanciamento meccanico però la possibilità d’intervento è ridotta, in quanto poi subentrano problemi di saturazione e di degrado termico. La scorsa stagione la nostra vettura era decisamente forte al posteriore. questo causava però un comportamento sottosterzante impossibile da eliminare del tutto. Così, grazie al bilanciamento aerodinamico, abbiamo fatto delle modifiche sulla monoposto del 2020 e ora abbiamo angoli di sterzo e di imbardata che funzionano al meglio.”
In Mercedes si lavora duro e ogni occasione viene trasformata in un’opportunità. Durante il lungo stop causato dal lockdown ci si è concentrati sull’analisi delle prestazioni in qualifica, focalizzandosi sulla migliore comprensione dell’utilizzo degli pneumatici. Hamilton ha offerto il proprio contributo, in termini di impegno e di tempo, andando a cementare un rapporto già ottimo con il team. L’impegno è frutto di una collaborazione reciproca che porta a risultati ottimali. Confronto costruttivo e coesione paiono essere il segreto del successo delle Frecce Nere. Lewis ci tiene particolarmente a sottolineare un aspetto:
“Questo ruolo non è alla portata di tutti i piloti semplicemente perché non viene loro concesso da parte di tutte le squadre. Quando ero in McLaren facevano quello che volevano e gli ingegneri erano convinti sempre e comunque di saperne più del pilota. Spesso non si sentivano a proprio agio nell’ascoltare l’opinione di chi guidava la monoposto. Invece, quando sono arrivato in Mercedes questo aspetto è stata una delle novità che ho apprezzato maggiormente.”
Hamilton si rivela particolarmente critico riguardo al modus operandi sperimentato in McLaren, ricordando quanto poco le sue idee e le sue perplessità venissero praticamente ignorate. In particolare Lewis si riferisce all’aspetto delle gomme, evidenziando quanto gli scambi di idee avuti con Mercedes abbiano successivamente aiutato nel mettere a punto l’equilibrio perfetto.
“Arrivato in Mercedes ho richiesto di poter provare delle novità che potessero essere funzionali alla gestione della gomma e che riguardavano aspetti quali setup oppure pacchetti aerodinamici. Ho esercitato molta pressione sulla squadra. Dopo il 2014 abbiamo progressivamente spostato molti parametri. Io chiedevo e gli ingegneri verificavano i risultati nelle simulazioni. A volte ho avuto ragione e altre no, ma accetto tranquillamente di sbagliare poiché fa parte dell’apprendimento. Questo processo ci ha portati a pensare fuori dagli schemi, a sperimentare cose differenti, magari mai prese in considerazione prima di allora. Ma quando si riesce a fare un passo avanti si ha la conferma che vale la pena percorrere nuove strade.”
La capacità di ascoltare unita alla forza di osare, di intraprendere una nuova direzione. Un approccio differente e vincente fatto di apertura mentale e di fiducia. Crescere insieme. Questo è ciò che hanno fatto Lewis Hamilton e la Mercedes, sperimentando una simbiosi perfetta in grado di esaltare entrambe le parti. Un processo lungo e fecondo che li ha portati al vertice stimolandoli vicendevolmente. Carattere e idee, precisione e passione. Perché un ciclo vincente non nasce mai per caso. E dietro a un dominio schiacciante non si nasconde una dittatura e neppure la paura di sbagliare. Solo una democratica condivisione e la propensione all’ardire.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Mercedes– Formula Uno