Hamilton: “Non capisco perché le altre squadre si ostinino a non copiarci”
Che la Mercedes negli ultimi anni abbia basato i suoi successi sulla scelta di puntare su una vettura dal passo lungo, rake ‘inesistente’ e muso stretto è un po’ il segreto di pulcinella. Generalmente, soprattutto in uno sport così competitivo come quello della Formula Uno, ci si attenderebbe che, vedendo una squadra così dominante, qualche team provi ad abbandonare la propria filosofia e cercare di raggiungere i campioni del mondo, rubandogli l’idea e provando anche a fare un lavoro migliore. Stranamente però, fatta eccezione per la Racing Point, nessuno ha voluto adeguarsi esattamente al loro concetti. Insieme alla RP20, la W11 è ancora l’unica ad utilizzare degli angoli di inclinazione del fondo davvero molto bassi rispetto alla concorrenza. Qualcuno ha scelto di adottare il concetto del muso stretto, ma ancora nessuno ha deciso di allungare il passo della propria vettura.
Dinamiche trovate strane anche dal fresco campione del mondo 2020, Lewis Hamilton, che secondo quanto riportato da ‘Autosport.com’ ha commentato: “Sinceramente trovo sorprendente vedere le altre squadre proseguire con perseveranza sulla strada da loro scelta. Noi ad esempio, è dal 2017 che vinciamo campionati con una vettura che è sempre stata tra quelle aventi il passo più lungo all’interno del Paddock. Lo scorso anno, ad esempio, la nostra era la monoposto più lunga in assoluto. Per me è stata una sorpresa quest’anno vedere che tutti erano rimasti fermi nelle loro decisioni ed abbiano continuato a sviluppare dei concetti basati su una monoposto più corta”. Dubbi leciti quelli del britannico, anche se ammette come ci sia voluto un gran lavoro da parte del team prima di riuscire a portare in pista una vettura che si comportasse esattamente come richiesto dai piloti.
“Uno dei vantaggi (dati dal passo lungo) sul quale poter contare è sicuramente la grande deportanza che si riesce ad ottenere, tuttavia il tutto va a scapito dell’agilità” ha proseguito Hamilton andando a spiegare il processo che ha portato ad una W11 nettamente migliore rispetto alla sua progenitrice. “Nel 2019 la nostra vettura andava alla grande nelle curve a medio-alta velocità, ma eravamo carenti in quelle lente. Non riuscivamo a farla girare come volevamo. Sin dai test invernali di quest’anno abbiamo iniziato a lavorarci su, perché W10 e W11 erano molto simili sotto questo aspetto. Mi sono posto subito alcune sfide. Ne ho parlato con il team e insieme abbiamo cercato di cambiare la vettura in termini di impostazioni e devo dire che le cose sono migliorate. Difficile dire quanto in termini di tempo sul giro, ma sicuramente i problemi visti l’anno scorso nelle curve lente sono spariti”.
Nonostante la Mercedes in questi anni sia sempre stata tra le vetture migliori per quanto riguarda la gestione degli pneumatici, era lo scarso grip che si riusciva ad ottenere all’anteriore uno dei maggiori difetti della W10. Cosa che può sembrare strana, ma su cui Lewis va a fare una profonda delucidazione: “Nel corso della mia carriera ho sempre preferito avere un avantreno più stabile, ma queste gomme non lo permettono. Il grip pone dei limiti, sia per quanto riguarda l’anteriore che per il posteriore. Ci sono dei valori di pressione da rispettare, c’è il degrado termico e ci sono solo dei piccoli accorgimenti che puoi prendere intervenendo sul bilanciamento per influenzare una o l’altra estremità della vettura… ma è come un’altalena”.
“La W10 era una vettura che aveva un posteriore in grado di generare molto grip, ma soffrivamo tanto sottosterzo all’anteriore” chiosa Hamilton portando avanti l’analisi del problema. “Non c’era modo di recuperare aderenza e non importava quanto ci fossimo spostati con la meccanica verso il posteriore, era una noia a cui era impossibile trovare rimedio. Quest’anno abbiamo apportato alcune modifiche. Abbiamo deciso di intervenire attraverso il bilanciamento aerodinamico. Arrivare a capire quale fosse il giusto compromesso è stato un processo lungo: non è una cosa che si può cambiare a proprio piacimento”. Ovviamente l’aerodinamica della vettura fa parte di tutto un processo che punta all’optimum dell’efficienza della vettura. Come è facilmente intuibile, non si può andare a cambiare un bardgeboard o incidenza dei flap per avere il comportamento desiderato.
Questo non fa altro che mettere in evidenza il grande lavoro di crescita condotto dal team in questi anni e come sia risultato impossibile da contrastare nel corso dell’era turbo-ibrida. “Durante l’inverno siamo riusciti a spostare il bilanciamento aerodinamico verso il posteriore e questo ha fatto sì che la vettura si comportasse in modo differente” conclude Hamilton fornendo i risultati derivanti da questo lungo processo. “Gli angoli di imbardata e sterzata a quel punto erano diversi. Ciò ci ha permesso di risolvere il problema, ora l’auto sta funzionando molto meglio”.
Ovviamente Lewis Hamilton la fa facile. Forte anche dei titoli conquistati, utilizza queste dichiarazioni anche come fossero una sorta di ‘sfottò’ (passatemi il termine) per il lavoro altrui. Possiamo capire già dalle parole del campione britannico però, le ragioni per cui gli avversari sono restii a degli stravolgimenti netti ora che il regolamento è diventato abbastanza stabile. Cambiare concetto, e seguire le orme dei campioni del mondo non è sinonimo di vittoria assicurata. Serve tempo prima di raggiungere l’optimum in tutte le aree. Cosa che nemmeno la Mercedes è ancora riuscita a fare, nonostante le innumerevoli vittorie, pole e record ottenuti…
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
Foto: Mercedes – F1