Essere Fernando

Essere Fernando: bentornato Alonso!

Fernando si toglie qualche sfizio, sorride e scherza nelle interviste. Per un attimo sveste quell’aria cupa che lo caratterizza, prodigandosi in un siparietto simpatico che coinvolge Lando Norris. Segno di una serenità ritrovata, di un nuovo modo di interpretare la vita. Il motivo è forse più semplice di quanto si creda. Alonso si sente a casa. Alpine è Renault, la squadra che lo ha visto crescere, che lo ha consacrato campione. Adattarsi, riabituarsi, riprendere le misure: più facile laddove c’è stima, gratitudine, confidenza.

Fernando non fa nulla di eccezionale in fondo, solo ciò che ci si aspetta da lui. Se qualche volta ha arrancato, se è parso soccombere nel confronto diretto con il compagno, ormai già si tratta di acqua passata. Alonso non è tipo da indugi, l’inedia non fa per la sua tempra. Qualche passo falso ha bagnato gli occhi dei nostalgici, ricordando un altra parabola discendente, un commiato dolcissimo e struggente, quasi una pena da contrappasso per chi aveva osato vestire altri colori. Il ritorno dell’immenso Michael non è stato all’altezza delle passate memorie, ma Schumacher lo ha vissuto a testa alta, dispensando lampi di classe, contribuendo alla crescita di una squadra destinata a dominare.

Fernando Alonso in azione in Stiria.

Per Alonso esisteva la possibilità di un rientro al di sotto delle aspettative, una docile accondiscendenza, un’abitudine al poco. Lo spettro si è palesato, nudo e crudo, in qualche fortunatamente rara occasione. Nessun peccato originale, giusto qualche cosa da sistemare. Ma che è parsa un campanello d’allarme, foriero di infausti presagi. Invece Fernando spazza via tutti i fantasmi, sgombra il campo dalle illazioni, torna a sorprendere. Naturalmente lo fa alla sua maniera, senza il clamore di un botto, lavorando passo a passo, concretizzando ogni risultato possibile. Qualche gara come campo scuola e la consapevolezza che l’apprendistato avrebbe avuto vita breve.

Piaccia o meno questa è la sua attitudine. Rigore, disciplina, dedizione. Una base solidissima alla quale aggiunge il suo personale tocco magico, dato dalla rabbia e dalla fame. Fernando non può certo puntare al mondiale quest’anno e verosimilmente nemmeno il prossimo. Eppure, da brava formichina, sta costruendo le basi per i successi futuri, godendo delle battaglie presenti. Partenze veementi, piccoli sorpassi capolavoro. Muscoli che si mostrano indipendentemente dall’avversario che capita a tiro. Alonso è troppo intelligente per strafare, troppo saggio per sperare nella favola. Per ora si accontenta di tornare in mezzo al suo mondo, nell’unica dimensione che riconosce sua. Non lo fa in pompa magna, s’insinua nel mezzo. Combatte e ribatte, consapevole di avere sempre l’ultima parola.

E la parola è quella della pista, una sentenza talvolta implacabile, più spesso ineluttabile. Ma Fernando non la teme e in Stiria passa l’esame a pieni voti: top ten in qualifica, a punti in gara. Una progressione resa ancora più stupefacente dalla prestazione sotto tono di Ocon, stranamente attardato, mai del tutto a proprio agio. Alonso invece si diverte e battaglia, sorpassa, non incassa, fa risorgere un antico splendore. Quanto basta per redimersi ai suoi occhi, per far sgranare i nostri, riempiendoli di compiaciuto stupore. Bentornato Alonso!


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Alpine

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Veronica Vesco