Hamilton attacca, stacca, s’insinua. Poderoso come un gladiatore, preciso come un cesellatore. Manovre di fino, mai rudi, sempre corrette, sorrette da un’audacia che fa sussultare. Lewis sfodera una grazia potente, l’irruenza calcolata di chi sa andare oltre. Perché ormai non gli basta più vincere: deve convincere. Il britannico ha la macchina perfetta ed è egli stesso una macchina perfetta. Programmato per il successo, mai sazio, mai appagato. Ma ora accoglie una sfida diversa: deve far innamorare.
Vittorie da gigante, giri veloci a profusione, un numero inimmaginabile di pole. Primo, sempre primo, in tutto e per tutto. Hamilton guida con forza gentile, affamato e parco, rapida saetta in un un mondo che pare essere costruito a sua misura. Gli calza a pennello l’aureola del vincente, sette titoli come colori dell’iride, un personale arcobaleno dipinto dalle proprie ambizioni. Traguardi conquistati, uno dopo l’altro, con una scioltezza invidiabile e un’apparente semplicità. Nulla appunto che assomigli a un graffio, a uno strappo, a un tratto più marcato.
Ecco perché Hamilton ha scelto una matita spuntata per tratteggiare il suo ottavo titolo. Basta colori, archi intatti a stagliarsi nel cielo. Ora è il tempo del disegno, di lasciare un segno indelebile per delineare il suo ritratto. L’inizio dell’anno come una richiesta, poche parole a riempire lo spazio bianco di un foglio sul quale campeggia ciò che si potrebbe chiamare desiderio. Lewis usa toni sommessi, non si abbandona a riti scaramantici. Chiede una sfida, una lotta entro cui agire, per farsi finalmente conoscere. Non il più vincente, ma il migliore. Colui che può battere chiunque, a prescindere dall’armatura e dalla vettura, dalla corazza che si è costruito attorno.
Così Lewis ottiene ciò che vuole. Una monoposto eccellente, tale da assecondarne l’istinto, ma non così dominante da cancellarne le doti. Uno sfidante agguerrito su un cavallo di razza, pronto a rispondere e a sferrare il contrattacco. Hamilton-Verstappen: il duello sulla bocca di tutti. Ma in realtà si tratta più propriamente della lotta di Lewis contro il se stesso di prima. E contro all’auto che lo ha consacrato, rischiando di renderlo invisibile, superfluo, quasi non necessario. Il britannico invece è determinato a dimostrare di essere unico. A prescindere dai numeri, in rapida evoluzione verso le tre cifre. In barba a compagni compiacenti o a Mercedes sorprendenti.
Hamilton resiste, arretra, accetta la bagarre. Fa sfilare altri e poi l’infila con intelligenza o con forza spietata. Lascia gli avversari storditi, ammaliati, increduli. Pugni sferrati con grinta assassina, colpi perfetti da ko. La pista come un ring, semafori rossi come riprese. Tutto terribilmente intenso da mostrare un altro sapore. “Pungi come un’ape, vola come una farfalla“. Mai vero quanto ora. Lewis il divino diventa eroe, Hamilton l’implacabile si reinventa mito. Infiamma e illumina mostrando la sua vera materia, un magma incandescente che non conosce limiti.
Qualcosa in lui sfuggiva alle regole umane, una sequenza da numero uno fin troppo reiterata, generatrice di sbadigli, per quanto ammirati. Applausi convinti e inevitabili, un encomio dovuto, ma un tripudio del già visto. Eccolo dunque il nostro Lewis, soddisfatto e cannibale, mostrare un’ombra di noia sul bel volto sereno, un sorriso di circostanza sulle labbra serrate, un’occhiata spenta nello sguardo di carbone. Un pulsante schiacciato in modalità vittoria, senza il crepitio dell’imprevisto o lo scroscio intrepido della battaglia. Era logico che per Hamilton ci volesse di più, che alla lunga tutto questo non bastasse.
Così Lewis si riscopre pilota, ritorna all’antico, ritrova il suo DNA. Quando mordere era la sua caratteristica, essere indomito il suo marchio di fabbrica. Un casco giallo e tanta irruenza, la foga degli inizi, la passione che scuote. Un colpo di spugna a cancellare l’infallibile, alla ricerca di un modo e di un tempo che sia veramente suo. Obiettivo centrato in queste tre gare. Hamilton fa sussultare, fa trattenere il respiro. Si lancia e c’incanta, lasciandoci estasiati e vogliosi di un’altra delle sue magie. Di un tratto grezzo di matita in grado di armonizzarsi con le magnifiche traiettorie tracciate dal campione più puro.
Foto: Mercedes, F1
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco