Hamilton under pressure
Dal ritiro di Nico Rosberg a fine 2016, il carico sulle spalle del britannico si è decisamente alleggerito. Bottas, sebbene abbia dimostrato in diverse occasioni la sua competitività, non ha mai presentato una vera minaccia. Al contrario, spesso e volentieri, il ruolo da scudiero cucitogli addosso sapientemente da Toto Wolff ha contribuito alla causa “Hamiltoniana”. La sfida con Vettel (leggi qui per saperne di più) poi, 2017 ma soprattutto 2018, è stata vinta a mani basse a livello psicologico. Ovviamente parliamo del Re nero. Il sette volte campione del mondo di Formula Uno.
Benché Lewis sia l’attuale leader del campionato piloti, la comoda “dittatura sportiva” Mercedes non esiste più. Un ragazzino maledettamente veloce, altresì esperto grazie alla sua precocità nella categoria, sembra poter fare davvero sul serio. L’intenzione è quella di sradicare “Luigino” dal trono. Max ne ha tutte le qualità. E non si tratta del solito fuoco di paglia circostanziale. Finalmente supportato da una vettura competitiva, spinta da un super propulsore, Verstappen si candida prepotentemente per la lotta al vertice. L’olandese vuole il titolo. Combatterà aspramente per conquistarlo. Talento e freschezza sono dalla sua parte.
Pressione. Sostantivo femminile che, a livello psicologico, agisce su chi mettendosi alla prova entra in competizione con altri individui. Sulle spalle di Hamilton sembra essercene parecchia al momento. È innegabile. D’altronde non potrebbe essere altrimenti. In parte la si è vista domenica scorsa? Può darsi. Resta comunque difficile capire se l’uscita di pista alla Tosa possa essere attribuita a questo fattore. Oppure, semplicemente, se il lungo in curva 7 vada catalogato e archiviato come errore umano dettato dalle particolari condizioni. Io propendei maggiormente per la seconda ipotesi. D’altre parte, seppur sporadicamente, Lewis sbaglia. Lo fa per ricordarci che non è un alieno.
La “domandona”, quella che vorrei porre all’immaginario collettivo, è la seguente: come verrà gestita da Lewis questa particolare situazione? Parto da un presupposto: dopo quella con Alonso nel suo primo anno di carriera in F1, quella attuale si profila come la sfida più tosta per il britannico. Ok d’accordo… avere alle spalle un team come Mercedes è una garanzia. Il supporto della scuderia di Brackley è stato e sarà fondamentale. Abituati a vincere, gli uomini in nero sanno come massimizzare la vettura a ogni Gp. Cosa che, pensando al team di Milton Keynes, non credo di poter asserire con la medesima enfasi.
Tuttavia, la maggior competitività della RB16B e la determinazione di Max fanno del pacchetto Red Bull un bruttissimo cliente. E allora torniamo alla pressione. Fattore che potrebbe erigersi a giudice supremo. A tal proposito vedo Lewis parecchio preparato. Il pilota di Stevenage non è più il ragazzino insicuro di qualche hanno fa. La “cura” Mercedes lo ha rigenerato a livello mentale. Consapevole della propria forza, Hamilton resta il favorito per aggiudicarsi il titolo. Secondo la mia opinione ovviamente.
Considerando l’elemento psicologico, sebbene lottare contro nessuno possa favorire la stabilità mentale del pilota, avere un avversario tosto da sconfiggere può innalzare all’ennesima potenza la motivazione. Citando il buon vecchio Eràclito di Efeso, antico filosofo greco, prendo in considerazione la più meravigliosa delle leggi psicologiche: l’enantiodromia. Concezione secondo cui tutto ciò che esiste tende inconsciamente al suo opposto. In questa perfetta armonia dell’inverso, parafrasando il concetto del famoso pensatore presocratico, l’energia negativa derivante dalla pressione viene inconsapevolmente trasformata in positiva dalle menti più capaci. Creando quella spinta necessaria per migliorarsi e raggiungere vette ancora inesplorate. Sotto questo aspetto, Lewis, sembra davvero sapere il fatto suo…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz