Formula 1

Vettel: un addio da spettatore

Vettel: un addio da spettatore


Vettel e la Ferrari: un matrimonio senza eredi, un’unione compromessa, una favola senza lieto fine. Nulla di nuovo sotto la luna dell’Outer track di Sakhir. Dopo il podio della rinascita arriva un weekend da spettatore, senza neppure il premio di consolazione di un traguardo a punti. Eccolo il Cavallino senza biada e senz’acqua, alla ricerca di un’oasi nel deserto e incapace di fare scorte di liquidi in vista dei tempi peggiori. Niente cammello né dromedario, solo il calvario di un’altra gara da comprimari, nonostante il miraggio offerto da Leclerc in qualifica. Perché nulla, allo stato attuale delle cose, può illudere o deludere. La Rossa del 2020 non crea aspettative, non alimenta attese; piuttosto resta in disparte a guardare la danza degli altri, il ballo dei debuttanti, le sorprese dei reietti.

Sebastian Vettel, Scuderia Ferrari

Il Bahrain è la terra dell’impossibile e dell’imprevisto. Regala sogni poi tarpa le ali, seduce e conduce verso il frutto proibito di un desiderio cullato a lungo, di un riscatto, di un tempo dell’assurdo. Quasi ci riesce descrivendo una trama sorprendente, che ci priva del campione designato, in favore di un esordiente che non conosce timori. George Russell, novella cenerentola al contrario, costretto a calzare scarpette di cristallo troppo piccine e una monoposto angusta, pur di incontrare la gloria principesca. E Sergio Perez, con un piede fuori dal circus, chiamato a ribadire una volta per tutte il suo talento caparbio, che si nutre di rabbia e di orgoglio.

George Russell all’interno della W11 di Lewis Hamilton

Volano tutti nella notte del deserto, assecondando un circuito corto e veloce, fatto apposta per scaricare adrenalina. Vola anche chi non può, chi ha le ali tarpate da auto inadeguate o dalla pressione di ben figurare alla prima uscita. Storie di giovani campioni, nomi altisonanti o sconosciuti. Fittipaldi, Aitken: promesse che si giocano un posto al sole nella loro comparsa sotto alle stelle. E poi ancora i soliti noti, costretti a sgomitare senza posa, inutilmente, per veleggiare nell’anonimato. Vettel, Raikkonen, Magnussen, Giovinazzi. Grintosi a sprazzi, annoiati o sfiduciati: prigionieri di vetture meste e arrendevoli, che nulla possono, tranne alzare bandiera bianca.

In casa Ferrari va di male in peggio. Leclerc butta tutto nella foga, mai doma, di cercare un varco impossibile. Vanificando il capolavoro del sabato, o forse chissà, per non vederlo svilito, tradito dall’impossibilità di tenere fede a quella sfolgorante promessa. Vettel resiste nella terra di nessuno, troppo debole per difendersi, troppo poco attrezzato per attaccare. (Per rivivere le peripezie di Seb clicca qui) La brutta esecuzione di una partitura mediocre, condita dalla classica comica del pit-stop, passato in sordina solo grazie alle assurde e incredibili sviste dell’armata teutonica, capaci di tenere banco e di calamitare l’attenzione dei più.

Gp Sakhir 2020: l’incidente che ha visto coinvolti Charles Leclerc, Max vertappen e Sergio Perez

Dunque Vettel, dicevamo. Lasciato in alto mare, alla deriva, in balia di una zattera che difficilmente potrà portarlo a destinazione, sia essa la zona punti o quella che riteneva essere casa. Già, perché Sebastian se ne sta andando. Niente più Rossa nel suo futuro, ma una nuova sfida che ha il potere di rianimarlo dopo un amore finito nel peggiore dei modi. Ci è voluto tempo per metabolizzare la fine del rapporto, per digerire quel fulmine a ciel sereno rappresentato dalla telefonata di Binotto. Vettel ammette di essere rimasto spaesato, per via di quella decisione improvvisa “venuta da chissà dove“. Confuso, prima ancora che deluso. Ma abbastanza adulto da accettare i fatti senza rancore, nonostante la piega imprevista.

Quando Mattia mi ha chiamato ho capito, dal tono della sua voce, che non avrei potuto fare nulla per indurlo a cambiare idea. Non ci sarebbe stato verso di convincerlo“. Poche e misurate le parole di Sebastian, che, al solito, riescono a centrare perfettamente il punto. Era finita, senza possibilità di appello. Un anno da separati in casa, giusto per acuire il magone di un rapporto andato alle ortiche. E una vettura scandalosamente al di sotto delle aspettative, con la quale affrontare l’ultima parte di una luna di miele ormai profanata.

Sebastian Vettel festeggia il terzo posto sul podio della Turchia

Ancora pochi giorni prima dei saluti. Domenica, ad Abu Dhabi, si consumerà l’ultimo atto della lunga storia del campione tedesco a Maranello. I ricordi, sempre vivi, rifulgono senza temere l’ombra della polvere o la ruggine della discordia. La Scuderia Ferrari corre ai ripari, con una sorta di pentimento fin troppo tardivo, e celebra a mezzo social le gesta dell’uomo che l’ha abbracciata e sostenuta nel corso di questi anni. Un tributo costellato di immagini che rincarano la già pesante dose di amaro in bocca, per quanto poteva essere e non è stato, per tutto il bello troppo presto accantonato.

Sebastian Vettel cammina lungo il Red Bull Ring assieme a tecnici ed ingegneri

Ma Vettel è capace di guardare oltre e sostiene di non avere rimpianti riguardo alle stagioni trascorse con la Rossa. Ha amato l’atmosfera dei box, sempre la stessa, nonostante gli avvicendamenti che si sono susseguiti ai piani alti. E confessa che, della Ferrari, gli mancherà “la passione che viene da questo marchio, le amicizie strette in questi anni“. Sebastian saluta con una carezza delicata, che attinge alla nostalgia, che rifugge il distacco. Non cerca e non chiede attenzione o giustizia, solo un’altra occasione per dimostrare quanto il suo amore rimanga smisurato, perfino nell’addio.


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Ferrari – Formula Uno

Condividi
Pubblicato da
Veronica Vesco