L’ottavo round del mondiale di F1 entra nel vivo. Sembrava quasi un altro sport quello praticato da Max Verstappen oggi dopo le 15. Nessun rivale ha impensierito sul serio l’olandese. La RB16B numero 33 ha fatto il vuoto dietro di se e a dir la verità nemmeno con troppa fatica. Al netto della superiorità Red bull in casa Mercedes l’ottimismo resta comunque moderato. Sottovalutare il sette volte campione del mondo è un errore che la scuderia austriaca non può permettersi, considerando che la competitività della W12, in genere, la domenica sale. Sabato difficile per la Rossa che di fatto produce la peggior qualifica stagionale.
Memori del pessimo rendimento al Paul Ricard, i tecnici del Cavallino hanno deciso di correggere il tiro. Sin dalle prime libere del venerdì infatti, abbiamo notato l’interesse estremo nel comprendere il comportamento della vettura. Focalizzarsi sulla raccolta dati per trovare la messa a punto ideale, capace di fornire un buon ritmo per affrontare la gara senza sorprese negative. Sotto questo aspetto, disporre di un carico maggiore aiuterà senz’altro i ferraristi nella gestione degli pneumatici, fattore fondamentale per non ripetere la deblace sportiva sciorinata in terra transalpina.
Sacrificare in parte la qualifica ha di fatto mandato in crisi Sainz. Lo spagnolo non è stato in grado di trovare il giusto feeling con la propria auto e malgrado i diversi cambi di set up la parte centrale della pista non è stata digerita al meglio dalla numero 55. Dando una rapida occhiata al grafico della Speed salta alla vista il gap accusato in percorrenza di curva 6. Tratto di pista che, tenendo presente le caratteristiche di guida dell’iberico molto abile nel portare velocità all’apice, doveva essere nelle sue corde. Tale risultato indica il “disagio” sofferto che non ha permesso al madrileño di estrarre il massimo dalla vettura.
Da notare, inoltre, l’ottima performance di Leclerc in uscita di curva 7, dove grazie ad una buona trazione riesce raggiungere una velocità superiore per tutto l’allungo che porta alla 9. Curva in discesa dove dove l’ex McLaren recupera parte del gap accusato sul monegasco.
Al contrario di quanto abbiamo analizzato dopo le Fp2, non rileviamo variazioni sostanziali se esaminiamo il grafico relativo all’utilizzo della trasmissione. Grazie allo studio delle telemetrie, i ferraristi hanno uniformato l’utilizzo del cambio per massimizzare le prestazioni. Le uniche differenze vanno ricercate in uscita da curva 6 e sull’allungo che porta a curva 9.
Nel primo caso Charles riesce ad anticipare l’inserimento della sesta per via di una traiettoria migliore, mentre nel secondo, godendo di una buona trazione, la numero 16 utilizza più a lungo l’ottava marcia.
Osservando l’immagine a seguire arrivano le conferme di quanto appena detto. In curva 6 Sainz rilascia completamente il gas in percorrenza, denotando una vettura particolarmente sottosterzante. Mentre Leclerc, appoggiando il piede sul gas al 35%, riesce a percorrere questo tratto molto più rapidamente.
Infine, soffermando la nostra attenzione su curva 7, va constatato come Sainz sia costretto a pazientare prima di andare sull’acceleratore. Comportamento che mette in evidenza i problemi sofferti dallo spagnolo nel voltare la sua SF21. Al contrario, in questo tratto Charles riesce ad andare in flat out in maniera immediata.
Il grafico della Speed conferma l’attenzione sul passo gara profuso dal team del Cavallino. Se paragonata a Red Bull e Mercedes, la vettura italiana paga a livello velocistico in tutti gli allunghi del T1. Oltre al noto deficit di cavalli, si conferma una scelta di set up con più carico, necessaria per gestire al meglio gli pneumatici in gara. Ferrari perde terreno nel primo settore dove la velocità di punta è fondamentale per essere competitivi, mentre nelle curve medio-veloci 6 e 7 la Rossa è competitiva quanto Verstappen.
La Red Bull continua ad essere la macchina di riferimento. Fatta eccezione per curva 4, oltre a portare più velocità degli avversari a centro curva, la sua RB16 risulta allo stesso tempo la vettura più rapida sui rettifili grazie alla competitività del propulsore Honda. Mercedes invece, ha probabilmente optato per una messa a punto leggermente più scarica. Bottas accusa un ritardo nelle curve 6, 7 e 9, dove il fattore preponderante per rendere al meglio è l’alta spinta verticale prodotta dalla monoposto.
L’approccio differente di Bottas emerge una volta controllata la traccia del cambio. In curva 3 e 4 infatti, il finlandese scala un marcia in più scaturendo una velocità minima più bassa. Altre due disparità vanno registrate in curva 6 e 10, dove un avantreno preciso in inserimento ed un posteriore ben saldo in uscita risultano cruciali per produrre una buona performance.
Rispetto ai competitor presi in esame, in entrambi i tratti il pilota di Nastola utilizza una marcia in più. Tale scelta è dettata dalla necessità di gestire un retrotreno più scarico per evitare che la sua Freccia Nera vada in sovrasterzo.
L’ulteriore riscontro sull’assetto decisamente più carico della Ferrari arriva analizzando la telemetria attinente all’impiego dell’acceleratore. Nella porzione di pista che unisce curva 6 alla 10 infatti, è Leclerc il pilota che parzializzare in quantità minore.
Questo gli è permesso da un posteriore più carico che, godendo di una spinta verticale superiore, consente alla vettura di percorrere questo tratto del tracciato con una percentuale di gas aperto più alta rispetto agli avversari.
Autori: Alessandro Arcari – @Berrageiz e Umberto Stassi – @umberto_697
Telemetrie: Luca Bettiol – @BettiolLuca