Formula 1

Sprint Race: rivoluzione morbida e necessaria

La Formula Uno vuole cambiare pelle. E’ intenzionata a svecchiarsi abbandonando quegli stilemi che l’hanno resa la categoria che è: un mix di dinamismo tecnico e di tradizioni consolidate. Diciamoci la verità, abbiamo impegnato anni a metabolizzare – e chi scrive ancora fatica a farlo – l’abolizione del vecchio week end fatto di due turni di qualifica, del warm-up domenicale e della gara che talvolta si svolgeva ad orari impossibili perché la partenza era fissata sempre e comunque alle 14:00 locali.

Una F1 figlia di altri tempi che non doveva scontrarsi con i mostri sacri dei media che acquistano diritti di trasmissione a cifre esorbitanti. Ecco, è a loro che oggi il carrozzone deve pagare il proprio tributo ed è per loro che deve snaturare ulteriormente se stesso. L’ultima diavoleria che Liberty Media introdurrà è la Sprint Race del sabato. Un espediente che secondo le teste d’uovo della media company statunitense deve servire ad aumentare lo spettacolo. Ma che con ogni probabilità servirà ad accrescere i fatturati perché incollerà agli schermi – o almeno dovrebbe farlo – più tifosi.

Visto che si tratta di una sostanziale rivoluzione concettuale, bisogna andarci coi piedi di piombo. Innanzitutto non è una manovra definitiva. Si sperimenterà la gara breve in tre GP e se ne verificherà la validità. Solo in caso di evidente successo il nuovo format di gara diventerà la norma che soppianterà l’attuale sistema fatto di tre turni di libere, qualifiche e GP. Ma c’è un’altra questione calda che va specificata prima ancora di introdurre oggi discorso: ai fini statistici la vittoria della sprint race sarà lo stesso peso di un trionfo nella gara “normale”? Stefano Domenicali, fresco CEO della F1, spiega con chiarezza che così non sarà proprio per evitare di “drogare” i palmares dei singoli piloti:

Per le statistiche la pole position andrà al pilota che si aggiudicherà la gara in programma al sabato. C’è un solo vincitore di gara. Questi sarà il pilota che si aggiudicherà il Gran Premio la domenica. Sottolineo – ha spiegato Domenicali che anche in futuro non vogliamo utilizzare questo format in ogni Gran Premio. Si tratterà di una specie di Grande Slam da applicarsi solo in alcune tappe selezionate del calendario. Ma prima dobbiamo capire se funziona. Ma se non ci proviamo non sapremo mai se è un vantaggio o meno. Quante volte abbiamo cambiato il formato delle qualifiche in passato? L’obiettivo è sempre quello di migliorare, ed è così che si è arrivato al format in uso oggi”.

Parole che lasciano presagire che quella pensata dai vertici della F1 sarà una rivoluzione morbida che si assocerà ai drastici cambiamenti tecnici che verranno introdotti tra un anno. Il pericolo di relativizzare ogni cosa è concreto e dunque serve accortezza e cautela nel mettere mano ai pilastri del tempio. Il rischio di crollo è dietro l’angolo. E Liberty Media non può permettersi che il carrozzone imploda su se stesso. Specie in tempi di crisi finanziaria derivante dalla pandemia mondiale. Ed è proprio sull’aspetto finanziario che Domenicali ha dato un’altra importante chiarificazione. Le squadre temono che i costi schizzino alle stelle con l’introduzione della gara veloce.

Una cosa ingestibile in tempi di budget cap: “Ci stiamo confrontando – ha spiegato l’ex team principal della Ferrari – la differenza tra qualificarsi con il classico giro veloce e con la gara sprint non è poi così grande: la distanza in termini chilometrici rispetto al weekend tradizionale è più o meno la stessa. Chiedere un risarcimento per questo sta a significare che non c’è voglia di testare il format. In tal caso sarebbe difficile fare passi avanti. Ritengo che non si debba mai perdere di vista il quadro generale. Attualmente stiamo discutendo l’impatto sui costi. La cosa strana è che le lamentele arrivano principalmente dalle grandi squadre. Bisogna trovare presto una soluzione perché per gli altri aspetti tutto ormai è definito”.

La posizione delle squadre di vertice è comprensibile. Solo chi ha apparati mastodontici e tentacolari sa che quali siano gli sforzi titanici che servono per far quadrare i bilanci sotto la severa scure del tetto di spesa. Un altro fattore, questo, che si oppone alla volontà di riscrivere le norme storico-culturali che sottendono alla F1. Che necessariamente, però, dovrà modernizzare se stessa per presentarsi ancora attraente agli occhi dei tifosi e soprattutto degli investitori. Perché è inutile girarci intorno: senza denaro non si cantano messe e ultimamente nella massima categoria non è che gira questa grande quantità di grana.

Fare della Sprint Race una sorta di qualifica allargata non è poi così un’idea così malsana. Soprattutto ai fini statistici visto che si manterrebbe una certa coerenza nel valutare le carriere dei singoli piloti in base al numero di vittorie. La gara della domenica, insomma, rimarrebbe centrale, sacra, sia nell’idea degli statistici che dei tifosi. Per amore di questo sport ci abitueremo anche a questo format.


Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Formula Uno

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Diego Catalano