Enzo Ferrari se ne è andato via, in punta di piedi, nell’estate del 1988. Proprio il 14 agosto. Era l’ultimo “scherzo”, se così si può dire, di un gigante che aveva dato vita a un sogno in F1 e che aveva un rapporto di odio e amore con i mass media e la celebrità. Poco meno di un mese dopo, a settembre, nel gran premio di Monza, la Ferrari, con Berger e Alboreto faceva un’incredibile doppietta. Primo e secondo.
Era una cosa impronosticabile, perché la mitica McLaren MP4/4 con i due assi del volante Senna e Prost era semplicemente imbattibile. Una macchina quasi perfetta.
Eppure… eppure accadde ciò che non sarebbe dovuto accadere. Prima Prost vide ammutolirsi il suo propulsore Honda. Poi Senna, forse troppo ottimista, durante un doppiaggio fu buttato fuori proprio dal doppiato. Jeal Louis Schlesser, chi era costui? (per dirla con il Manzoni)
E così, negli ultimi giri, ecco una lunga, infinita parata. Una doppietta tutta rossa. E Monza in festa. Commossa e in festa. Dove le lacrime di gioia si mescolavano al fresco lutto per la morte del Drake. Venne a tanti da pensare, anche al sottoscritto, che in qualche modo il cielo avesse voluto omaggiare Enzo Ferrari. E, francamente, lo penso ancora oggi.
La retorica probabilmente si spreca quando si parla di personaggi come Ferrari. E il rischio di sembrare banali è dietro l’angolo. Enzo era un personaggio molto complesso e non si può certo ridurre la sua lunghissima vita (morì a 90 anni) a poche frasi da libro Cuore. Anatema. Una cosa è certa. Il Drake se ne è andato attendendo che la sua creatura, la Ferrari, tornasse a vincere il titolo mondiale, e accadrà solo nel 1999 (Campionato costruttori) e nel 2000 con Schumacher.
Ma forse è andato via nel momento giusto. Cosa farebbe oggi Ferrari in questa F1 ingessata, piena di regole cervellotiche, burocrazia imperante, un regolamento scritto “da 4 ubriachi al bar”, dove la Ferrari (leggi tutti i dettagli della nuova PU di Maranello) conta come il due di picche? Io penso che mediterebbe seriamente il ritiro. Troppo distante questa roba qua dalla fusione di sport e tecnologia che per lui era la massima categoria del motorsport.
Ma, probabilmente, non saremo arrivati a questo punto. Enzo, se fosse servito, sarebbe passato dalle parole ai fatti. Cosa che difetta ai tanti che si sono succeduti, dopo di lui, alla guida della storia scuderia italiana. E se parliamo di oggi… la Ferrari è tornata ad essere la “Cenerentola” della F1. E’ meglio che ci sia… vincere… bé, questo è tutto un altro paio di maniche…
Concludo questo pensiero su Enzo Ferrari, con le parole di Luca Dal Monte, dalla prefazione del suo “Ferrari Rex”.
[…] Solo un pugno di persone, familiari e gli amici più intimi, lo accompagnarono al camposanto, dove venne messo a riposare accanto a Dino nella stella cappella in cui lo attendevano il padre, la madre, il fratello e naturalmente Laura. Era una mattina insolitamente fresca per la metà di agosto. La città era deserta. In giro non c’era nessuno. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Come aveva desiderato, il mondo venne informato solo dopo il funerale. Aveva detto una dozzina di anni prima Bernie Ecclestone, proprietario della Brabham e già allora eminenza grigia della F1: “E’ l’uomo più incredibile che io abbia mai conosciuto, e di gente ne ho conosciuta davvero tanta. E’ una leggenda. E’ come Wintson Churchill. Si parlerà sempre di lui”
E così è stato. […]
Foto: Scuderia Ferrari – F1