Formula 1

Analisi on board Hamilton – Azerbaijan 2021: magic fail

Basterebbe solo il titolo di questo scritto per capire come sono andate le cose nel GP di Azerbaijan. Ma proprio perché l’errore di Hamilton è clamoroso, da circoletto rosso, questa analisi è quanto mai imperdibile. Lewis arrivava da un GP di Monaco horribilis nel quale non ha aveva funzionato praticamente nulla.

Ad aggravare la situazione si era messa la vittoria di Verstappen con annesso sorpasso in classifica. Un incubo sportivo dal quale il Sette volte Campione del mondo voleva svegliarsi. Se è possibile, anche se in graduatoria non è cambiato nulla, la situazione è diventata ancor più fosca. Una possibile vittoria o un comodo secondo posto che potevano rilanciare il 44 in vetta alla lista dei punteggi, si sono trasformati in uno zero sonoro figlio di una topica che non ti aspetti da un pilota così vincente e scafato. Ma vediamo cosa ha avviato quella catena di eventi sportivamente nefasti che hanno costretto la vettura n°44 ad accomodarsi nella poco consona posizione 15.

Hamilton è secondo in griglia dopo una qualifica tirata nella quale arrivava dopo tre turni di libere sofferti. La prima fila è stata una sorpresa per lo stesso pilota che è parso sinceramente raggiante al sabato pomeriggio. La Mercedes del britannico calza gomme a mescola morbida, così come altr quindici monoposto in griglia. Scelte diverse per Raikkonen, Russell e Latifi su medie e Lance Stroll, uno dei protagonisti assoluti della gara, su hard. La pista è più fresca e meno gommata rispetto al sabato. Un temporale notturno ha infatti ripulito l’asfalto. La temperatura dell’aria allo start è di 24 gradi, quelle della pista di 37. Come al solito il racconto dei 51 giri del Gp dell’Azerbaijan iniziano dalla vettura che si appresta ad affrontare il giro di schieramento. Ai 15 secondi Hamilton innesta la prima e da salire il giro del motore.

Gli oltre seimila metri del tracciato sono affrontati in maniera molto oculata sul versante degli pneumatici. Dopo alcune gare in cui la W12 sembrava aver parzialmente risolto le difficoltà a mettere in temperatura le coperture, a Baku sembra che si sia fatto un sensibile passo indietro. È in gare come questa che l’assenza del DAS si fa sentire in maniera profonda. Hamilton cerca di ovviare alla mancanza del rivoluzionario sistema zizgando con continuità.

Bisogna dire che stavolta la manovra sortisce gli effetti desiderati perché la partenza è pressoché perfetta. Concentriamoci su questo momento delicato. Bonnington si apre in radio è da il solito messaggio “Last car approaching the grid“. I cinque semafori si accendono ritmicamente. Allo spegnimento degli stessi l’avvio è pulito, leggermente migliore di quello di Charles Leclerc contro cui, però, c’è poco da fare. Baku è un tracciato contraddittorio: presenta il tratto full gas più lungo del campionato ma, al contempo, la distanza tra la linea dello start e Curva 1 è tra i più brevi del mondiale. Ragion per cui un tentativo di sorpasso è molto difficile. La Ferrari tiene il prima posizione, Verstappen non infastidisce Hamilton e il terzetto di testa può sfilare senza scossoni.

L’attacco nei confronti della Ferrari n°16 si materializza alla fine del secondo giro. Ed è interessante verificare come è stato possibile approntarlo. Hamilton sopravanza il monegasco senza l’aiuto del DRS che non è stato ancora deliberato dalla direzione gara. Nell’approcciarsi a Curva 16 Leclerc ha un leggera esitazione. Sembra un piccolo errore ma dal camera car della vettura di Hamilton si vede chiaramente che in pista c’è un detrito di non meglio specificata natura. Lewis è più abile a schivarlo e sfrutta a suo vantaggio la situazione incollandosi alla Rossa. Nell’immagine successiva evidenzio il particolare.

Nel lungo tratto full gas la migliore uscita dalla 16 di Hamilton è premiante. Leclerc abbozza uno scarto a destra per difendersi ma sa che è inutile. Già prima della linea del traguardo la W12 è davanti alla SF21 che non può fare altro che accodarsi.

