Piero for President!
Piero Ferrari, l’unico figlio vivente del Drake (Dino morì prematuramente di distrofia muscolare nel 1956, e il padre ne fu devastato) vicepresidente e amministratore non esecutivo in seno al CDA Ferrari, sarebbe il perfetto presidente per questi tempi assai travagliati in quel di Maranello. Lo so, la mia è una voce dal sen fuggita, un desiderio impossibile, un sogno “mostruosamente proibito” (cit. da Paolo Villaggio). Dal 1969, giovanissimo, Piero fa parte della Ferrari e, come pochi, ne conosce storia e dna. Apparentemente defilato, ha fatto del basso profilo, del parlare solo quando serve il suo “marchio di fabbrica”, il suo “modus vivendi”, verrebbe da dire.
Ma più leggo le rare interviste, l’ultima rilasciato qualche giorno fa, più mi convinco che sarebbe l’uomo giusto al posto giusto, e non solo per il cognome. Soprattutto per il buon senso che spesso incarna, in un mondo come quello della Formula Uno che il senno sembra averlo smarrito da un pezzo. Il problema dei problemi lo inquadra nella massima categoria del motorsport in poche parole: “Facciamo correre le monoposto più veloci della storia, ma guardando i GP in televisione non si ha questa percezione. Ha senso spendere cifre astronomiche per soluzioni tecniche che nessuno conosce perché devono restare segrete?”
E ancora: “Queste sono F1 che vanno a più di 330 km/h, ma guardandole in video non si ha affatto la sensazione di una diversa velocità rispetto a una gara di Formula 2. E, allora, mi domando che senso abbia investire cifre enormi su soluzioni che poco contribuiscono allo show. E con questo non sono fra quelli contrari alla ricerca tecnologica, anzi”. Un’altra stoccata all’attuale gestione FIA arriva quando si parla dei motori (pardon Power unit), relativamente al budget cup cui Piero è favorevole per calmierare i costi, anche se ammonisce: “Ma bisogna ancora lavorare sui motori che costano ancora come un tempo, sebbene siano limitati a tre unità per pilota a stagione”.
Un motore, oggi, costa molto di più di quanto costasse un motore prima, con la differenza che ne usavi quanti volevi a stagione. E oggi ne usi tre. Sono unità propulsive che devono raggiungere un’affidabilità fenomenale, che hanno molte più componenti e una tecnologia spesso astrusa ai comuni mortali. Ecco. Appunto. Il buon senso.
Autore: Mariano Froldi @marianofroldi