Formula 1

Ma Binotto… è davvero l’uomo giusto per la Ferrari?

Gli ultimi risultati della Ferrari in F1 sono lì. Basta buttarci un occhio per vederli. Il blasone della storica scuderia italiana pretenderebbe qualcosa di più, siamo d’accordo, ma non sempre tradizione e successo vanno a braccetto. C’è insoddisfazione, naturalmente. Molta di più di quella che la stessa dirigenza dà a vedere. E cosa succede quando chi è obbligato a vincere non ci riesce? Mettendo da parte le ovvietà, la risposta potrebbe risultare piuttosto articolata. 

Delle varie sfaccettature analizzabili vale la pena menzionare un fattore prodotto dai risultati negativi: la pressione. Oltre allo scoramento organico generato dal fiasco prestazionale, questa sollecitazione preme con forza sulle meningi di chi è costretto a risollevare la questione. E, di sicuro, rende tutto molto più complicato di quanto già non lo sia. Se poi, come nel caso del team di Maranello, tale elemento è un inquilino storico beh… il quadro si aggrava e di parecchio.

Le doti da leader sono molteplici e nel bagaglio tecnico di chi siede più in alto di tutti non può certo mancare la capacità di gestione. In F1, a così alti livelli, saper amministrare la pressione risulta prioritario oltre che basilare. Riuscirci significa fare la differenza, disciplina nella quale Mercedes AMG F1 ha dato prova di essere cattedratica durante la stagione 2018, proprio quando si è trovata in lotta per il titolo mondiale con la Ferrari (leggi qui i piani futuri del team italiano). Intendiamoci… anche i tedeschi hanno sbagliato. Forse lo hanno fatto per ricordarci che erano umani? Chissà! 

il colloquio tra Mattia Binotto (Scuderia Ferrari) a Toto Wolff (Mercedes AMG F1)

Tuttavia, massimizzare le qualità disponibili mantenendo ansia e stress lontane dalla competizione ha prodotto una minima percentuale di errore, che messa a confronto con quella altissima della squadra italiana ha determinato il risultato finale a loro favore che noi tutti ben conosciamo. 

Esauriti i convenevoli o la premessa, se meglio credete, leggiamo le parole di Mattia (scopri una mossa vincente di Binotto) rilasciate di recente al web magazine Motorsport. Eccole…

“Mi piace la pressione. La sento positiva. Ha sempre creato uno stimolo al gruppo per trovare la maniera di fare meglio. Il primo errore da non commettere in F1 infatti, è proprio quello di accontentarsi. Per questo avere una pressione esterna che ci stimola a migliorare risulta importante. Di certo va tradotta in atteggiamenti positivi e per questo si tratta di un esercizio tutt’altro che banale, oltre che difficile.”

lo sguardo deciso di Mattia Binotto, team principal della Scuderia Ferrari

Che dire. La teoria di Binotto non fa una piega. Recitata summa cum laude. Chapeau. Peccato per la pratica… verrebbe da dire ironizzando. Perché con Mattia timoniere, eccetto rarissimi casi, l’arduo esercizio menzionato dall’ingegnere occhialuto è rimasto perlopiù sulla punta della lingua. Guardarsi nel profondo, avere il coraggio di porsi delle domande e rispondere sinceramente non è mai facile. Chissà se lo “spilungone” di Losanna lo fa, ogni tanto, la mattina, prima di prendere il caffè e vestire di rosso. Proviamo a capirlo nel prossimo paragrafo.

“Digerire le critiche in F1 non è mai semplice. Sono da ventisette anni in questo ambiente e posso ritenermi fortunato di aver avuto a che fare, per citare due nomi, con Jean Todt e Ross Brawn. Ho avuto molti leader come esempio che hanno gestito pressioni e momenti complicati in generale. Per questo posso dire che l’importante sia portare al porto la barca”

la determinazione di Mattia Binotto, team principal della Scuderia Ferrari

Non possiedo la patente nautica e non ho mai avuto l’occasione di guidare un mezzo galleggiante. Se dovessi mai farlo, un giorno, preferirei non ricevere consigli da Mattia però. Per tornare al mio interrogativo, quello che riguarda il possibile esame di coscienza del “capellone” di Maranello, credo di avere una risposta. Sì… lo fa. Binotto si analizza. Non ho dubbi. E pure in maniera onesta. In fondo si tratta di capire… anche se nel suo caso, spesso, non sembra funzionare.


F1-Autore: Alessandro Arcari@Berrageiz

F1-Foto: Ferrari – Mercedes AMG F1 Team

Condividi
Pubblicato da
Zander Arcari