GP Monaco 2021 – Analisi comparativa
La Formula 1 torna a Monaco dopo due anni e con essa anche la comparazione dei tempi in qualifica che, a sorpresa rispetto alle gare precedenti, ha visto Charles Leclerc e la sua Ferrari SF21 stampare il giro più veloce del sabato. Ed è proprio tra le stradine tortuose del Principato che le tornate più rapide lo sono state anche nel confronto con i tempi del 2019, anche se non per tutti.
Sicuramente la squadra che ha fatto i passi da gigante in due anni, e non c’è bisogno del confronto dei tempi per notarlo, è la Williams che qui festeggia i suoi 750 Gran Premi in Formula 1. La squadra di Grove ha tagliato un secondo e mezzo rispetto al tempo segnato sempre da George Russell a maggio 2019. Nello specifico, l’inglese ha tolto mezzo secondo nel primo settore, oltre sette decimi nel secondo e poco più di due nel terzo. Nel tratto finale, però, per solo mezzo decino non è stata la migliore in termini di passo in avanti.
A “rubare” questo settore è stata la McLaren che ha limato più di due decimi e mezzo nel T3, ma una gran differenza l’ha mostrata anche nella parte centrale con un guadagno di mezzo secondo. Invariato il primo con il totale del miglioramento che si attesta sugli 8 decimi.
Sono solo sei decimi, ma per la Ferrari valgono come l’oro dato che Charles Leclerc ha riportato a Maranello una pole position che in Formula 1 mancava da un anno e mezzo e a Monaco da quattro stagioni. Il monegasco non è stato perfetto nel primo tratto, anche se Carlos Sainz è riuscito più o meno a eguagliare il tempo di Sebastian Vettel del 2019. Anche per la Rossa il secondo settore ha visto un taglio netto di mezzo secondo e di più di due decimi nella parte finale. Grande grip meccanico e l’ottima gestione delle gomme hanno favorito la SF21 rispetto agli avversari.
Chi ha stupito, oltre alla Rossa modenese c’è anche quella milanese, ovvero l’Alfa Romeo. Una qualifica eccellente di Antonio Giovinazzi, con tanto di qualificazione nel Q3, ha portato il Biscione a migliorarsi di oltre mezzo secondo in due anni. Come McLaren e Ferrari, anche per l’Alfa si parla di passi in avanti dal Mirabeau in poi, mentre il tratto che comprende la salita del Casinò è rimasta pressoché invariata.
L’AlphaTauri, invece, che ai tempi della Toro Rosso era già nel Q3, quest’anno ha tolto solo tre decimi nella parte centrale, mentre non è cambiato pressoché nei restanti tratti. Stessa situazione anche per l’Aston Martin che, rispetto alla Racing Point del 2019 eliminata nel Q1, quest’anno ha raggiunto la manche finale con Sebastian Vettel.
Per quanto riguarda i rivali più agguerriti nella lotta alla pole position, la Red Bull non ha praticamente cambiato quanto ha fatto vedere due anni fa. I settori in cui Max Verstappen ha dato il meglio di sé sono quasi sempre stati il primo e il secondo, ma nel giro migliore quello centrale ha praticamente annullato il terzo. Così facendo il tempo non è cambiato più di tanto e la prima posizione è andata agli avversari.
Passiamo ora alle squadre più lente e tra questa la prima è l’Alpine che se due anni fa poteva vantare un posto tra i primi dieci, quest’anno ha dovuto accontentarsi dell’11° posto. Esteban Ocon, nel suo giro migliore, ha perso poco più di un decimo tra primo e secondo settore e un altro anche nel terzo, limitando i danni a soli due decimi e mezzo persi in due anni.
Anonima, rispetto alla normalità, è la Mercedes che se ha visto quanto meno Valtteri Bottas in seconda fila, il poleman del 2019, Lewis Hamilton, non è andato oltre il settimo posto. Questo crollo delle Frecce Nere è stato evidenziato tra primo e terzo settore. Qui ha infatti perso circa mezzo secondo, mentre i 55 millesimi guadagnati in quello centrale non sono stati abbastanza per non perdere oltre 4 decimi in due anni.
Nuovamente in ultima posizione, senza particolare stupore, c’è la Haas che ha perso 7 decimi in entrambi i primi due settori e quasi mezzo secondo nell’ultimo, risultando la peggiore in tutti e tre e perdendo 1.8 secondi in totale. L’unico in pista, Nikita Mazepin, non ha fatto meglio del 19° posto, mentre nel 2019 Kevin Magnussen era riuscito addirittura a qualificarsi per il Q3.
Autore: Marco Colletta – @MarcoColletta