Essere Sebastian

Essere Sebastian: la sorte è Cassandra

Essere Sebastian: la sorte è Cassandra


Essere Sebastian Vettel è sempre più difficile. Tanti, troppi, si aspettavano faville dal cambio di colore. Come se dal rosso sangue al verde speranza bastasse una passeggiata, come se per resettare un’avventura storta non servissero tempo, adattamento, opportunità. La pressione era altissima, pronta a propiziare un contenuto esplosivo. Cassandra lo avrebbe predetto, non perché portatrice di sciagura, ma come anticipatrice di logiche conseguenze. L’Aston Martin, grande attesa, ha stupito in negativo fin dai test. E a farne le spese, per un capriccio della sorte, è stato proprio il nostro Seb, poiché in un giorno e mezzo, causa imprevisti, ha messo insieme ben pochi giri e non ha portato a termine il processo di familiarizzazione con la nuova vettura.

Basta per scagionarlo? Ovviamente nì. Perché un campione della sua portata dovrebbe sempre e comunque fare la differenza. Ma è davvero stato messo in grado di farla? In qualifica la sfortuna ci ha messo lo zampino, prima di traverso, con l’episodio di Mazepin, poi calando l’asso, con la doppia bandiera gialla per lo sfortunato inconveniente di Sainz. E ovviamente i giudici sono oltremodo solerti nel comminare sanzioni. Passino i tre punti e la retrocessione in fondo griglia: Sebastian, in partenza, ha dimostrato grinta e smalto. Ha fatto sperare in una bella rimonta. Ha fatto sognare grazie a duelli che riproponevano storiche suggestioni. Questo sarebbe stato sufficiente come inizio, perché chiunque metta pepe in gara è benvenuto.

Sebastian Vettel in azione in Bahrain

Sebastian non si risparmia, va all’attacco e diverte. Non fosse per una strategia discutibile potrebbe fare anche di più. Non da applausi, ma comunque consistente la sua gara, almeno nella prima metà. Poi d’un tratto arriva l’inspiegabile. Lucentezza blu accentuata dai fari di Manama. Un’altra Alpine davanti a sé, tale e quale a quella di Alonso, con cui c’è stata una battaglia all’ultimo respiro. Sebastian si butta con troppa foga e incorre nell’erroraccio che lo condanna. Basta poco per passare dalle stelle alle stalle, specie quando la riscossa era attesa, specie quando la rivincita pareva a portata di mano. Invece no, pallone sul dischetto, pronto a essere calciato dai detrattori per concretare uno di quei rigori che non lasciano scampo.

Le attenuanti, in questo caso, sono nulle. Si deve ammettere a capo chino che Sebastian Vettel ha sbagliato. Il vento nuovo del Bahrain, forte e imperioso, non ha sospinto la sua vela, l’ha anzi mandata alla deriva, una volta di più. Questione di cocciutaggine, uno svarione dato dalla fretta, dall’ansia di fare bene, presto e subito. Un po’ abbiamo imparato a conoscere Sebastian. Rigoroso e preciso nella mente, impetuoso e deciso nei fatti. Un pilota di cuore e di emozione, sua vera forza e suo primo tallone d’Achille. Ma questo basta per decretarne prematuramente la fine?

Tempo al tempo, dicono i saggi. Nulla si decide alla prima gara, con buona pace di tante cassandre pronte a soffiare i loro aliti mefitici. La stagione in Aston Martin è ancora tutta da scrivere, per il team e per Sebastian. Emettere sentenze alla prima gara è prematuro, lo insegna l’esperienza, la stessa che esortava a non dare la Mercedes per battuta. Intanto, mentre essere Sebastian in pista si fa sempre più arduo, essere Vettel nel mondo è sempre uno splendido esempio. Di gentilezza, di umiltà e di resilienza. Perché il campione deve essere prima di tutto un uomo. E in questo Seb continua a dimostrarsi speciale.


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Aston Martin

Vedi commenti

  • Brava Veronica Vesco, ottimo pezzo, pieno di empatia. #esserevettel non può e non deve essere legato al posto in griglia. Brava e forza Seb!

Condividi
Pubblicato da
Veronica Vesco