La Ferrari è un ambiente impegnativo!
Ferrari croce e delizia per ogni pilota. Ossessione o desiderio, coronamento o annientamento di una promettente carriera. Chi, del resto, non ha mai sognato di guidare una monoposto rossa, di far parte del mito di Maranello, di entrare nella leggenda del Cavallino? Assai pochi a dire il vero. Perché Ferrari è fede, orgoglio, passione. E non importa il sacrificio, si fa dolce anche l’attesa, in nome di un successo che, solo, può significare molto più di ogni altra impresa, sotto altre insegne o altri colori, talora più vincenti.
Ma la Rossa più amata d’Italia ha i suoi lati bui, angoli nascosti entro i quali non riescono a farsi avanti i sorrisi, imprigionati da facce scure. La fulgida facciata nasconde qualche scheletro scricchiolante, qualche voce dissidente. E la cantilena della retorica talvolta non riesce a sovrastare i mugugni di sconforto. Di certo è così un po’ ovunque, perché non sempre l’orto del vicino è sempre più verde. Resta il fatto che ultimamente l’aria di Maranello sembra essersi fatta particolarmente pesante e l’assenza di leggerezza impedisce ai sogni di spiccare il volo. Di questo parla anche Mark Webber, che, prima del ritiro, era stato sul punto di diventare pilota Ferrari.
“Non mi pento di non esserci andato. Penso che la passione sia la cosa più grande e che i tifosi italiani siano una sorta di droga, al punto che ti soddisferebbe rappresentarli e guidare per loro. Avere successo con la Ferrari non dev’essere simile ad averlo con nessun’altra squadra nel mondo. Quasi come trovarsi al cospetto di una casa antica e maestosa. Red Bull, ad esempio, ha avuto delle grandi stagioni, ma rimane una ‘nuova arrivata‘. Le Ferrari invece esistono da sempre e riuscire a incidere il tuo nome nella loro storia è qualcosa di speciale, se si riescono a ottenere grandi risultati con loro. Però non so quanto effettivamente siano ‘sentimentali’.
Il pilota australiano ha una visione precisa dell’effetto Ferrari. Riconosce la fama, rende onore al blasone, ma tutto sommato ritiene che la scelta di non firmare un contratto con Maranello sia stata corretta. Al di là della suggestione e della storia di lungo corso, il Cavallino può rivelarsi crudele con i propri piloti. Non sempre infatti ha riservato onori ai cavalieri che hanno tentato di domarlo: a volte si è trattato di gloria effimera, altre volte, addirittura, li ha disarcionati senza pietà. A dispetto del grande cuore rosso, in Ferrari abbastanza spesso non si sono rivelati particolarmente sensibili. I recenti casi di Alonso e di Vettel sembrano confermare questa teoria. Webber infatti si dice colpito dalla difficile situazione vissuta da Sebastian a Maranello.
“Difficile, molto difficile conoscere ciò che è successo. Però penso sia abbastanza chiaro: ho visto un po’ Drive to Survive, e, osservando ciò che ne viene fuori, penso che stare all’interno della Ferrari deve essere stato abbastanza impegnativo per lui. Quindi stava cercando un cambio di scenario. Tuttavia noi veniamo sempre valutati in base a ciò che facciamo dentro l’auto. Credo che dovrebbe essere più felice in Aston Martin, di sicuro almeno dal lunedì al venerdì. Ma poi che fa il cronometro? Quello è il più grande giudice e lui lo sa meglio di chiunque.”
Dalle parole dell’australiano emerge un giudizio particolarmente netto sull’ambiente Ferrari, che può rivelarsi difficile e insidioso oltre misura. Webber sostiene anche, a proposito di Vettel, che il tedesco dovrebbe sicuramente trovarsi meglio in Aston Martin. Ma ci tiene a rimarcare che, alla fine, il vero giudice di un pilota resta il cronometro, al di là di ogni ragionevole elucubrazione in merito allo stato d’animo o alla serenità.
“[Sebastian] è il critico più duro nei confronti di se stesso. Facile che certe cose crescano a dismisura. La sua missione ora è quella di assicurarsi che certe opinioni non vadano fuori controllo. Per farlo deve ‘tornare in sella’ e trovare un certo feeling con la sua vettura. Perché non importa quale sia il tuo nome o quanti trofei tu abbia in bacheca. Tutti gli anni in Formula uno ci si aspetta che un pilota dimostri qualcosa, e lui lo sa bene. Per questo le prossime sei o sette gare saranno cruciali per lui.”
Webber, a differenza di molti ex colleghi, non critica le performances di Vettel, ma si limita ad osservare i fatti in modo piuttosto analitico, scevro da pregiudizi. Nonostante il passato turbolento che li ha visti più volte scontrarsi, l’australiano comprende la situazione di Sebastian e preferisce lasciarsi andare a qualche considerazione sulla Ferrari e sull’impatto di un ambiente destabilizzante. Effetto volpe con l’uva? Può darsi. Tuttavia è lecito farsi qualche domanda. Perché il Cavallino è passione e voluttà, ma qualcuno potrebbe preferire una semplice tranquillità. Un quieto vivere che vada a placare turbamenti e sogni infranti. Un solido punto di partenza da cui avviare una meravigliosa rinascita.
Foto: Red Bull – Ferrari
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco