Oltre ad esser in disaccordo sull’episodio che ha visto coinvolti Hamilton e Verstappen nel corso del primo giro del Gp di Gran Bretagna e sui comportamenti tenuti con Masi e gli steward nell’occasione (leggi qui per approfondire), anche sul fronte motoristico, le cose non è che vadano poi tanto meglio tra Christian Horner e Toto Wolff.
Lo scorso 3 luglio 2021, a Spielberg, si è tenuto il primo grande meeting, a cui tutti i costruttori di F1 hanno preso parte (coinvolti anche Audi e Porsche) per iniziare a tracciare le linee guida riguardanti i futuri regolamenti 2025 della prossima generazione di motori. Tali discussioni, come vi avevamo in precedenza riportato (leggi qui), starebbero portando la categoria verso una nuova tipologia di power unit: più economica, dotata di una parte elettrica più potente (senza ricorrere all’utilizzo però dell’MGU-H) e della componente a combustione interna predisposta alla combustione di carburanti e-fuel (ovvero a zero emissioni di carbonio).
Scegliendo di puntare appunto ancora sull’utilizzo di quello che in gergo tecnico chiamiamo ICE, un altro aspetto intorno al quale si starebbe dibattendo è il rombo che dette power unit dovrebbe riuscire a produrre. Gli esponenti della F1 sembrano essersi divisi in due fazioni. Una capitanata dal team principal della Red Bull, a cui piacerebbe far ritornare il sound protagonista, con l’altra, diametralmente opposta, guidata dal pari grado in Mercedes, Toto Wolff, a mantenere un profilo più coerente con i tempi che corrono.
“Il nostro è un punto di vista diverso rispetto a quello Mercedes” ha esordito Christian Horner prima di esporre il proprio pensiero. “A differenza loro non disponiamo di una nostra gamma di vetture stradali e dunque non fatturiamo milioni di dollari l’anno tramite dette vendite. Anche se riteniamo interessante la proposta di limitare il motore a combustione, credo che dovremmo chiederci: ‘Come sarà la F1 nel 2035 quando tutto il mondo si ritroverà ad utilizzare un’auto elettrica?’ Prima di allora ci ritroveremo in un periodo di transizione e ad un bivio importante per definire quello che sarà il futuro del nostro sport”.
La F1 dovrà prendere una decisione difficile e anche molto coraggiosa, soprattutto perché neanche il mondo all’esterno sa davvero cosa intende fare del proprio futuro. Ogni mese assistiamo a delle nuove prese di posizione. L’ultima proposta, presentata dalla Commissione Europea lo scorso 14 luglio a Bruxelles, si pone come obiettivo quello di ridurre i gas nocivi del 55% entro il 2030 (coinvolte soprattutto le industrie) e di vietare la vendita di tutti quei veicoli che aumentano le emissioni di CO2 a partire dal 2035.
Molti giornali, la scorsa settimana, davano la notizia attraverso titoli del tipo: ‘Sarà la fine dei rifornimenti?‘. Tuttavia, non bisogna dimenticare che esistono sport, appunto, come la F1, in cui attraverso la ricerca e lo sviluppo, potrebbe esser reso possibile, ciò che adesso appare irrealizzabile. Eliminare dal mercato veicoli a zero emissioni di CO2, non esclude il fatto che si possa continuare ad andare alla pompa di ‘benzina’ dopo il 2035 (c’è molto ancora in ballo e da definire in tal senso). Le case costruttrici di automobili non sembrano ancora disposte a gettarsi completamente sull’elettrico e in questo senso, la F1 potrebbe fornire loro un aiuto importante, spingendo sullo sviluppo di combustibili sempre più sostenibili fino a diventare completamente a zero emissioni di carbonio.
Questo è l’obiettivo che la categoria si è prefissata per il 2025-2026, ovvero per quando si deciderà di far subentrare il nuovo regolamento relativo ai propulsori. Norme che potrebbero slittare di un anno per permettere ai costruttori di adeguarsi al cambiamento nel miglior modo possibile (essenziale in tale operazione mantenere un quadro economico basso e accessibile anche a nuovi costruttori).
È per questa ragione quindi che Horner crede che poter tornare a sentire un rombo più corposo e ‘ruggente’ sia qualcosa di possibile. “Quando, ad Abu Dhabi 2020, Fernando Alonso ha guidato la sua Renault V10 i fan sono letteralmente impazziti” ha ricordato il manager a sostegno della sua proposta. “Il sound delle monoposto offre un fattore emozionale in più e resta un elemento chiave di questo sport. Dobbiamo alzare il volume e farlo in modo responsabile, economico, sostenibile e rispettoso dell’ambiente. L’aspetto dell’intrattenimento non va trascurato”.
Parole che però non sembrano voler far cambiare idea al numero uno di Mercedes: “Non sono d’accordo con Christian. I nostri pensieri devono essere calibrati: non siamo la generazione più rilevante” chiosa Wolff esponendo la propria tesi. “Se si chiedesse a un 18 enne o a un 22 enne di offrire il proprio parere nei confronti del sound delle attuali monoposto, scopriremmo che per lui non è un fattore così importante. La maggior parte dei ragazzi, oramai, segue l’azione dalla tv o comunque attraverso uno schermo. Anche a me piacerebbe risentire l’urlo di un 12 cilindri mentre percorre la pista. Ma siamo uno sport e un’azienda che deve guardare all’ambiente e all’impatto generato su di esso. Tornare a quel genere di motori sarebbe totalmente disallineato con il mondo in cui ci troviamo e in più allontanerebbe tutti i partner dalla F1“.
Tornare ai V12 ovviamente, piuttosto che altamente improbabile, è certamente impossibile. Allo stato attuale, la categoria si ritrova a fare i conti con dei V6 e per il futuro, secondo quanto affermato da Helmut Marko (leggi qui), ci sarebbero costruttori come Audi e Porsche che avrebbero avanzato la proposta di andare a lavorare addirittura su dei 4 cilindri. Tralasciando questo però, non è detto che una cosa escluda l’altra. Il sound non è certamente l’aspetto più importante del mondo, ma sicuramente è tra quelli che colpisce di più quando si ha l’opportunità di andare in pista.
Innalzare di qualche decibel il livello del volume non sarebbe poi così male. L‘importante è che venga fatto restando coerenti al profilo carbon-neutral che il mondo ci impone.
F1-Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
F1-Foto: Formula Uno – Red Bull – Mercedes – Renault