Hamilton – Mercedes: “veti” di guerra
Ne avevamo parlato un paio di settimane fa definendo il rinnovo di Lewis Hamilton come una sorta di X-File (leggi qui per approfondire). Da quel momento poco è cambiato: l’accordo formale non è ancora stato firmato e i fiumi di inchiostro versati sull’argomento si sono talmente ingrossati da diventare dei bacini marittimi. Ogni giorno si legge una nuova versione, ogni testata fornisce al lettore inediti e succulenti retroscena che vanno dal credibile all’estremamente fantasioso. E’ un giochetto vecchio come il mondo: il personaggio più in vista delle categoria attira interessi e i media cavalcano l’onda. Specie in un momento di stanca derivante dalla canonica pausa invernale del carrozzone della Formula Uno. Come se non bastasse, ad aumentare “l’hype” intorno alla vicenda, sopraggiunge la politica dei media manager della Mercedes che, abili come pochi in materia di comunicazione, giocano da settimane a creare scompiglio offrendo indizi più o meno seri che porteranno comunque alla più scontata risoluzione del rompicapo: il rinnovo del legame.
Ma qualcosa in tempi relativamente brevi dovrà cambiare. Il chiacchiericcio dovrà trasformarsi in notizia, le congetture in fatto. Insomma, deve arrivare il classico punto a questa storia che si sta protraendo oltremisura. Una data c’è ed è quella della presentazione della W12. Con un video apparso qualche giorno fa, da Brackley fanno sapere che la nuova creatura prodotta dalla staff guidato da James Allison sarà svelata al mondo il 2 marzo. Meno di un mese per osservare nel dettaglio – o quasi – quella che dovrebbe essere la legittima e più accreditata pretendente al titolo iridato. E quella potrebbe essere l’occasione per vedere il faccione di Hamilton che scosta il telo dei misteri. E’ vero che potrebbe trattarsi di una presentazione virtuale, ma il team campione del mondo ci ha abituati a cerimonie nelle quali i protagonisti prendono parola descrivendo le sensazioni sull’happening. Diciamolo senza giri di parole: osservare una cerimonia solenne come l’unveiling di una nuova monoposto con la presenza del team principal e del solo Bottas sarebbe abbastanza grottesco. E non ce ne voglia il buon Valtteri. Sarebbe proprio anomalo assistere ad un evento monco, sbilenco, spezzato. Ecco perché il due marzo potrebbe essere il D-Day. Ma conferme ufficiali, manco a dirlo, non se ne vedono all’orizzonte. E l’attesa continua a montare. Così come le congetture circa questa liaison.
Già che ci troviamo, visto che non vogliamo farci mancare proprio nulla, va aggiunto un altro autorevole parere alla già pingue schiera di quelli degli “analizzatori di scenari”, una figura che imperversa in questi giorni di battage mediatico. Un paio di gironi fa è stato Damon Hill ed presentare un altro particolare piccante su questa estenuante (più per noi che per i protagonisti) trattativa che potrebbe aver conosciuto una fase di stallo anche per via della positività al Covid (prontamente superata, nda) di Toto Wolff. Il figlio d’arte e campione del mondo con la Williams l’ha lanciata pesante l’indiscrezione: Hamilton rinnoverà per due anni (e fin qui nulla di nuovo) chiedendo (ed ottenendo?) una sorta di diritto di veto sulla scelta del compagno di squadra. Boom. Social network scatenati alla ricerca della testa del sette volte iridato che non avrebbe il fegato di confrontarsi con piloti più concreti del mogio boscaiolo di Nastola. Perché tutti noi, ovviamente, nelle vita aneliamo ferocemente il sentiero più insidioso e ricco di pericoli piuttosto che la via comoda, facile, che conduce con pochi sforzi all’obiettivo. Chiusa la parentesi sarcastica, è il caso di provare a spendere un ragionamento sensato sull’anticipazione lanciata da Hill.
