Essere Sebastian: Se bastasse la fortuna…
Sebastian ha un conto aperto con la fortuna, ormai è cosa nota, addirittura lampante. Le penalità piovono sul suo casco in modo più puntuale e copioso di quanto non faccia la pioggia nel weekend imolese. Trattasi di un’altra trasferta in salita, quando sarebbe stato logico attendersi un po’ di quiete, dopo la tempesta del Bahrain. Nulla di tutto questo purtroppo. Non quel risveglio che ci auguravamo, non quell’occasione capace di ‘riabilitare’ il pilota. Piuttosto guai a catinelle, in grado di guastare una gara appassionante e rocambolesca.
Il sabato porta la grigia premessa di una top ten sfumata nella fuliggine di una tredicesima piazza. Nessun onore particolare, solo l’onere di essere chiamato, ancora una volta, a dare di più. Sebastian continua il suo apprendistato in Aston Martin, sicuro e convinto di un’evoluzione. Abbastanza fiducioso in vista del futuro. Per ora tocca restare a galla come si può e non naufragare nell’affollato porto del midfield, fatto di monoposto messe in bella mostra e di piloti pronti a sgomitare per remare contro corrente. Tanta concorrenza, qualche incoerenza, tra sorprese e delusioni, grandi ritorni, piacevoli conferme. Ma la vettura verde non spicca, non permette di prendere il volo.
L’asfalto viscido di Imola non perdona, gli errori si sprecano. Come sempre, in condizioni proibitive, Sebastian ritrova la migliore edizione di se stesso. Tra i pochissimi a non sbagliare, a non incorrere in una distrazione o in un disastro. Reso spettatore dall’accanimento della cattiva sorte, ma capace di manovre di pura classe, come il favoloso sorpasso su Ocon. Vettel si esalta sotto la pioggia e si rende autore di una gara solida, in strenua rimonta, distrutta sul più bello dalla comunicazione tardiva della penalità e infrantasi definitivamente con la beffa del ritiro a una sola tornata dalla fine.
Sebastian ha diritto di recriminare: non fosse bastata la partenza dalla pit-lane, ci hanno pensato svariati problemi a confinarlo nelle retrovie. E si tratta di un vero peccato, perché Vettel a Imola ha ritrovato una grinta feroce, figlia della volontà di rifarsi, dopo l’amarezza delle sfortune patite. Cambio e freni che fanno i capricci, l’azzardo di una strategia forse prematura e quella comunicazione oltremodo tardiva, hanno compromesso la gara del tedesco in maniera irrimediabile, ma, nonostante tutto, lui era sempre lì a provarci. Perché indipendentemente da ciò che si sente e si legge in giro, Seb ricorda ancora bene come si guida e, al momento opportuno, riesce ancora a tirare fuori la zampata assassina e a stare lontano dai guai.
Su di una pista vera e selettiva come il tracciato imolese Sebastian è riuscito a mostrare una determinazione che non vedevamo in lui da tempo. Segno che non c’è nulla di rotto in lui, a dispetto delle consuete dissertazioni che tirano in ballo la psicologia. Vettel è un pilota particolare, qualche volta discontinuo, ma che conserva ancora intatto un talento cristallino, pronto a emergere proprio quando tutto sembra perduto. Proprio quando gli altri sembrano perduti. Perché Sebastian è l’uomo dell’impossibile e le sue imprese più belle arrivano proprio dopo aver toccato il fondo. Come Hockenheim 2019, la gara a eliminazione che l’ha visto glorioso secondo. Come quel Brasile 2012, quando un contatto lo ha portato all’inferno e lui ha saputo risalire fino alla conquista del suo quarto titolo mondiale.
Per ora Vettel ha un conto aperto con il fato, che non gli ha permesso di esprimersi in un frangente in cui audacia ed esperienza lo avrebbero premiato. E naturalmente anche con la FIA, a cui il buon Seb non le manda certo a dire. Tra frecciatine e un’accusa di scarsa professionalità, il tedesco si toglie qualche sassolino dalla scarpa. In attesa di scrollarsi di dosso quel pesante macigno fatto di dubbi e illazioni. In fondo il campionato è ancora una lunga storia da raccontare…
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Aston Martin Cognizant team