Formula 1

Vettel: dalla pioggia all’arcobaleno

Vettel: dalla pioggia all’arcobaleno


C’era una volta una città d’oro, avvolta dal sole caldo del tramonto, illuminata dai bagliori del suo riverbero nella distesa incantata del mare. Una città grande e viva, brulicante e chiassosa, dove i ritmi frenetici venivano cadenzati e stemperati dal canto sacrale dei muezzin. Minareti preziosi come fili di perle facevano da contraltare a vicoli trasandati come spaghi rotti, singhiozzi malati in abito di povertà e terrore. La porta d’oriente si è allargata nel corso degli anni, le case si sono estese come abbracci verso il continente asiatico. Suggestione e modernità hanno imparato a convivere senza nulla togliere all’anima di una metropoli dalle mille vite.

C’era una volta un circuito, relativamente nuovo: 15 anni appena. Le sue curve non andavano ad accarezzare le onde del Bosforo, preferendo adagiarsi ricalcando il suolo sinuoso e collinare della nuova Istanbul. Nessun alba scarlatta, nessun crepuscolo arancio a salutare un sole di zafferano. Solo l’ocra bruciata della terra nelle linee che disegnavano il profilo dell’autodromo e la sagoma di qualche montagna dal sapore d’ignoto. C’era una volta un pilota che era poco più di un bambino, sguardo scanzonato, determinazione infinita. Come un principe delle favole, con tanto di chioma bionda e abito blu, ha portato i suoi destrieri alla conquista di un mirabolante poker mondiale. Poi ha cambiato mantello, decidendo di cimentarsi in una ben più ardua battaglia, nella quale ha raccolto gloriosi trionfi, ma anche cocenti sconfitte.

Istanbul Park

La stagione in corso è stata quella più sfiancante, funestata da tante frustrazioni e dall’assenza di successi. Il principe azzurro nel corso degli anni si è fatto uomo, poi capitano. Ha accettato di guidare una guarnigione allo sbando, facendosi carico degli errori e degli orrori, mettendosi in discussione nonostante i dissapori, mettendo a tacere l’orgoglio e dimostrando lealtà imperitura ai sovrani. Istanbul rappresentava il quartultimo atto della commedia. Dopodiché sarebbero arrivate nuove sfide, nuovi colori, nuove motivazioni. Ma Sebastian Vettel ancora non aveva lasciato il suo segno nell’anno senza sorrisi, dominato da bocche cucite e da volti celati dagli elmi. Protezioni necessarie per combattere il virus, ma anche per nascondere sempre abbondanti prove di meschinità.

L’aurea tiara della fu Costantinopoli, nel corso del weekend, è stata sostituita dalla corona ferrea di nuvole plumbee, foriere di temporali e di pioggia battente. Pioggia che inonda un circuito scivoloso e scuro, riasfaltato per l’occasione di un atteso ritorno. Piloti in guisa di ballerini si ritrovano a far danzare monoposto traballanti, abili a compiere piroette più o meno coordinate, con esiti variabili tra movimenti sgraziati o disastrosi. In simili condizioni servono esperienza, sangue freddo e una calcolata attitudine a evitare il rischio. Al venerdì Hamilton si risparmia, fiducioso com’è di trovare ugualmente il feeling come d’abitudine. Le Ferrari, invece, regalano tenui barlumi di speranza. In realtà illusioni, pronte a mutare, come spesso accade, in delusioni.

Sebastian Vettel in azione a Istanbul

Vettel è molto concentrato, ma non basta. La qualifica racconta una storia da dimenticare, l’ennesima. La Ferrari non consente altro che una deprimente resa in Q2 per entrambe le vetture, mentre lassù, ai piani alti, per una volta si vedono facce nuove. Lo splendido casco con l’arcobaleno prenderà il via da un’anonima dodicesima posizione, che non rende giustizia né al pilota, né all’importante messaggio di uguaglianza che, coraggiosamente, ha portato in griglia. Sebastian, come nel suo stile, si esprime poco, ma, quando lo fa, si affida alla concretezza dei fatti, che da sempre valgono più di tante parole.

Fatti dunque. Come la sua partenza fenomenale, un’equazione risolta grazie a grinta e ragione miscelate in maniera minuziosa. Start in seconda marcia, avvio perfetto che permette in prima battuta di superare ben quattro monoposto. Mentre altri piloti si piantano in pista, Vettel trova una sintonia eccezionale con la vettura, che gli consente di compiere un primo giro sbalorditivo. Incredibilmente Sebastian riesce a risalire in terza posizione. Laddove altri sbagliano, lui riesce ad essere implacabile. La triste e ingrata solfa del pilota propenso ad errare, demotivato e distratto, alle prese con debolezze e fantasmi, si trasforma in una marcia trionfale a suon di elogi. Una tardiva inversione di tendenza, una captatio benevolentiae in extremis, troppo debole per convincere chi, al contrario di tanta stampa, è sempre stato convinto delle capacità del tedesco.

Sebastian Vettel, SF1000, Gp Turchia 2020

Vettel viene incensato, addirittura insignito del titolo di eroe del giorno. Protagonista nella domenica che sancisce il settimo sigillo di Hamilton. Acclamato ‘driver of the day‘, Sebastian dimostra che lui c’è e c’è sempre stato, a dispetto dei detrattori e degli imbonitori. Il ragazzo di Heppenheim, salito su una Ferrari con l’intento di riportarla in vetta, con un misto di reverenza e di commozione, ora come ora può fare ben poco per il Cavallino del suo cuore. Continuerà ad esserne tifoso, pur da avversario. Ma soprattutto ci lascerà in eredità gare come questa, in cui il suo talento cristallino emerge e sommerge i più attesi. Nelle condizioni difficili Vettel si esalta e ci esalta, non smettendo di credere mai a quel sogno lontano. Seb si batte fino all’ultima curva, carpendo il primo podio dell’anno in una rocambolesca rincorsa frutto di fiducia e tenacia.

Il trofeo di Sebastian Vettel ottenuto al Gran Premio di Turchia 2020

Spiace per Charles Leclerc, beffato sul finale, castigato da un piccolo eccesso d’irruenza. Ma oggi il sole di Istanbul doveva illuminare gli occhi di Seb, irradiando con pagliuzze d’oro lo sguardo blu, finalmente diretto verso l’alto, a godere di un piccolo traguardo raggiunto. E amichevolmente indirizzato verso il basso, in un ideale abbraccio nei confronti del popolo rosso, che ha condiviso con lui la grande avventura. Un risultato per accomiatarsi, per congedarsi, per rendersi indimenticabile. Con buona pace di chi lo applaude a denti stretti parlando di regolarità. Perché Vettel oggi è eccezione ed emozione. Grande come sempre, inarrestabile come non mai.


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Ferrari – Formula Uno

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Veronica Vesco