Ci siamo. Con i test andati in archivio domenica scorsa il Mondiale 2021 può davvero considerarsi alle porte. Le scuderie sono rimaste in Bahrain in attesa del giovedì che aprirà le danze del primo atto formale della stagione. Le prove invernali hanno espresso valori poco leggibili che dovranno essere confermati nei prossimi mesi. La Red Bull, in ogni caso, è sembrata essere immediatamente performante e a suo agio con le novità tecniche che quest’annata offre. La R16B ha prodotto gran velocità sin dai primi giri oltre ad un’affidabilità inedita, specie per Honda. Che ha anticipato di un anno l’introduzione dell’ultimo consistente sviluppo della power unit prima del passaggio di testimone al subentrante reparto powertrains di Milton Keynes. In chiaroscuro le prestazioni della Mercedes che ha rilasciato sensazioni contrastanti: veloce e abbastanza ben assettata con Valtteri Bottas, nervosa con Lewis Hamilton che ha faticato oltre il prevedibile a trovare il giusto set up lottando, uscendo sovente perdente, con un retrotreno leggerino. Una condizione quasi inedita per gli ingegneri di Brackley che sono chiamati al recupero tecnico in queste due settimane di apparente calma.
Hamilton, dunque, esce dalla tre giorni bahrenita con meno certezze di quelle che potesse immaginare prima dell’inizio della sessione. La W12 s’è rivelata scontrosa e potrebbe servire del tempo per domarla. Il sette volte campione del mondo ha le spalle larghe e l’esperienza dalla sua. Inoltre conta, insieme ad un team abituato a vincere, di continuare ad essere il riferimento della categoria. Una ricerca di stabilità sportiva che fa il pari con la volontà di trovare un nuovo equilibrio interno. Che passa anche attraverso la quotidianità ed il ritorno in pianta (quasi) stabile al paese d’origine. Nel 2007 è iniziato il peregrinare abitativo di Hamilton. Dall’Inghilterra, alla Svizzera finendo a Montecarlo. Con tappe in mezzo mondo – New York su tutte – a seguito delle sue attività extra-pista. Ora, a trentasei anni e con una carriera che non sarà per ovvie ragioni ancora troppo lunga, Lewis prova a fermarsi. A piantare dei paletti. Tra questi la sua residenza.
Nel 2017 l’anglo caraibico è stato protagonista di un’operazione immobiliare che ha fatto discutere. Per diciotto milioni di sterline ha rilevato da Christopher Bailey, capo designer dell’azienda di moda Burberry, una residenza a Kensington, quartiere di Londra per persone con conti in banca di un certa importanza. L’abitazione sarà la base nella quale Hamilton fonderà la propria vita futura. “Al momento non ho intenzione di cambiare residenza. Vivo a Montecarlo, nel posto dei sogni. Il luogo – ha spiegato l’alfiere Mercedes – in cui abitano tutti gli altri piloti”. Dichiarazione d’intenti che lascia presagire che al momento l’idea di dire addio al carrozzone non è contemplata. Almeno nel brevissimo periodo. “Ho una casa in Inghilterra e sono davvero entusiasta di come sarà. Ho un’ancora, posseggo finalmente un posto che posso considerare mio. E’ sicuramente meglio che stare in hotel visto che non sono mai particolarmente piacevoli considerando quello che facciamo molto durante l’anno“.
L’ex pupillo di Ron Dennis ha firmato un contratto di rinnovo annuale con Mercedes. Il fatto è arcinoto. Per molti si tratta della prova che questa sarà l’ultima stagione agonistica. Scenario non impossibile anche leggendo l’ultima parte del ragionamento: “Penso che sia l’inizio di qualcosa di grande – riferendosi alla sua nuova casa – Un posto in cui potrò naturalmente portare la mia famiglia. E forse in futuro per avere una“. Ragionamenti da uomo maturo che inizia ad intravedere all’orizzonte una vita dopo la pista, la moda, la musica e le decine di altre attività che l’anglo-caraibico in questi ultimi quindici anni ha messo dinnanzi ad ogni altra cosa.
Il campionato che sta per nascere potrebbe avere un grande peso nelle scelte future di Lewis Hamilton. L’opportunità di superare quota cento vittorie in carriera e di agguantare uno storico – e forse irripetibile – ottavo alloro iridato potrebbero indurre Lewis a pensare concretamente di appendere casco, guanti e tuta al chiodo. Il conseguimento di determinati obiettivi, l’abbattimento di record fino a qualche anno fa inimmaginabili da ottenere, potrebbero inaridire il fiume della motivazione. Che è il primo elemento che induce Hamilton e qualsiasi altro pilota a spingere oltre i limiti per massimizzare le performance. L’appagamento mentale, in F1, è un subdolo nemico. Lewis lo sa ed è per tale ragione che ha iniziato, letteralmente, a posare le pietre per costruire un futuro solido e diverso da quello da pilota. Questo scenario si concretizzerà nel 2022? Difficile dirlo, lecito pensarlo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes