Team principal della Scuderia Ferrari, lo svizzero Binotto “comunica”. Su come lo faccia potremmo stare a discutere per giornate intere. È molto probabile, infatti, che non si tratti di una delle sue doti migliori. Su questo siamo d’accordo, credo. Ma gestire per intero un Reparto Corse di F1 carico di pressione come quello italiano non dev’essere affatto facile. Al contrario, non credo di sbagliare sostenendo che farlo sia davvero un grande casino.
Poi c’è pure da valutare un’altra cosa, volendo: avere un background da ingegnere motorista di F1 alle spalle non sembrerebbe il curriculum ideale per sedere sul trono del “comunicatore”; colui, secondo Google, in grado di accompagnare ad una certa disinvoltura nel farlo, la facoltà di convincere, trascinare e persuadere gli ascoltatori. Pratica nella quale Toto Wolff, ad esempio, è un vero maestro, sebbene come Mattia non abbia alle spalle studi mirati in tal senso. Nel suo caso trattasi di indubbia dote innata.
Tornando a Binotto, c’è chi sostiene che non sia supportato in maniera adeguata dall’ufficio stampa. Abbandonato in balia delle “onde” mediatiche che puntualmente lo travolgono nell’arco dei fine settimana. Chissà… potrebbe anche essere vero. Personalmente non ho l’esperienza nel campo per confermalo o smentirlo. Ma una cosa però va detta, abbracciando una visione d’insieme più ampia, e riguarda la scelta di sacrificare un quattro volte campione del mondo a favore di Carlos Sainz.
Lo spagnolo si è inserito alla grande nel team di Maranello. Non è certo un segreto. Sin dal primissimo approccio le due parti in questione hanno trovato un punto di incontro ideale. Due ingranaggi incastrati alla perfezione e sapientemente oliati dai continui elogi profusi dall’ingegnere occhialuto. Un pezzo del puzzle che inserito al momento giusto ha tenuto in piedi un’immagine, quella Ferrari, che inesorabilmente stava crollando davanti agli occhi dei tifosi. Il quadro di famiglia, infatti, era avvelenato dalla competizione.
Parliamoci chiaro: la coppia Vettel-Leclerc non ha funzionato in pista, nel paddock e nemmeno lontano dai circuiti. Le parole di circostanza, le scenette simpatiche per i social media e le scuse reciproche recitate fuori dall’abitacolo in seguito a diversi incontri ravvicinati erano poco credibili. Tutta retorica. E infatti, ancora prima che la stagione prendesse il via, arriva la decisione di non rinnovare il contratto a Sebastian. L’idea di restare ancora insieme non era più cosa buona. Faceva parte di un improbabile scenario che comprendeva una relazione consumata, un pilota oramai turbato e la chiara necessità di formare una squadra unita che mai sarebbe stata tale con la coppia Vettel-Leclerc.
La scelta di Binotto, pertanto, si può definire più che azzeccata. Sebbene i modi impiegati per metterla in atto non si possano propriamente definire “umani”, dare un calcio nel sedere all’ex Red Bull ha di fatto regalato serenità all’ambiente. Come detto il duo non funzionava. Lo abbiamo visto sin dalla primissima gara in Australia, dove solo la fortuna nel contatto al via ha evitato conseguenze. Mentre invece, adesso, dando una rapida occhiata allo “spogliatoio” della Rossa, troviamo forte compattezza sorretta da quell’unione di intenti tanto bramata e assente nelle due ultime stagioni.
Dall’altra parte, sponda campione di Heppenheim, tutto scorre. L’inizio complicato dovuto in gran parte ai problemi di messa a punto della monoposto britannica è solo un ricordo sbiadito nella mente dei tifosi. Entusiasti di poter ammirare le gesta del proprio idolo. Di assaporare il sorriso spontaneo e quella luce negli occhi del teutonico che tante soddisfazioni ha regalato in passato. Vestito dall’elegante British racing green Sebastian è tornato a “spaccare”. Magari non è il più il campionissimo di una volta. Può darsi. Ma resta pur sempre un pilota di F1 di tutto rispetto, capace di fare la differenza in pista e dare filo da torcere agli avversari.
Impegnato nel sociale Seb è rinato sportivamente parlando. E in parte lo deve proprio a chi non lo supportava più. Colui che senza mezzi termini lo ha valutato inutile alla causa prima e cestinato senza troppi scrupoli poi. Malgrado l’epifania morale che ha “giustamente” investito il team principal capellone per i modi scortesi e irrispettosi utilizzati per mettere atto il piano risolutorio, per una volta saremo tutti d’accodo nel dire che Mattia ha fatto la cosa giusta…
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
F1-Foto: Ferrari