Wolff aiuta Red Bull: sí al congelamento dei propulsori
Siamo tutti a conoscenza della situazione in cui versa il team Red Bull in questo momento. Con l’addio di Honda (che avverrà a fine 2021, ne parliamo qui), la squadra di Dietrich Mateschitz si trova a dover valutare bene le opzioni presenti sul tavolo prima di prendere una decisione che potrebbe persino causarle qualche grattacapo in futuro. Di scendere a patti e diventare così cliente di un motorista tra Mercedes, Ferrari e Renault, Helmut Marko (consigliere e portavoce del team austriaco) non ne vuole proprio sapere. Farlo significherebbe ritrovarsi in una condizione di svantaggio rispetto al proprio fornitore e Red Bull questo non può accettarlo.
L’unico costruttore che negli ultimi anni è sembrato disposto anche a dover rincorrere il proprio cliente è Renault. Una tradizione che dura sin dai tempi della Red Bull e portata avanti anche quest’anno con McLaren, squadra con cui la casa della losanga si ritrova in lotta per il terzo posto. Tuttavia, sappiamo come i rapporti tra la casa francese e quella austriaca siano ben lungi dall’essere amichevoli, dopo le modalità con cui è avvenuta la separazione maturata nel 2016 e conclusasi definitivamente nel 2018 mettendo la parola fine ad un periodo di convivenza decisamente forzata.
Per questo in Red Bull si sta pensando di impossessarsi del Know-how Honda per poter subentrare come motorista a partire dalla stagione 2022. Ovviamente, prima di poter avviare il processo di adeguamento anche delle strutture a Milton Keynes, il team vuole delle rassicurazioni esigendo che i propulsori restino bloccati per un periodo di tempo piuttosto ragionevole (se ne parlava anche qui). Il congelamento però non piace affatto a Renault e Ferrari (i costruttori più indietro al momento), mentre non dispiacerebbe a Mercedes, che avendo il primato in questo settore, ne risulterebbe avvantaggiato.
Ma andiamo a conoscere più nel dettaglio quello che è il pensiero di Toto Wolff (team principal di Stoccarda) a cui pare, stia tanto a cuore il destino dei rivali: “La Red Bull non è solamente una squadra di corse, ma una squadra di corse di grande successo: una società ingegneristica importante. Sembra che la Honda abbia fatto un buon lavoro con gli aggiornamenti al propulsore quest’anno. In più ci sono alcune cose buone in cantiere. Il prossimo anno li avremo ancora con noi all’interno del paddock e sono sicuro che daranno tutto per avere successo in campionato. Ecco perché penso che Red Bull possa avere successo nella gestione e nello sviluppo dell’unità di potenza Honda” riporta il sito ‘Autosport’.
Su questo non ci piove. Red Bull ha dimostrato dal suo ingresso nel campionato fino ad oggi, di non effettuare mai passi più lunghi della gamba. Quindi se deciderà di entrare a far parte della ‘ristretta’ cerchia di costruttori sicuramente è perché pensa di poter riuscire a mantenere il livello di forza mostrato nel 2020, se non addirittura migliorarlo. “Tuttavia” continua Wolff, “guardando a medio termine, l’attenzione di tutti noi, presto si sposterà su un nuovo concetto di motore che potrebbe essere introdotto già nel 2024 o nel 2025”. Cosa che la casa austriaca non accetterebbe mai da motorista.
Il perché viene presto spiegato dal team principal Mercedes nelle prossime righe: “Penso che per loro tornare allo stato di cliente non sia qualcosa a cui sono molto interessati. Credo davvero che la Honda abbia fatto un ottimo lavoro, e ci sono prestazioni in cantiere che danno fiducia alla Red Bull. Allo stesso tempo, però capisco che non vogliano diventare motoristi e dover affrontare una guerra finanziaria per lo sviluppo delle power unit”. Oltre che una battaglia sul fronte degli investimenti, gli uomini di Milton Keynes, già chiamati a compiere uno sforzo disumano per apprendere quanto fatto dalla Honda sino a questo momento, sarebbero costretti dopo poco tempo a dover progettare una nuova unità di potenza o svilupparla in modo del tutto autonomo. Uno scenario impensabile.
A quel punto, assumere personale competente (cosa anche difficile da fare con l’introduzione del budget cap) potrebbe non bastare. I risultati della Honda ne sno la prova. Entrata in F1 nel 2015 ad equipaggiare la McLaren, i primi risultati sono iniziati ad arrivare soltanto nel 2018 nel momento in cui si è andati a fornire Toro Rosso. Per questo Red Bull spinge sul congelamento dei motori. La paura di dover affrontare un cambio regolamentare e di non riuscire a gestire la nuova sfida è troppo grande. Per questa ragione ha bisogno di opportune rassicurazioni.
Fronte sul quale, come dicevamo in precedenza, gli austriaci possono contare sull’appoggio di Wolff: “Il congelamento delle power unit è una proposta sensata che vorrei sostenere. Penso che la Red Bull sia un marchio estremamente importante per la Formula 1. Dovremmo fare di tutto per mantenere le due squadre (anche AlphaTauri) all’interno del campionato e aiutarle imponendo fondamentalmente uno stato di lavoro comune”.
Parole non dette a caso quelle del team principal Mercedes. I vertici Red Bull sono stati già molto categorici in questo: o si va verso il blocco regolamentare o saranno pronti ad uscire dalla competizione. Con la casa di Stoccarda a favore, ma con Renault e Ferrari contrari, potrebbero volerci settimane prima di arrivare ad una decisione che metta tutti d’accordo. Intanto il tempo stringe. Red Bull ha effettivamente un anno per mettersi in linea con il lavoro svolto dagli altri costruttori e ogni giorno che passa in chiacchiere è un giorno tolto all’adeguamento della struttura e all’apprendimento dei tecnici. Ecco perché c’è anche una certa fretta…
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
Foto: Mercedes – Honda – F1