Ne seguono giri in cui Hamilton controlla la situazione senza però riuscirsi a scrollare di dosso l’ombra della Ferrari che riesce costantemente a tenersi in zona DRS. Ma senza farsi mai realmente minacciosa. Nelle tornate successive le comunicazioni sono molto scarne. Bono impone “Dash postion six” e dà riferimenti sul distacco sugli inseguitori.

Al termine del passaggio sei c’è lo switch: Verstappen ha la meglio su Leclerc che comincia ad aumentare i tempi sul giro in maniera piuttosto marcata. Ora per Lewis, che viene avvisato del fatto, inizia una fase di gara più critica perché deve guardarsi da un rivale ben più pericoloso.

La Red Bull n°33 esprime un passo gara molto consistente: sin da subito e Hamilton non riesce a prendere un margine di sicurezza nonostante la sua guida sia particolarmente aggressiva. Il gap decresce lentamente fino ad arrivare, al decimo giro, a 0,933. La RB16B è in zona DRS e le gomme della Freccia Nera cominciano a dare segnali poco incoraggianti. E’ l’anteriore sinistra a presentare un leggero graining nella parte interna:

Quando Leclerc entra ai box arriva la pronta comunicazione dell’ingegnere inglese. Che aggiunge che il pit stop di Hamilton è imminente. Segue la ormai consueta richiesta di “balance check” che sovente ha anticipato la sosta. Lewis risponde dicendo che sta lottando con il posteriore e che vuole un altro giro in pista. Evidentemente il tentativo di scrollarsi di dosso l’olandese ha determinato un surriscaldamento delle coperture dell’asse arretrato.

La tornata che precede l’ingresso in corsia box è effettuata molto al limite: la 44 scoda in uscita nelle curve del settore centrale, quelle in cui ha sofferto maggiormente sin dal venerdì. La chiamata arriva al termine dell’undicesimo giro. E’ il primo momento chiave della gara perché Lewis perderà preziosi secondi che costeranno caro nell’economia del GP.

Difatti, la sosta durerà oltre 4 secondi perché, una volta montate le gomme hard, la vettura resta in attesa che il semaforo diventi verde. Pierre Gasly sopraggiunge in pit lane e Hamilton deve dare precedenza, cosa comunicata da Bono. È un piccolo ritardo che permetterà a Perez, che nel frattempo alzerà il race pace, di mettersi davanti al campione del mondo. Dalla monoposto del francese si vede chiaramente cosa è accaduto:

All’uscita della corsia box, Peter Bonnington comanda STRAT 5, modalità endotermica particolarmente aggressiva: il team annusa il pericolo dell’overcut e spera di evitarlo.

I giri 13 e 14 sanciscono il fallimento strategico della Mercedes: la sosta anticipata abbinata ad una mancata lettura del GPS e della posizione di Pierre Gasly, contribuiscono a permettere il sorpasso di entrambe le vetture anglo-austriache. Bono mette in guardia che il pit di Perez è stato relativamente lungo (forse non per un problema ma per evitare che uscisse dinnanzi al compagno di squadra, nda) ma la cosa non sortisce effetti apprezzabili perché i giri immediatamente successivi al cambio gomme sono condotti abbastanza in sofferenza nel mettere nella giusta finestra di esercizio le coperture: Hamilton è quarto (Vettel in testa in attesa di stop, nda) a poco meno di un terzo di gara.

Quando il messicano rimette le ruote in pista, Lewis prova un attacco poco convinto. Cerca di sfruttare le gomme più calde ma c’è ben poco da fare.

Immediatamente dopo si lamenta del fatto che la Red Bull sia troppo veloce per essere attaccata. Al quindicesimo passaggio la situazione è la seguente:

E in questa fase inizia la gara nella gara che sembra un remake di Montecarlo: Lewis incollato alla vettura che precede senza avere la possibilità di superarla perché nel settore centrale, quello più guidato, perde contatto non riuscendo ad attivare il DRS sul lunghissimo tratto full-gas.

Dopo due tornate, Sebastian Vettel effettua il cambio gomme. La 44 scala in terza piazza continuando a tallonare da presso le vettura di Sergio Perez senza riuscire nella stoccata vincente. I giri alle spalle del messicano condizionano negativamente le performance della Mercedes che comincia a manifestare qualche grattacapo alle gomme. Come successo in altre gare, Bono comunica solo di distacchi rispetto alla testa, quasi come se Perez non esistesse o come se si potesse immaginare di sopravanzarlo da un momento all’altro. Naturalmente il gap da Verstappen cresce in maniera abbastanza veloce con il messicano a fare da fedele scudiero.

