Un attempato John Elkann, asciutto, ormai pochi e bianchi capelli, prende la parola da una stanza sobriamente arredata. Il suo busto si riflette sulla scrivania in legno-titanio lucidata a specchio. La telecamera in ultra definizione non può non mostrare i segni del tempo. Ma Elkann sembra davvero in gran forma. Compulsa alcuni fogli e ha davanti a sé un Ipad flessibile. Dà un’occhiata veloce al Patek Philippe 1953 da 2,9 milioni di euro al polso, l’unico vezzo in un vestire, almeno apparentemente, sobrio.
Indossa un classico completo Armani–Maranello in aracnofibra termoreattiva, leggerissimo e capace di adattarsi alle condizioni ambientali per garantire un comfort eccellente al corpo di chi lo indossa. Camicia della stessa marca e cravatta Regimental, rigorosamente di seta, Gucci. Si toglie gli occhiali da vista. Li usano ormai in pochi: il trapianto del cristallino artificiale ha risolto tutte le problematiche del decadimento della vista con l’età. Avere degli occhiali, seppur in fibra di titanio e resina, è una precisa scelta.
Il tempo di bere una sorsata d’acqua, rigorosamente da vetroplastica biodegradabile e microfiltrata, per poi accendere il microfono a levitazione magnetica che si solleva alla giusta posizione dalla bocca dell’interlocutore. Prima di prendere la parola, guarda il tecnico alla sua sinistra. Gli fa “OK” con il pollice della mano destra. Può cominciare. Si va in scena.
“Cari investitori e membri del consiglio di amministrazione, possiamo dire che ormai il nostro brand è consolidato. E’, in tutto e per tutto, un marchio di lusso. D’altronde era questo l’obiettivo che ci eravamo posti sin dall’inizio, quando siamo venuti a capo del marchio, dopo la gloriosa epoca del fondatore… (attimo di pausa)… si…mmm (qualcuno gli si avvicina e suggerisce qualcosa)… Enzo Ferrari e gli anni di Montezemolo.“
“Ferrari deve rappresentare un’esperienza totalizzante, esclusiva, per pochi ma che nell’immaginario collettivo deve restare simbolo di potenza, velocità, sogno. Come sapete, abbiamo ormai una linea esclusiva di accessori che rappresenta oltre il trenta per cento dei nostri introiti. In dettaglio, sono orgoglioso di annunciarvi che abbiamo sviluppato in esclusiva con Bose un sound unico che riproduce esattamente il rumore dei nostri gloriosi 12 cilindri, e che andrà ad equipaggiare tutto il nostro parco elettrico. Si tratta di vetture come la Kimi, la Niki, la Michael. Ovviamente sia nelle versioni SUV che cittadine.”
“Bose si è occupata di trasformare il suono originale in una firma digitale che varierà a seconda delle condizioni climatiche esterne, dell’utilizzo del veicolo e delle impostazioni di guida. Con Apple, inutile ricovare che abbiamo ormai una partnership di un lustro per produrre gli indossabili versione passione-Ferrari, e la stessa cosa dicasi per gli apparati medicali.”
“Per quel che riguarda il settore moda, ormai sapete che siamo presenti da un decennio presso le principali sfilate di moda, e il marchio Armani–Maranello sta andando benissimo. Nel settore dei cosmetici la linea per uomo va alla grande e anche i profumi, con le classiche 5 varianti, sono diventati un prodotto apprezzato e richiesto. Ma passiamo a tutt’altro settore.”
“Abbiamo stretto un accordo con Warner Bros per una serie di 5 film, da spalmare in dieci anni, che riguardano la vita di … mmm… Enzo Ferrari e altre figura della nostra storia. Naturalmente prevediamo introiti notevoli per questi film, e seguiremo passo passo questi lungometraggi, come da accorti contrattuali, a partire dalla sceneggiatura. Se tutto andrà come prevediamo, metteremo in cantiere altri film e serie Tv.”
“I ristoranti esclusivi della nostra catena “Il Cavallino rampante” sono ormai aperti in tutti i principali paesi occidentali, negli Emirati Arabi, in Turchia, Russia, Messico, e stiamo stipulando contratti per avere almeno 10 nuovi ristoranti anche in Cina. Ah, dimenticavo, stiamo anche allestendo un nuovo museo per le gare automobilistiche. Come ben sapete le corse, almeno per noi appartengono al passato. Per essere chiari: molti costi, poca gloria, pensiamo soprattutto alle gestioni precedenti alla chiusura del Reparto Corse e della Ges, e ancora meno ritorno economico. Il nostro marchio si vende da solo, che si vinca o si perda. E’ un fatto.”
“Quindi un buon amministratore, fatta la tara, deve tagliere i rami secchi. D’altronde, il nostro passato vive ancora, almeno idealmente, nelle nostre stradali. Tuttavia, pensando alla nostra epopea del motorsport, consegnata ormai ai libri di storia, pensiamo di poter introitare molti milioni di euro creando un esclusivo museo della corse Ferrari; una vera e propria esperienza esclusiva per il pubblico nostalgico che, secondo un report interno che abbiamo commissionato, è assai rilevante e soprattutto distribuito tutto il mondo.”
“Grazie, per questo trimestre fiscale è tutto. E forza Ferrari”
Applausi.
Sipario.
Dal vostro inviato nel Multiverso dei futuri ipotetici: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
F1-Foto: Scuderia Ferrari
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Chiudono il reparto corse??????
Allora questo calza bene per loro
Stava bene
Per stare meglio
Qui è sepolto.
Così finirà la vita della ferrari
... Forse la storia finira cosi. il fatto è, che di elkann, non ci si può piu fidare ... poi lui ha comprato poco tempo fà la ditta di lusso christian audigier, cosi si capice comè pensa le cose questo ragazzo.