Alpine come Ferrari? Possibile per Budkowski…
Alpine e Ferrari hanno un punto in comune, che risponde al nome di Marcin Budkowski. Il direttore esecutivo della casa francese ha militato a Maranello come ingegnere agli inizi degli anni 2000, nell’epoca d’oro di Michael Schumacher. Le infinite vittorie di quell’indimenticabile ciclo sono state il frutto di una magistrale organizzazione, di una macchina perfetta progettata per il successo. Il polacco ha fatto tesoro degli insegnamenti e ora punta a replicare quell’attitudine e quella mentalità attingendo alla sua esperienza.
“Si trattava di un’epoca totalmente diversa. Sono stato molto fortunato nel corso della mia carriera. Ero un ingegnere e stavo contribuendo allo sviluppo della vettura. Ora invece ricopro una posizione prettamente dirigenziale e mi occupo di coordinare l’organizzazione in luogo di curare le prestazioni dell’auto. Far parte di un organico di tale successo, emblema del dominio dello sport in quel momento, è qualcosa che si ricorda bene. Ricordo ciò che stavo facendo e di certo è qualcosa che mi serve ora come fonte di ispirazione. Nel mio attuale ruolo di gestione miro a costruire una squadra forte come quella che avevamo in quel momento.”
Questo l’ambizioso progetto di Budkowski per Alpine. Il neo battezzato team transalpino dimostra di fare sul serio e parte con il piede giusto in questa stagione interlocutoria. La motivazione di Ocon e l’esperienza di Alonso rappresentano un buon biglietto da visita da recapitare in Baharain quando si inizierà a fare sul serio. L’ingegnere polacco ha davanti a sé una strada impervia, essendosi trovato a ricoprire un ruolo per lui sino ad ora inedito. Ma questo non spegne il suo entusiasmo e la sua determinazione a portare avanti un modello vincente, che ricalchi i fasti della Ferrari d’antan.
“A dire il vero ho iniziato a lavorare con la Prost Grand Prix di Alain, che ora è consulente speciale per la nostra squadra. Ma poi ho avuto un’enorme fortuna a far parte dell’ambiente Ferrari sotto la direzione di Jean Todt. C’erano Ross Brawn, Rory Birne, James Allison e Mattia Binotto. E naturalmente c’era Michael Schumacher. Tutte grandi personalità, molte delle quali rivestono tuttora ruoli chiave in questo sport.”
Così chiosa Budkowski, consapevole di aver accettato una sfida doppiamente impegnativa con Alpine, anche a causa della coordinazione del team in tempo di pandemia. Nel corso della pausa invernale si è lavorato molto sul carico, ora invece si tratta di rispettare la tabella di marcia per ciò che concerne gli sviluppi programmati. Una continua lotta contro il tempo e contro gli imprevisti con i quali, in tutti i campi, abbiamo purtroppo imparato a convivere, da un anno a questa parte.
“Quest’anno per tutti è stata una sfida e la Formula Uno non ha fatto eccezione, quindi ci siamo dovuti adattare. Abbiamo lavorato da casa ed è stato più difficile collaborare. Adattarsi al distanziamento sociale ha reso la corsa in fabbrica più complicata e così è stato anche per l’assemblaggio della vettura. Per quanto mi riguarda guidare un team in queste condizione è stata un’esperienza terribilmente difficile, ma la macchina è qui e questo è il risultato del nostro lavoro, della nostra determinazione e della nostra motivazione. I ragazzi devono essere orgogliosi. Io lo sono molto per il modo in cui ha reagito la squadra.”
Un duro lavoro di messa a punto, corale e cruciale. Un nuovo ruolo che presenta difficoltà e incognite. Ma Marcin Budkowski non può che ritenersi soddisfatto per il lavoro compiuto in Alpine: “La vettura di quest’anno è un’evoluzione di quella precedente, dato che le regole e i concetti sono praticamente gli stessi. Nonostante questo abbiamo tentato di migliorare qualsiasi area che fosse lasciata libera dallo sviluppo. Ci sono gomme differenti e modifiche sul fronte aerodinamico. Questo ha comportato una piccola perdita di prestazioni, ma durante l’inverno abbiamo lavorato duramente per recuperare. Sarà molto importante ottenere la miglior collaborazione possibile tra il personale in fabbrica e quello in pista, per sviluppare l’auto realizzando il nostro programma in vista della prima gara.”
L’Alpine A521 è pronta a tornare in pista. La splendida livrea ha incantato tutti al momento della presentazione. Ora tocca convincere sull’asfalto del Bahrain. E chi meglio di Alonso, ormai perfettamente ristabilitosi, può svolgere il ruolo di condottiero? Dal deserto arabo della Dakar, ultima competizione da lui disputata, alla sabbia di Sakhir, prendendo per mano la nuova arrivata. Una vettura che parla francese, come la Renault dei suoi titoli, e che guarda all’esempio della Ferrari più forte di sempre. Le prospettive, questa volta, sembrano allettanti per Fernando.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Formula Uno – Aston Martin