Formula 1

Il rinnovo di Hamilton è un mistero degno di X-Files

Fox Mulder e Dana Scully avrebbero aperto un fascicolo da protocollare nei famosi X-Files. Di cosa parliamo? Ovviamente del rinnovo contrattuale di Lewis Hamilton che, oggi tredici gennaio, non è ancora stato decretato. Il sette volte campione del mondo, il pilota più vincente di sempre, è formalmente a spasso, svincolato da ogni impegno. Una situazione oggettivamente anomala tanto più che la cosa investe la scuderia che fa man bassa di trofei da quando i motori turbo-ibridi hanno emesso il primo vagito. Gli elementi per una puntata della gloriosa serie tv ci sarebbero tutti, ma bisogna essere pragmatici ed analitici e cercare di comprendere cosa si cela dietro questa estenuante – ed incomprensibile – procrastinazione contrattuale.

Che ci siano delle frizioni o delle questioni non marginali da appianare è un fatto ormai innegabile. È la tempistica a dirlo. Hamilton, nell’arco della sua carriera, ha rinnovato i contratti al massimo dopo la pausa estiva. E questo è ciò che doveva accadere nel momento in cui il team di Brackley, non senza sorprese, ha deciso di offrire a Valtteri Bottas l’ennesimo prolungamento annuale. Si erano in effetti create le precondizioni per chiudere la pratica e rinverdire una line-up che, seppur sbilanciata tecnicamente, dal 2017 ha dato grosse soddisfazioni ai vertici della Daimler.

Cos’è che sta frenando le parti? Qualcuno sostiene che il responsabile indiretto dello stallo sia George Russell che bene si è comportato quando ha avuto l’occasione di portare in gara, causa appiedamento da Covid, la W11 del campione del mondo. Molti hanno pensato – e lo fanno tuttora – che su quella macchina tutti possono vincere. Figuriamoci uno col piede pesante come quello in dotazione del talentino inglese. Ma è davvero così? La risposta non ce l’ha il sottoscritto e probabilmente nessuno al mondo la conosce. Fatto sta che Bottas, con quella vettura e a parità di condizioni, non è riuscito a solleticare la pianta del piede di Hamilton in ben quattro stagioni. Quindi l’architrave del ragionamento è immediatamente sgretolata sotto i colpi di un maglio chiamato logica. Russell è un uomo Mercedes e il suo eventuale approdo alla corte di re Toto Wolff farebbe risparmiare ai colletti bianchi di Stoccarda bei pacchi di soldi. Prospettiva certamente plausibile. Ma difficilmente realizzabile.

L’ingaggio di Hamilton, difatti, non lo paga solo Ola Kallenius che detiene, tramite Daimler AG, solo il 33% della compagine e che non ha, tra le altre cose, mai posto ostacoli al prolungamento del legame. L’altro 66 virgola qualcosa per cento è nelle mani di Wolff e di Ineos. Due entità che, a parole, non vogliono privarsi di un pilota così vincente, nel pieno della forma e che porta soldi nella forma del ritorno di immagine. Il colosso chimico inglese, anche se pare possa chiamarsi fuori dalle contrattazioni, non intende lasciarsi sfuggire così facilmente un testimonial tanto efficace. Russell è una tentazione, un’opportunità comoda che, per certi versi, rappresenta un salto nel vuoto. La pura velocità potrebbe non bastare. Servono altri fattori per sobbarcarsi sulle spalle le sorti di una scuderia che non è appagata. Capacità di reggere la pressione, facoltà di dare spunti tecnici agli ingegneri, spalle larghe nei (rari) momenti bui. Carisma in poche parole. Ciò che Hamilton ha dimostrato di possedere e che un ragazzino in erba potrebbe non aver ancora sviluppato. Ecco perché nei piani di Wolff c’è il rinnovo per l’ex McLaren che sarà affiancato, con ogni probabilità, proprio da Russell a partire dal 2022. Il portacolori della Williams deve crescere in un solco già tracciato, deve apprendere dal maestro, non prenderne il seggiolino con largo anticipo. Quello di Shakir è stato un esame che, superato a pieni voti e con lode, non implicava l’immediato ingaggio.  

George Russell a bordo della Mercedes W11

Ma allora cos’è che sfugge? Quali sono quegli elementi che stanno trasformando uno scontato prolungamento d’intesa in un thriller oltremodo duraturo? Sicuramente sono due i fattori in gioco. E qualche altro marginale potrebbe esservi. Il primo elemento è, inutile sottolinearlo, quello relativo allo stipendio. Hamilton chiederebbe (diffidate da chi non usa il condizionale) almeno la cifra che ha percepito fino a questo momento. Se non qualcosina in più per ratificare il suo status di più grande tra i grandi in termini di vittorie. In periodi di tagli alle spese e budget cap (anche se gli emolumenti dei piloti sono stornati dal computo totale) c’è qualche consigliere della Stelle a Tre Punte che non vorrebbe che l’azienda si esponesse finanziariamente. Non perché non può permetterselo, ma per una questione prettamente etica. E di tipologia di messaggio lanciato alle folle. Su questo punto va trovata l’intesa ed il buon senso, alla fine, dovrebbe prevalere.

