Vettel non è stato amato in Ferrari
Sei stagioni. Centodiciotto Gran Premi. Dodici pole position. Quattordici vittorie. Cinquantacinque podi. Quattordici giri veloci. Millequattrocento punti. Tredici ritiri. Ecco i numeri di Sebastian Vettel in Ferrari. L’alternanza di emozioni vissute al volante della Rossa avrebbe travolto chiunque. D’altronde succede da sempre. Certo è che alcuni piloti hanno saputo gestire meglio la forte pressione insita nel DNA del Cavallino Rampante. Trasformandola spesso in un punto di forza, necessario per trascinare il team nei momenti più bui. Il primo cittadino di Heppenheim ci è riuscito solo a sprazzi però. Soffrendo, forse troppo, i risvolti psicologici legati alla pista. Questo emerge.
Quando lavorare sotto stress non si tratta di un’eccezione ma bensì di una regola beh… l’aspetto caratteriale è tutto. Il questi casi, mantenere il controllo della situazione è senza dubbio il primo passo. Zittire le emozioni scaturite e soprattutto non offrirgli in fianco, per evitare che possano in qualche modo annebbiare e bloccare le proprie capacità. Limitare la sfera emotiva preserva le energie, indispensabili per affrontare le sfide con il massimo delle forze psicofisiche a disposizione.
Forse, ripercorrendo nella memoria il film di Sebastian in Ferrari, è stato proprio questo il punto focale. Con una vettura tra le mani tecnicamente all’altezza della situazione, stagione 2018, il tedesco ha perso la sfida con Lewis Hamilton dentro e fuori l’abitacolo. Arrivando lentamente verso il fallimento sportivo trascinato dalle sue lacune caratteriali. Oltre che da qualche errore strategico di troppo commesso dal team. Carenze che, molto spesso, si sono tradotte in evidenti errori alla guida. Il talento infatti, a mio modo di vedere, non è mai stato messo in discussione. Tanto meno impegno e dedizione allo scopo.
E qui arriviamo al punto. La fulgida mente di Bernie Ecclestone, conclamato amico di Vettel nonché intimo confidente, sostiene una teoria. Lo fa, durante un’intervista rilasciata proprio nel fine settimana. Secondo l’imprenditore britannico infatti, durante le annate trascorse a Maranello il quattro volte campione del mondo non si è mai sentito amato dal pubblico. Questo perché, malgrado molta gente lo ignori, l’ex ferrarista è una persona estremante sensibile. Gli piace quando la gente lo ama. E in Ferrari questo non è mai successo. Quello che deve fare, e anche rapidamente, è dimenticarsi dei suoi anni con la scuderia italiana. Adesso è ritornato sulla giusta strada. Adesso si trova in un team disposto ad aiutarlo a migliorare, proprio come fece Red Bull a suo tempo.
Siete d’accodo con Mr. E?
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
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Il popolo rosso l'ha amato, non dimentichiamoci il bagno di folla in piazza del duomo a Milano in occasione del gran premio di Monza del 2019. Non se lo dimentichi nemmeno SEB perché in Inghilterra non lo troverà un pubblico simile...
I tifosi Ferrari lo hanno amato e lo ameranno ancora poichè è evidente che ci abbia messo tutto l'impoegno di cui è stato capace. Ha commesso degli errori, come tutti all'interno del team.
Chi non lo ama, ed è altrettanto chiaro, è Binotto.
Spero proprio che Seb si ricordi invece degli anni trascorsi in Rosso.