Al passaggio n°20 Bonnington suggerisce di settare la parte ibrida su HPP-3. Una modalità che consente di avere più potenza. Lewis esegue ma si apre in radio lamentandosi dell’incapacità di rimanere incollato alla vettura che precede: “Faccio fatica nel settore centrale” è il messaggio del britannico.

Dal succitato giro Hamilton inizia a staccarsi leggermente dal rivale del momento. Al 23° il gap è relativamente ampio visto che si attesta sui 2.1 secondi. Quel che più preoccupa, però, è l’indicazione che arriva chiara e perentoria via radio: “I’m losing ground“. Sto perdendo terreno. Una sorta di resa in attesa di eventi che possano in qualche modo ribaltare le sorti di un Gran Premio che diventa sempre più complesso visto che le due RB16B sono su strategia ad una sosta.

Per cercare di rianimare le speranze di Hamilton, Bono avvisa il suo pilota che Stroll è in posizione quattro e che in caso di Safety Car si è in “finestra” per cogliere delle opportunità. Un messaggio che sa più di speranza che di strategia.

L’episodio potenzialmente favorevole si materializza al giro 31, quando la posteriore destra della Aston Martin del canadese cede di schianto sul rettilineo di partenza facendo avviare una carambola che fa piantare la AMR21 nelle barriere in cemento alla sinistra della pista. Nel passaggio precedente i distacchi erano i seguenti:

Bono si apre in radio e annuncia “Yellow on the straight, pit entry is closed. Safety car, keep the delta positive and keep the right on the main straight“.

Al passaggio delle vetture sul luogo dell’impatto si nota che la pista non è in perfette condizioni a causa dei tanti detriti rimasti sull’asfalto.

La pit lane verrà riaperta al passaggio 34. Durante i giri in regime di vettura di sicurezza Hamilton può fare il punto della situazione con più calma evidenziando quali siano i problemi che sta incontrando: “In the middle sector is impressive. I can’t follow in the middle sector” dice Lewis riferendosi alla Red Bull di Perez. È chiaro che in quella zona la W12, risentendo degli scarti aerodinamici, faccia fatica. E sforzi maggiormente le gomme Pirelli a mescola dura che a tratti sono molto scivolose. Hamilton trova il tempo di sincerarsi anche delle condizioni di Stroll. Bono rassicura: “driver is ok.

La pit lane resta chiusa fino al giro 35, cosa che non dà la possibilità ai protagonisti di inventare una strategia diversa. Ovviamente la ripartenza è un’occasione ghiotta per rimettere in asse una gara che sta dando ben poche soddisfazioni al campione del mondo.

Prima del riavvio delle ostilità c’è un interessantissimo scambio di vendute tra pilota e ingegnere. Un qualcosa che ci aiuterà a capire meglio quanto accadrà al passaggio 50, quello del lungo che fa perdere capra e cavoli al britannico.

Bono si apre per catechizzare Hamilton: “[…] Switch for the safety car restart”. E Lewis: “For… the tyres?“. Bono: “For tyres, yes“. Praticamente Hamilton deve impostare la modalità MAGIC che serve, tra le altre cose, a mandare in temperatura le gomme. Nonché i freni. Ma di questo parlerò diffusamente nella spiegazione di cosa è andato sorto dopo lo standig start del giro 49. L’episodio viene sottolineato per spiegare che è norma e prassi usare tale modalità sotto SC. Specie in assenza del DAS che tanto era utile per mettere “in finestra” le gomme.

Ancora sotto Safety Car, Hamilton sottolinea che sta perdendo temperatura alle coperture anteriori e che non può attaccare in queste condizioni. Un ritornello ripetuto diverse volte prima che, alla tornata 36, la gara riparta normalmente. Poco prima che le operazioni riprendano, Hamilton chiede di fare qualcosa dal punto di vista strategico, resosi conto che con le hard le possibilità di recuperare posizioni sono molto limitate. Bono dice in maniera perentoria: “There’s nothing on the table, Lewis“. La replica è un “understood” abbastanza piccato.

Al restart, quindi, bisogna inventare qualcosa. Bono comanda “STRAT 5” per permettere – o almeno per tentare – il sorpasso. Contestualmente fa riferimento al deselezionamento della modalità MAGIC. Mentre le due Red Bull zigzagano furiosamente, Lewis tiene la linea dritta per cercare di non perdere terreno quando Verstappen darà lo strappo decisivo.

C’è un momento in cui la W12 si affianca alla RB16B di Perez ma la differenza in staccata è elevatissima. Segno che le gomme della creatura di Adrian Newey erano già in temperatura. Hamilton, pertanto, si accoda vendendo fallire il suo tentativo di riaprire i giochi.

A questo punto il soprasso deve avvenire in pista. Hamilton alza il ritmo e al giro 38 marca il miglior passaggio in 1’45”215. Tempo di rilievo che le Red Bull, a turno, abbasseranno in relativa scioltezza. Al Passaggio 41 Lewis appare sconsolato. Si pare in radio e dice ” Non posso avvicinarmi di più“. Nonostante ciò, due giri dopo, arriva un 1’44’769 che lascia immaginare che qualcosa possa muoversi. Ma nulla di tutto questo si realizzerà.

Sembra davvero finita qua, con le posizioni sedimentate in una gara che si avvia stancamente al suo epilogo. Ma un clamoroso colpo di scena riapre i giochi: Max Verstappen è a muro per un problema alla posteriore sinistra. Siamo alla tornata numero 46.

Dall’immagine si evince che Lewis entra in un polverone dal quale sbucano detriti di carbonio. Bono avvisa immediatamente della presenza delle bandiere gialle e, pochi metri dopo, ribatte affermando che Max ha avuto un problema ad una gomma ed out. Il giro scorre via come nulla fosse accaduto. Sia Perez che Hamilton spingono finché, a fine tornata, viene deliberata la Safety Car perché a pista è in pessime condizioni. Al termine del gran premio gara Pirelli parlerà di un detrito alla base del problema allo pneumatico della RB16B.

Bono arringa il suo pilota dicendo che dovrà passare per la pit lane senza doversi però fermare. Serve pista libera agli adetti per mettere in sicurezza il tracciato. L’ingegnere, appena la 44 imbocca la linea dei box, ribadisce: “No stopping, is drive through“. E poi: “Magical“. Ecco che la modalità sotto le lente d’ingrandimento in questi giorni viene imposta. In questi momenti si intensificano gli scambi di vedute. Lewis domanda se per Max si è trattato di un problema tecnico e di una bucatura. Bono asserisce di non esserne sicuro, che è difficile da stabilire al momento.

Con un po’ di ritardo, Masi, al morire del giro 48, impone bandiera rossa. La notizia arriva al pilota che deve entrare in pit lane e spegnere la monoposto. Hamilton si limita a domandare delle condizioni di salute del collega. E poi dice “Race is over“. Evidentemente, con soli due giri da disputare, si riteneva che le operazioni potessero ritenersi concluse.

Quando la macchina è sui cavalletti, Bono spiega che la gara ripartirà. Non si sa ancora con quali modalità. Hamilton allora chiede se potrà cambiare le gomme e se mancano effettivamente tre giri. Le risposte sono entrambe affermative e si fa menzione ad un treno di gomme morbide. Colpisce che la cosa venga detta con tono furtivo, a bassa voce. Quasi a non volersi far ascoltare dalla concorrenza che ha orecchie ben drizzate.

A questo punto Bono ritiene che ci saranno almeno dieci minuti di stop. Lewis può saltare giù dalla vettura.

Nella pausa imposta la camera viene oscurata, finché non ritornano le immagini che mostrano i meccanici lavorare alla W12. Le gomme montate sono in effetti quel treno cui si faceva menzione: soft usate. Le vetture effettuano un giro di installazione per schierarsi nuovamente in griglia. Mancheranno sole due tornate: Hamilton si gioca la possibilità di vincere. Nel giro di schieramento assistiamo ai soliti zigzag con la modalità “MAGIC” impostata.

Quando è nella sua pizzola, Bono comanda “STRAT5“. Sul volante si illumina “PLUS5“. “Last car approaching the grid” gracchia la radio e salgono i giri motore con Lewis che innesta la prima marcia. Si possono notare indistintamente i freni fumare per il precedente furioso riscaldamento. L’inglese sa che può giocarsi tutto solo alla prima staccata.

Lo start è ottimo: Hamilton balza subito davanti a Perez che accenna una difesa che non può concretizzarsi. Sembra fatta, ma all’approccio di Curva 1 il colpo di scena, l’ennesimo, del GP: la monoposto nera va lunga, lunghissima, tanto da dover far sfilare tutto il plotone.

In ingresso di Curva 2, dopo che Lewis ha atteso che tutto il gruppo passasse, riprende la pista. In quel momento si trova un muro di fumo dinnanzi causato da un quasi contatto tra le due Alfa Romeo di Raikkonen e Giovinazzi.

Solo dopo il secondo settore Hamilton si apre in radio dicendo “I’m so sorry guys“. Nell’ultima tornata, caratterizzata dal silenzio, Hamilton si stacca da Nikita Mazepin che precede per tenersi alla larga da ulteriori guai. Nel secondo settore si percepisce perché alza volontariamente il piede dall’acceleratore per prendere margine. La gara termina con una mestissima sedicesima posizione, ultimo dei piloti rimasti in azione.

Riavvolgiamo in nastro e proviamo a capire cose è successo alla ripartenza. Alla fine di un giro di rientro caratterizzato da un silenzio tombale, Hamilton resta in macchina per molto tempo prima di aprirsi in radio e domandare: “Ho lasciato il Magic acceso?“. E poi: “L’avevo spento, giuro che l’avevo spento!“. La comunicazione non era nitidissima, ma le parole proferite sono più o meno queste. La risposta di Bonnington è esplicativa: “Sì, Lewis, era spento. Ma lo hai riattivato nuovamente per errore mentre cambiavi marcia. Ne parliamo dopo. Il pilota, evidentemente scosso, indugia ancora nell’abitacolo della W12 continuando a scuotere la testa. Dopo un minuto abbandona la vettura mestamente e le comunicazioni si interrompono.

Si sta molto discutendo in queste ore della modalità MAGIC. Nulla di misterioso o anomalo come qualcuno ha romanzato. Il settaggio in oggetto non fa altro che impostare, al contempo, una serie di parametri tra cui bilanciamento di frenata e MGU-K. In soldoni, consente di riscaldare i freni più rapidamente modificando le impostazioni di rigenerazione ibrida e di polarizzazione dei freni.

Il “MAGIC” taglia la frenata ibrida sulle ruote posteriori per poi spostare la frenata idraulica verso le ruote anteriori. In questo modo vengono utilizzati maggiormente sia i freni frontali che quelli posteriori. Al fine, chiaramente, di riscaldarli. Viene da sé che tentare la staccare forte con tale setup bloccherà automaticamente gli pneumatici anteriori. Richiamando il MAGIC, quindi, si ottiene un aumento termico sensibile del materiale frenante che, di conseguenza, determina anche un aumento della temperatura delle gomme. Un mix di elementi tale permettere di piazzare nella giusta finestra di utilizzo le coperture sui due assi di cui quello frontale è chiaramente il più importante per avere la giusta direzionalità in avvio di gara. O in una ripartenza da fermo con soli due giri da disputare.

La modalità magica, tra le altre cose, sposta inesorabilmente il brake balance. Si è stimato che il passaggio dal settaggio da “off” a “on” abbia trasferito il bilanciamento da 51% ANT e 49 POS a 86,5 ANT e 13,5 POST. Uno sbilanciamento drastico che ha causato il bloccaggio delle anteriori e il succedaneo lungo a Curva 1.

Hamilton, in definitiva, stacca nel punto giusto. A venir meno è l’equilibrio della forza frenante causato da un assetto che si usa in fase preparatoria dell’avvio di gara. Un errore involontario che ha determinato il disastro. Quindi è possibile affermare senza ombra di dubbio che quello del campione del mondo in carica non è un errore di guida. Ma è piuttosto un evento involontario che, sia chiaro, andava evitato avendo una maggiore attenzione nel gestire il volante in un momento così critico.

C’è tanto rammarico in Mercedes. Delusione che deve essere trasformata in energie positive altrimenti si rischia l’imbarcata. La W12 ha mostrato delle deficienze evidenti su piste anomale come Bahrain, Monaco e Baku. Tracciati sui quali la Red Bull RB16B ha dettato legge in termini prestazionali. Per fortuna di Hamilton e del suo team sono praticamente terminati i circuiti anomali, anche in considerazione dell’annuncio di Singapore di chiamarsi fuori dal calendario. Tra meno di due settimane si va al Paul Ricard, un nastro d’asfalto storicamente amico del team anglo-tedesco. E sarà la gara in cui la FIA disporrà i nuovi e più rigidi controlli sulle ali posteriori. Il mondiale riparte da qua, serve una sterzata netta dopo due gare inaccettabili per chi domina in lungo e in largo da sette anni.

Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1TV

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Diego Catalano