Altra questione spinosa è quella relativa alla durata della liaison. E su questo versante si è scritto e detto di tutto: si va dal rinnovo minimalista di un anno al legame quinquennale con annesso ruolo d’ambasciatore del marchio tedesco nel mondo. Nel mezzo un caleidoscopio di opzioni da far venire l’emicrania a grappolo. Anche in questo frangente c’è parecchia nebbia ad avvolgere la vicenda. La versione più aderente alla logica è quella che porta ad un matrimonio prolungato di due anni con eventuali opzioni di ridiscussione a fine 2022. Hamilton ha compiuto 36 anni appena sei giorni fa. L’età sportiva è veneranda anche se egli stesso ha più volte affermato di sentirsi al top della forma. E’ lecito credere che l’anglo-caraibico non solcherà le piste per molto tempo ancora e un contratto di due stagioni potrebbe soddisfare la voglia del driver di cimentarsi con la F1 della nuova generazione che debutteranno tra 14 mesi. Mercedes, al contempo, preparerebbe il campo a Russell che affiancherebbe Lewis a partire dal 2022.

La parti stanno cercando quindi di aggirare questi due scogli. Ma ci sono altre questioni minori da sistemare per arrivare alla fumata bianca. Hamilton chiede ancora più libertà d’azione. Ormai il pilota è un personaggio che valica la sfera della F1. Il suo impegno nel sociale e in certe battaglie politiche sta diventando un aspetto preponderante nella vita del britannico. Mercedes ha sempre assecondato questi interessi, ma ora pare che Hamilton abbia alzato l’asticella delle richieste. Ancora, restano i tanti affaccendamenti di un uomo che non sa stare con le mani in mano: la musica, la moda, i viaggi, la ristorazione vegana e chissà quante altre cose che possono frullare nella mente inquieta di un personaggio trasversale. Questioni che vanno affrontate e incatenate in limiti saldi per evitare distrazioni fatali che, ad esempio, hanno sono state una delle cause alla bade della positività al Covid sul finire dell’anno appena chiusi.

Quindi vi sono rischi che l’affare possa saltare? Ovviamente sì. Finché non c’è la firma tutto è possibile, anche se improbabile. L’odore dei fiori d’arancio è diffuso nell’aria proprio dal co-proprietario della scuderia. “Stiamo parlando molto ed in modo trasparente. Possiamo ancora toglierci molte soddisfazioni insieme. Non si tratta di un processo unidirezionale – ha detto il team principal viennese –  Da sempre in Formula Uno a vincere è il miglior pilota alla guida della migliore monoposto. Lewis comprende le dinamiche secondo le quali la squadra lavora; è consocio delle sue capacità tecniche e dall’altra parte sa identificare la propria posizione all’interno della squadra stessa e non come un sistema solare al cui interno tutto ruota intono al sole”. Parole che portano dritte dritte al rinnovo? Sì se non avesse aggiunto le seguenti: “Non mi preoccupa il tema legato al rinnovo di Hamilton perché rispetterò sempre quelle che saranno le sue decisioni – ha spiegato Wolff alla testata inglese Autosport – Che si tratti di continuare a correre con noi per ancora molto tempo o che si tratti di dedicarsi ad altri interessi. Dobbiamo essere sempre pronti per qualunque ‘palla curva’ che ci venisse lanciata addosso. Parliamo molto e siamo molto trasparenti tra noi, credo che ci sia ancora tanto da vincere insieme”.

Ed è questo lo spiraglio entro il quale si stanno intrufolando gli spifferi che rischiano di diventare tempesta, specie nei giorni in cui i motori sono fermi a causa della pausa invernale. Ma vi sono altri elementi che, di converso, fanno ritenere che ai test inverali che si terranno in Bahrein il 44 sia regolarmente in pista. Il primo indizio, anzi la prima prova, la lancia non il primo che passa per caso: “Per quanto ne so Lewis non smetterà di correre adesso. Ama il suo lavoro e si trova in una posizione abbastanza importante all’interno del suo sport. Ci ho parlato ieri e sono sicuro che continuerà – ha spiegato Anthony Hamilton al Daily Express – Mio figlio non corre per i trofei, lo fa per passione. Ama il suo mestiere e vorrebbe essere d’ispirazione per qualcuno. Vederlo vincere ha già in passato, come oggi, ispirato diversi ragazzi che hanno un sogno nel cassetto. Li spinge a realizzarlo”. Parole che lasciano pochi dubbi e che si vanno a legare con un altro fatto abbastanza eloquente.

Lewis Hamilton ospite dello sponsor AMD

Si sta tenendo in questi giorni, a Las Vegas, il Consumer Electronics Show 2021 (CES). Tra i partecipanti vi è AMD, ossia il produttore di microprocessori che è anche un partner commerciale e tecnico di Mercedes. Bene, il colosso dell’hardware ha invitato all’happening Toto Wolff (e fin qui nulla di eclatante) e Lewis Hamilton che si è presentato in videoconferenza con la la casacca d’ordinanza del team. Sarebbe quanto meno anomalo che un pilota che non ha futuro a Brackley venga interpellato a proferire verbo in rappresentanza dei campioni in carica. Per giunta ad un avvenimento di portata mondiale. Una spia inequivocabile nell’era della comunicazione globale che non può sfuggire ai più attenti. Un segnale che dovrebbe anticipare un annuncio che, pur essendo in ritardo clamoroso, dovrebbe arrivare poco prima della sessione inverale di test. Roba di poche settimane.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Mercedes, AMD

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Diego Catalano