La Formula Uno fa tappa in Spagna per il quarto appuntamento iridato. Montmelò è una pista probante anche se quest’anno presenta un layout leggermente modificato in Curva 10. Una dettaglio che non sposta il valore del tracciato: si dice che la macchina che fa bene in Catalogna fornirà prestazioni di livello ovunque. E infatti Barcellona è terra di conquista della Mercedes che domina in lungo e in largo dal 2013, eccezion fatta per il GP del 2016 quando vi fu lo scontro fratricida tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg, episodio che favorì la prima vittoria di Max Verstappen nella massima categoria.
A proposito di ricorsi storici, l’olandese è alla gara numero 100 con la Red Bull, mentre il campione del mondo in carica, che sabato pomeriggio si è messo dinnanzi al gruppone, è alla centesima partenza al palo in carriera.
In stagione nessuno ha vinto avviandosi dalla testa, Lewis è riuscito anche in questa piccola impresa in un Gran Premio iniziato con uno scatto morbido, quasi arrendevole, e proseguito con una cavalcata che è stata un mix di strategia, gestione delle gomme e passo gara da indemoniato. Un qualcosa che ha ricordato molto da vicino Ungheria 2019.
Le operazioni si svolgono sotto un cielo velato e con temperature più fresche rispetto al sabato: 22° circa l’aria, 34° l’asfalto. Hamilton è equipaggiato con gomme a mescola morbida, così come gli avversari che occupano le prime dieci piazzole. L’analisi, come da tradizione, s’avvia con il countdown imposto da Peter Bonnington prima del giro di schieramento. Ai 45 secondi vengono tolte le termocoperte. Ai quindici secondi s’innesta la prima marcia e salgono leggermente i giri motore.
Hamilton effettua un giro particolarmente lento, nel quale cura in maniera quasi maniacale il riscaldamento degli pneumatici. Su questo versante la Mercedes W12 continua a progredire, specie in gara. Segno che ingegneri di Brackley, spiazzati dal divieto di utilizzo del DAS e da un numero ridotto al lumicino di giorni di prove invernali svoltesi, tra l’altro, su una pista non troppo amica, hanno compreso quale strada intraprendere per limitare il problema.
Sul rettilineo di partenza arrivano le solite frenate-accelerazioni per mettere nella giusta finestra le coperture posteriori. Hamilton è nella sua piazzola, a sinistra della griglia, quando Bono annuncia: “Last car approaching the grid”. E’ il segnale che la procedura dello start è imminente.
Hamilton, al solito, imposta la mano sinistra in alto sul volante per comandare il rilascio della frizione dopo ovviamente aver inserito la prima marcia. Salgono i giri del motori con le luci che iniziano ad accendersi. Al via la W12 ha una leggera pattinata, ma non in misura tale da compromettere totalmente lo start. Verstappen, alle sue spalle, parte leggermente meglio anche se non dà la sensazione, sull’abbrivio, di poter sopravanzare il 44. Così non sarà. Hamilton non protegge l’interno, va via dritto per dritto e forse non si avvede che il rivale gli è accanto all’imbocco di Curva 1
Max entra nella piega destrorsa con i favori della traiettoria e, in uscita, prima di impostare la curva successiva, allarga per stringere Hamilton che, saggiamente, alza leggermente il piede dall’acceleratore per evitare un contatto che non si è concretizzato per pochi centimetri. Ancora una volta le W12 non sono protagoniste di un buon avvio visto che anche Valtteri Bottas ha perso la posizione in favore di Charles Leclerc che segue il britannico. Fatto del quale Bono avvisa immediatamente.
Al terzo giro l’ingegnere comunica la prima mappatura dell’ibrido: “HPP3- position 2 when you can“.
E, dopo dopo aver dato il distacco dalla Red Bull, annuncia la possibilità di utilizzare il DRS:
Al nono passaggio il primo imprevisto: entra la Safety Car. L’Alpha Tauri di Yuki Tsnunoda si ammutolisce di colpo. Il pilota nipponico non riesce a guadagnare la zona di recovery e lascia la monoposto in posizione pericolosa. Dall’immagine successiva si nota il parcheggio non proprio sicuro della vettura italiana:
Masi non ha altra scelta. La vettura di sicurezza resta in pista solo un giro, quindi alla tornata n°10 le operazioni possono partire con Verstappen che guida e rallenta il plotone. E’ questa una fase critica per la W12 che, orfana del DAS, fa fatica a mettere gli penumatici nella finestra giusta di utilizzo. Bono chiede un check balance e Lewis prontamente risponde:
Al restart, avvenuto al giro 11, l’ingegnere avvisa di utilizzare modalità endotermico “STRAT 5“, la mappatura che abbiamo imparato a capire essere la più aggressiva la domenica. Max prende subito un vantaggio di sicurezza in fondo al rettilineo principale. Hamilton deve guardarsi dall’attacco abbozzato dalla Ferrari n°16 che arriva come una furia alle spalle dell’inglese. Il tentativo è però velleitario e Lewis può dare il la alla caccia alla RB16B n°33.
Nei passaggi successivi, come da copione, Peter Bonnington riduce al minino le indicazioni, limitandosi a dare comunicazioni essenziali. Hamilton è impegnato a tenere il gap chiuso da Verstappen mantenendosi costantemente sul secondo. Tant’è che sovente, sul rettilineo di partenza, riesce ad azionare il DRS. Senza però riuscire ad andare oltre la manovra di disturbo che si concretizza in un cambio di traiettoria atto a farsi vedere nei retrovisori. Nel frattempo il margine su Leclerc, che tiene agevolmente a bada Bottas, cresce al ritmo di un secondo al giro.
Si nota che la guida del 44 è tutt’altro che rilassata da come usa i cordoli e il salsicciotto posto all’esterno dell’ingresso nell’ultima piega. Lewis si apre in radio e fa il punto della situazione sulle gomme. Non arrivano segnali incoraggianti. Bono riceve ed indica DASH Position 5.
Al passaggio 22, un terzo di gara, la situazione è la seguente:
Hamilton è ancora incollato all’avversario, segno che il suo passo gara è più consistente di quello di Verstappen che, nonostante gli sforzi, non riesce ad aprire il gap. Condizione dalla quale deriva la necessità di fermarsi per provare l’allungo decisivo.
Max è ai box al giro 25. Non sarà una sosta rapidissima per l’olandese. A fine gara Chirs Horner dirà che c’è stata un’incomprensione tra il pilota ed il muretto. Il pit era previsto al passaggio successivo. In ogni caso gli uomini della Red Bull superano l’incertezza riuscendo a rimettere in pista in tempi relativamente rapidi la vettura 33. Hamilton passa al comando della gara alla tornata n°26. E decide di andare lungo non coprendo la strategia del rivale. La cosa dipende dalla gomme ancora in ottimo stato. Fatto evidenziato da un audio che smentisce, in un naturale gioco strategico, quello precedente in cui si parlava di gomme al limite:
Mentre Verstappen è nel suo giro di uscita Hamilton piomba come una furia su Nikita Mazepin. Lewis chiede insistentemente bandiere blu:
Il passo del britannico è buono, gira sul piede dell’1’22”. Ma la Red Bull, che calza gomme medie, ha ovviamente un race pace più consistente. Il pit stop si rende necessario per non gettare alle ortiche l’intera gara. La chiamata arriva al passaggio 28:
Lewis entra nella corsia con prepotenza, intraversando la macchina in ingresso. La sosta è rapida, ma il tempo perso da Verstappen è tanto. Quasi sei sono i secondi di distacco al momento del ritorno in pista.
Da questo momento è come se iniziasse un GP nel GP. Hamilton avvia una rimonta indemoniata. Dal giro 29, quello in cui monta le Pirelli Medie, al passaggio 34 Hamilton va avanti a suon di giri veloci: Il gap crolla repentinamente e Bono lo avvisa con solerzia: 5.4, 2.696, 1.6… Sino ad arrivare a 0,977 al giro 35 quando apre il DRS e si fa vedere minaccioso nei retrovisori della RB16. Questi sei giri danno la cifra di quale poteva essere il passo del campione del mondo se non si fosse fatto sorprendere allo start perdendo la prima piazza.
La vettura 44 si comporta meglio della 33. E’ un elemento manifesto dando uno sguardo anche agli on board di Verstappen. Ma, nonostante ciò, la conformazione del tracciato spagnolo non consente alla Freccia Nera di avere la meglio. Max gioca d’astuzia e riesce a tenere a debita distanza il rivale sfruttando gli scarti aerodinamici che lo investono. Hamilton cozza contro un muro. E’ in questa fase di gara – interrotta solo dalle comunicazioni di Bono sui distacchi e su alcune mappature – che matura l’idea di sparigliare le carte e cambiare strategia puntando su una sosta ulteriore.
Al passaggio 41 c’è uno scambio di messaggi tra la vettura e il muretto. Si tratta di informazioni sullo stato delle gomme. E’ un conciliabolo abbastanza criptico. E’ il segnale che qualcosa bolle in pentola
Tant’è che nel giro succedaneo arriva la repentina chiamata ai box. Il tecnico inglese si apre in radio e annuncia il pit dicendo a chiare lettere che la mossa serve per battere Verstappen che nel frattempo era alle prese col doppiaggio dell’Alpine di Fernando Alonso:
Bono suggerisce di fare attenzione alle gomme e, contestualmente, impone modalità endotermica STRAT 5: è tempo di attaccare furiosamente. Il distacco dalla testa è molto ampio e colmarlo non è scontato né semplice.
La strategia di fermare ulteriormente Hamilton è stata evidentemente presa dal muretto. Infatti il pilota si apre in radio dicendosi scettico sulla rimonta stante il distacco di 22 secondi. Bonnington risponde dicendo “L’hai già fatto prima“. Il riferimento è al Gran Premio d’Ungheria 2019 quando Lewis, sempre su Verstappen, fu autore di un recupero poderoso in una gara entrata nella storia. Che Mercedes vuole evidentemente rivivere.
