Le speranze erano ben altre. Ma d’altronde, quando non si riesce a far funzionare una vettura di F1, ci si puoi attendere un risultato uguale o addirittura peggiore di quello che abbiamo visto ieri in qualifica riferito alla Scuderia Ferrari. I protagonisti hanno dato tutto. Questo è fuori discussione. A quanto pare, però, non è stato abbastanza per ottenere un risultato che nelle attese non era super ma nemmeno così deludente.
Chiudere fuori dalla Q3 quando una Williams sfiora la pole è un chiaro segnale che “forse” qualche scelta fatta non è andata esattamente nella giusta direzione (clicca qui per l’analisi on board delle qualifiche). Tuttavia nulla è perduto. Sì perché in F1 i punti si ripartiscono alla domenica. E se le condizioni meteorologiche sanno simili a quelle viste ieri (pare di sì stando alle previsioni), trasformare un esito amaro in grande soddisfazione potrebbe non essere così impossibile.
Ne abbiamo parlato parecchio in questi giorni. Il principio riguarda un fattore di facile comprensione che si utilizza per descrivere un contesto in cui l’eventuale soluzione di un problema ne causerebbe, di conseguenza, un altro. Argomentazione azzeccata se riferita al caso della Ferrari relativo al gap di potenza a livello motoristico.
È risaputo, infatti, come la mancanza di potenza del propulsore italiano vada ad inficiare negativamente sulla prestazione generale della monoposto. E scaricare le ali per guadagnare top speed, purtroppo, non è la soluzione ai problemi. Perdere carico significa peggiorare il rendimento della vettura nelle curve in appoggio, presenti in quantità davvero elevata nel T2 di Spa-Francorchamps.
Prendendo in esame il confronto telemetrico realizzato sul miglior giro push della Q2, diamo un’occhiata all’impostazione dei ferraristi in questo particolare contesto generato dalla pioggia. Sainz ha scelto un assetto un pelo più scarico, convito che una velocità di punta più elevata potesse fare la differenza.
Decisione che lo premia nel primo settore ma che paga a caro prezzo nel T2, dove perde ben mezzo secondo rispetto al compagno di squadra. Nell’ultima parte del tracciato, inoltre, lo spagnolo commette un piccolo errore che di fatto pregiudica il suo crono e non gli consente di lottare per entrare in Q3.
Grazie alla traccia estrapolata dall’uso della trasmissione notiamo un paio di differenze. Sebbene durante le qualifiche la mappatura relativa al cambio (Gx) fosse impostata su valori meno aggressivi, il monegasco sceglie tuttavia maggiore prudenza. In uscita da curva 9, di conseguenza, Charles utilizza la tecnica dello “short shift” per ottenere un’accelerazione graduale e ridurre al minimo il rischio di pattinamento. Per di più, rispetto allo spagnolo, tarda la scalata andando poi ad inserire la sesta marcia alla Fagnes per dare stabilità al mezzo.
Infine, osservando il grafico della telemetria relativa all’acceleratore, salta alla vista una differenza evidente nel T1. La spinta verticale maggiore della quale gode l’auto di Carlos gli consente di affrontare l’Eau Rouge Raidillon in pieno senza alzare il piede dal pedale del gas. Al contrario Leclerc è costretto a parzializzare sino all’87% all’entrata della mitica curva belga, perdendo velocità e tempo.
Affrontare un layout di per se già molto complicato come quello belga, per giunta in condizioni climatiche avverse e cangianti, rappresenta una grandissima sfida per i piloti di F1. Certo è che con il supporto di un assetto più adeguato tutto diventa più “semplice”. Spostando lo sguardo sull’immagine seguente, notiamo come sua maestà sette titoli mondiali Sir Lewis Hamilton produca un allungo migliore nei rettilinei di Spa-Francorchamps.
Tuttavia il britannico marca il miglior crono solamente nel T3. Mentre nel settore centrale del circuito belga, malgrado sia l’olandese Max Verstappen ad ottenere il parziale migliore, sorprende l’approccio a Pouhon del giovane talento inglese e futuro pilota Mercedes.
Sebbene nell’arco del giro si denoti chiaramente una differenza marcata in trazione, visto la minore quantità di carico generato a basse velocità dalla modesta Williams FW43B, George Russell è in grado di percorrere la mitica doppia piega sinistrorsa in discesa ben 12 km/h più veloce rispetto ai competitor presi in esame nel confronto.
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
Telemetrie: Luca Bettiol – @BettiolLuca