Cosa occorre ad un team di F1 per vincere il titolo? A guardare la Mercedes uno potrebbe pensare che sia anche abbastanza semplice, ma se invece spostiamo l’attenzione sul resto del gruppo, notiamo che poi così tanto facile non dev’essere. Il pubblico italiano, essendo prevalente il tifo Ferrari, desidera ardentemente ritornare a vedere una Rossa capace di ripetere le gloriose imprese del passato. E perché no, anche a dominare di nuovo la scena del motorsport.
Per farlo bisognerebbe per prima cosa cercare di replicare quanto fatto da Mercedes negli ultimi anni. Tornata in F1 attraverso l’acquisizione della BrawnGp al termine del 2009, il team di Stoccarda ha trascorso i suoi primi tre/quattro anni abbastanza in sordina. Solo nel 2014 è uscita di colpo allo scoperto andando ad escludere completamente dai giochi tutta la concorrenza. Quel primo periodo, trascorso apparentemente nell’ombra, è servito alla squadra per prepararsi al meglio alla nuova era regolamentare.
I teutonici hanno attuato una pianificazione davvero minuziosa. Il programma che avrebbero dovuto seguire era fitto e complicato. Così hanno speso risorse (umane, tecniche e finanziare) creando un gap che per gli avversari è stato impossibile da colmare. E dire che la Ferrari ad un certo punto sembrava poter riuscire a prenderli. Nel 2017 gli uomini di Maranello, sotto la guida del direttore tecnico Mattia Binotto, riescono a leggere e sfruttare al meglio i nuovi regolamenti tecnici. Normative che, mediante ad una rivisitazione dell’ala anteriore e posteriore, miravano a ridurre l’effetto nocivo della scia e a garantire sostanzialmente degli inseguimenti più ravvicinati.
Che Sebastian Vettel sia stato il primo rivale di Lewis Hamilton nella lotta iridata, sia nel 2017 che nel 2018 ne è la prova. Poi arriva il 2019, Binotto assume il ruolo di team principal e la squadra decide di rischiare il tutto per tutto. L’upgrade della power unit funziona anche meglio del previsto. Arrivano 3 vittorie e nove pole position, ma il salto è stato eccessivo. La FIA scopre l’arcano segreto e attraverso una serie di direttive tecniche, nel 2020, obbligherà la Ferrari a fare un passo indietro così grande da dar vita, in alcuni casi addirittura delle prestazioni davvero ridicole. Il congelamento imposto dal Covid ha fatto il resto.
Ora la squadra si è rimboccata le maniche e i progressi fatti nel corso dell’ultimo inverno stanno quantomeno dando a Leclerc e Sainz l’opportunità di poter disputare un campionato dignitoso. La voglia di tornare in auge c’è. La Ferrari è passione, è voglia di rivalsa è fame di vittoria. Ma allora cosa manca per riprendersi la leadership delle classifiche iridate? Competenze forse? Certo che no. Quelle non sono mai mancate. Anzi. Molto spesso, sono proprio gli ex tecnici di Maranello ad ottenere i riconoscimenti maggiori quando finiscono a ricoprire n ruolo importante all’interno dei team rivali.
Occorre tempo? Di questo ne è già trascorso fin troppo! 14 anni dall’ultimo titolo piloti (Kimi Raikkonen) e 13 dal costruttori. Non è questione di tempo! Si continuerà sempre a restare in questo limbo finché non verranno prese le giuste decisioni. C’è bisogno di stabilità, ma anche di pianificare. Il periodo nero che sta vivendo la Ferrari potrebbe far pensare che manchi ancora molto ai giorni in cui l’inno di Mameli possa risuonare nei circuiti di tutto il mondo come un disco rotto, ma c’è un’opportunità.
I regolamenti 2022 costituiscono una svolta, simile se non ancora più grande di quella avuta nel 2014. Quei team che si saranno preparati adeguatamente al cambiamento potranno sicuramente dire la loro. Le porte del successo sono aperte a tutti. Anche alla Ferrari. Tutto dipenderà dalla pianificazione fatta negli ultimi anni. Fare bene è possibile, ma in caso le cose non dovessero migliorare vi prego: non venite poi a dirci che serve ancora tempo.
F1-Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
F1-Foto: Formula Uno