Bono impone il passo gara che deve essere sul 21 basso. Hamilton fa meglio e inanella una serie di giri veloci tra il passaggio 45 e il 47. Il pilota continua a chiedere distacchi ritenendo la strategia non vincente. Ma il delta cala vertiginosamente.
Lewis occupa ora la terza piazza. Tra lui e Max c’è il solo Valtteri Bottas che viene agganciato quando mancano quattordici giri alla conclusione. Da evidenziare che stavolta il pilota è particolarmente loquace. Chiede insistentemente il gap dalla testa, un qualcosa che quest’anno non avevamo ancora ascoltato. Bonnington, a voler ulteriormente caricare il suo driver, afferma che Verstappen sta lottando con le gomme. Un segnale che scatena ulteriormente il 44 trasformatosi in una pantera che sente odore di sangue.
E’ evidente che il muretto ha decretato che Bottas debba farsi da parte. Quando Hamilton è a ridosso del finnico il gap dalla testa è di poco meno di dieci secondi. Il “Boscaiolo” non si lascia sorpassare troppo agevolmente, tanto che Lewis perde un secondo prezioso nella sua rincorsa. La manovra riesce a Curva 10.
Bono mette al corrente del fatto che mancano 14 tornate alla fine del GP di Spagna. Nel frattempo il gap cala ancora. Al giro 55 Hamilton si prende il fastest lap in 1’20”6. Un ritmo impressionante che porta il distacco a 8.487 al passaggio 55. E’ il momento in cui arriva un quasi surreale scambio di vendute tra ingegnere e pilota. Il britannico si lamenta delle sue gomme, Bono gli risponde di pensare a quelle di Max che sono sicuramente più datate:
Al 56 il delta è di 6.6, al 57 di 4,668. Al 58 di 3,063 e al 59 è di 1.585. Ormai la RB16B è a vista e la cosa galvanizza ulteriormente Hamilton che che al detection point del T2 del suddetto passaggio è a 860 millesimi dalla vettura anglo-austriaca.
Le condizioni per l’attacco vincente stanno maturando rapidamente. Lewis rompe gli indugi alla prima occasione buona. All’inizio del giro 60 spalanca l’ala mobile e la scia lo risucchia vorticosamente verso l’olandese che nulla può. Nell’audio che segue si può sentire il rumore dei detriti che cozzano sul casco del britannico:
Verstappen, nel tentativo disperato di mantenere la testa, scarta a destra andando sullo sporco. Hamilton copia la traiettoria e si mette negli scarichi della Red Bull. Il risucchio del DRS è potente e la 44 affianca la 33 all’esterno. Il duello è vinto e Bonnington si toglie la piccola soddisfazione di ricordare ad Hamilton che la strategia era vincente.
Al giro successivo Verstappen ai box per tentare l’assalto al giro veloce. Lewis chiede se deve seguire anch’egli questa strada. L’ingegnere glielo sconsiglia parlando di un rischio da evitare a causa di un margine troppo risicato. Hamilton non replica ben felice di portarsi a casa la vittoria:
Gli ultimi giri vengono effettuati in pieno controllo e la cosa si nota anche dalla guida che si è fatta meno aggressiva: i cordoli vengono usati con parsimonia e si nota una maggiore cautela nell’utilizzo della power unit. Emblematico è il modo in cui viene affrontata Curva 9. Nelle tornate precedenti, nel pieno della rimonta, Hamilton parzializzava appena a centro curva. Ora è molto accentuato l’approccio conservativo sul pedale destro. I tempi ne risentono incrementandosi sensibilmente. Bono, a due giri dal temine, comanda modalità endotermico su STRAT 5 fino al termine delle operazioni.
Hamilton taglia il traguardo e arrivano pronti i complimenti di Bonnington ai quali l’inglese risponde. A presenziare alla gara c’era anche il numero uno di Ineos, Jim Ratcliffe che si apre in radio per fare le congratulazioni al pilota. A seguire non può mancare l’intervento di Toto Wolff che sottolinea la perfetta sinergia tra pilotaggio e strategia. Ecco il lungo audio che sugella il momento:
Hamilton si apre ancora in radio per estendere i complimenti a tutto lo staff:
Dopo le difficoltà mostrate durante i test invernali e nei primi due appuntamenti stagionali, la W12 si dimostra essere un vero e proprio animale da gara. La sensazione è che la monoposto progettata dallo staff diretto da James Allison sia nata per massimizzare le prestazioni domenicali sfruttando tre elementi:
Con la testa della classifica consolidata, Hamilton si proietta al GP di Montecarlo nel quale sarà decisivo il piazzamento in qualifica. Il Mondiale entra nella fase calda e il britannico è intenzionato a spingere ancora di più per mettere margine su un Verstappen ferito ma persuaso a tenere i giochi aperti. La sfida continua…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV