La fila dei detrattori aumenta. Screditare il quattro volte campione del mondo è divenuto oramai da tempo sport nazionale. Mi correggo… mondiale. Le valutazioni negative piovono a dirotto da un paio d’anni a questa parte. Ogni occasione sembra buona per rimpinguare il bottino di critiche che il cittadino più famoso di Heppenheim porta con sé in giro per il mondo. Diciamo le cose come stanno: Sebastian non è certo nel miglior momento della sua carriera. L’eta “agonistica” avanza, la sua guida non sembra essere più brillante come un tempo e qualche errorino di troppo continua a palesarsi. Tutto vero. Ciononostante credo che un ragionamento vada fatto.
Avete presente il paradosso del gatto di Schrödinger per illustrare come la meccanica fornisca risultati paradossali se applicata a un sistema fisico macroscopico? Beh… da appassionato di scienza credo possa fare al caso nostro. Il premio nobel Erwin Schrödinger, tentando di spiegare l’interpretazione di Copenaghen della fisica quantistica nell’oramai lontano 1935, propose un semplice esperimento mentale con un gatto come protagonista.
Riassumendo alla “buona”: il felino doveva essere messo in una scatola metallica chiusa ermeticamente, con una sostanza radioattiva nociva rilasciata in un momento casuale. Ora… visto che nessuno poteva sapere quando il veleno sarebbe fuoriuscito dalla fiala, fino a che la scatola non veniva aperta il gatto poteva essere considerato sia vivo che deceduto. Semplificando parecchio la questione, proprio come per il gatto di Schrödinger, la relazione tra Vettel e Aston Martin potrebbe quindi essere considerata sia positiva che negativa. E solo aprendo la scatola si scoprirà come andrà a finire.
Tuttavia, nel caso di Sebastian, credo che la scatola vada aperta più avanti. Questa relazione non può e non dev’essere giudicata solamente dopo 2 apparizioni. Vettel ha testato la AMR21 poco più di mezza giornata. Adattarsi a una monoposto, peraltro molto differente a livello concettuale rispetto alla Ferrari, non è affatto semplice. Sopratutto quando il rendimento della vettura risulta palesemente deludente.
Pertanto, battute di dubbio gusto recitate dallo zio di Mick a parte (Ralf Schumacher ha detto che rispetto alla passata stagione per Sebastian è solo cambiato il colore della macchina), concedere il tempo necessario prima di giudicare una “relazione” del genere penso sia doveroso. Detto questo, credo si debba comunque valutare un altro aspetto della vicenda. I risultati ultimi non hanno di certo aiutato a smussare questo giudizio lapidario che oramai abita stabilmente sopra la testa del teutonico.
Quindi, da buon “cerchiobottista” alla stregua di un politico consumato, per non scontentare nessuno mi calo nei panni di un detrattore pacato per esprimere un ulteriore concetto. A tal proposito recito una barzelletta ricca di acume, che da bambino mi fece riflettere, sull’importanza delle proprie azioni. Se non ricordo male faceva più o meno cosi:
“Ci sono 2 pugili sul ring che se le stanno dando di santa ragione. Tra il pubblico, la madre dell’atleta che sta avendo la peggio è disperata. Seduto al suo fianco c’è un prete. A un certo punto la signora si rivolge al membro del clero, chiedendogli una preghiera affinché suo figlio non venga massacrato. L’ecclesiastico osserva sorridente la signora e dice: mia cara io posso anche recitare tutte le preghiere che vuole, ma se suo figlio desse ogni tanto qualche cazzotto sarebbe meglio…”
Ecco. Più meno vedo così l’attuale situazione.
Per voi è giusto aspettare o le critiche su Sebastian Vettel sono legittime?
Vi leggo…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
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Caro Arcari, solamente uno splendido menefreghista come Kimi ne è uscito vivo dal tritacarne Ferrari, che negli anni ha triturato e frustrato carriere da Prost a Mansell, da Capelli a Johansson. Seb, che non è menefreghista, ma è stato più ferrarista di tanti scalmanati supporter del cavallino, nonostante gliele abbia combinate di tutti i colori. Ora è semplicemente in convalescenza. Abbiate pazienza, Tornerà quello di prima!