Lo scenario del veto è tutt’altro che inverosimile. E potrebbe essere quell’elemento che di fatto ha fatto diventare una trattativa in discesa una sorta di telenovela sudamericana. L’inghippo non dovrebbe essere economico, sul quel versante l’accordo dovrebbe essere stato trovato da un pezzo. Altri gli elementi di frizione tra i contendenti, a partire dalla libertà sempre maggiore richiesta da Hamilton di poter perseguire i suoi interessi extra-pista per finire alla volontà di decidere anche sul collega di box. Bottas è un partner comodo: è abbastanza veloce in qualifica. Cosa che rende, agli occhi dei tifosi, il confronto credibile. Ma non è così insidioso in gara, specie nell’arco di venti e più appuntamenti iridati. Ancora, l’ex Williams è un uomo di indole pacata: mai uno scatto d’ira, mai un’uscita sopra le righe. Bottas sembra essere consapevole, al di là di alcune dichiarazione di intenti che non hanno mai trovato riscontro nella prassi, di essere una spalla. La Tina Pica di Vittorio De Sica. Il Peppino di Totò. La Sandra di Raimondo. Continuate voi, avete capito il senso. Bottas per Hamilton è vera e propria comfort zone ed è logicamente impensabile che voglia, specie sul finale della carriera, un compagno rompiscatole sia in termini di velocità che in termini di presenza. Lewis vuole per sé la scena, è una primadonna, e lo status quo permette di tenerla salda nelle sue mani. Un altro driver sarebbe un salto nel buio. In ogni senso.
Quello di Hamilton altro non è che spirito di autoconservazione. La ferrea volontà di restare issato al vertice della Formula Uno alzando solide mura difensive intorno al suo recinto magico. George Russell, l’indiziato principale a prendersi il sedile della Mercedes nel 2022, potrebbe erodere le granitiche certezze tecniche del talento di Stevenage. Ecco perché potrebbe aver chiesto l’uso del veto. L’alfiere della Williams è veloce, ha i galloni del predestinato, ma è pur sempre un giovanotto. E si sa che essere messi in difficoltà da un ragazzo in erba è un’onta che un campione affermato non vuole provare. Intendiamoci, non c’è nessuna prova provata del fatto che Russell si cali nell’abitacolo della Freccia d’Argento e randelli uno come Hamilton. Calmi con i sogni e con la fantasia. La storia parla chiaramente in favore dell’anglo-caraibico. Ma i cicli nascono e muoiono e quello di Lewis non può essere eterno stante l’età ormai sportivamente veneranda.
Ammesso che questa faccenda del veto sia reale e che non stiamo commentando un fatto campato in aria, potrebbero quindi esservi delle spiegazioni logiche, sensate e coerenti. La partita si giocherebbe sul 2022, l’anno che potrebbe diventare una vera e propria cesura storica anche per l’introduzione delle nuove norme tecniche. I valori di forze attualmente noti ed operati che potrebbero essere del tutto relativizzati. Hamilton chiederebbe stabilità aziendale (leggasi compagno di squadra “comodo”) in un quadro di sconvolgimento generale. Richiesta assai comprensibile, così gira il mondo. Per chiudere, Lewis vorrebbe evitare che un pilota in rampa di lancio (comunque non uno dei tanti) possa dimostrare che con quella vettura vincono tutti. Cosa già smentita dai fatti visto che Bottas, in quattro stagioni, non v’è mai riuscito. Ma è meglio chiudere la carriera senza che questo scenario possa concretizzarsi. Le volizioni del campione del mondo sono tutte mirate all’ottavo titolo, come egli stesso ha spiegato in una recente intervista rilasciata Sport Week, magazine de La Gazzetta dello Sport. Segnale evidente – e con questo chiudiamo cerchio e articolo – che l’intenzione di appendere il casco al chiodo o di dire addio al tema che sta dominando con imbarazzante superiorità l’era turbo-ibrida non è minimamente contemplata. Con buona pace di chi vorrebbe un immediato rimescolamento dei valori in campo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes