Formula 1

Il pagellone dell’Islandese e della Natura del Froldi

Mi è sommamente caro, fra gli autori che amo, Giacomo Leopardi. E c’entra molto con la certezza che ho maturato dopo il Gran Premio d’Inghilterra: tutto da quel momento in poi sarebbe stato in discesa per le Frecce Nere e il baronetto modaiolo Hamilton. Il successivo round di F1 successivo ha confermato questa certezza che prolunga all’infinito un dominio ininterrotto dal 2014. Torniamo un attimo a Leopardi. Provate a seguirmi nella mia lucida “follia”…

Fra le sue “Operette Morali,” che sono, in sostanza, prose sul senso della vita, brilla di luce propria il celeberrimo Dialogo fra la natura e un Islandese. Narra di quest’ultimo, che ha deciso di vivere lontano dagli esseri umani, convinto che l’infelicità sia causata proprio dagli individui che si fanno del male per cose futili e “tanto più si allontanano dalla felicità, quanto più la cercano”. Il nostro decide di vivere appartato per cercare la tranquillità. Perché è già persuaso che la specie umana non può essere felice. Si sposta di landa in landa, in mezzo alla natura, cercando un clima ed un luogo pacifici e sereni.

Non ne trova nessuno: animali pericolosissimi e molesti, altri velenosissimi; malattie di ogni tipo, terremoti, uragani, piogge equatoriali che ti fanno venire i reumatismi, gelo che ti fa incancrenire le membra, fumo degli incendi che ti acceca etc etc… Insomma, non trova neanche la serenità, ma affanni e dolore che perpetuano la sua infelicità. Si persuade allora che sia la stessa natura a perseguitarci. Non solo. La natura ci ha dato il desiderio infinito di cercare e volere la felicità. Desiderio che, essendo infinito, non potrà mai essere appagato. E quindi la specie umana non sarà mai felice; anzi, sarà sempre infelice. E se si è così fortunati da arrivare alla vecchiaia, le stesse infermità di quello stato finale della vita saranno fonte di altri dolori e amarissime riflessioni.

Alla fine, il nostro islandese, perso nel cuore dell’Africa, si trova davanti una gigantessa che sembra una statua ciclopica ma che invece è viva “di volto mezzo fra bello e terribile”. E’ proprio la Natura. Ne nasce un dialogo filosofico, dove lo sfortunato chiede alla Natura il perché delle sue azioni contro l’uomo e, in definitiva, tutti gli esseri viventi. La natura, forse anche un po’ scocciata, gli spiega in poche parole che essa deve bilanciare un sistema “meccanico” e che per questo ci sono quelli che devono nascere e quelli che devono morire, e dunque l’infelicità è parte essenziale di questo meccanismo universale di equilibrio.

Per farlo funzionare qualcuno deve necessariamente soffrire. E infine, se gli uomini si estinguessero, lei forse neanche se ne accorgerebbe. L’islandese replica che lui non ha deciso di nascere ma, dal momento in cui è venuto al mondo, non chiede poi tanto: non la felicità, ma almeno la serenità, mentre la Natura ci tratta come qualcuno che ti invita nella sua splendida villa ma, appena tu hai accettato, ecco che ti fa provare ogni dispiacere e sofferenza. E chiosa, infine, rivolta alla gigantessa: “A chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell’universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?”

La natura non gli risponde. Narra una leggenda, ci riporta la felicissima mente inventiva del Leopardi, che la Natura abbia ricoperto di sabbia il malcapitato soffocandolo, tanto che poi sarebbe stato ritrovato molto tempo dopo perfettamente mummificato ed esposto in un certo museo europeo mentre, per un’altra leggenda, l’Islandese sarebbe stato mangiato da due leoni mezzo morti, che avrebbero allungato la propria vita giusto di qualche giorno.

Toto Wolff (Mercedes-AMG F1) festeggia la vittoria di Lewis Hamilton in Inghilterra

Io amo le iperboli, le esagerazioni ed i paragoni talvolta un po’ forzati. Eppure, guardando alla F1 dell’era turbo-ibrida, non posso fare a meno di pensare che la natura sia un mostro a due teste: Mercedes e Federazione. E che il povero islandese sia chiunque provi a mettersi contro questa bestia bella e terribile. E sarà inesorabilmente sconfitto. Mettiamoci le indiscusse qualità di Hamilton, la forza politica della Mercedes, una Federazione internazionale che quasi sempre sembra colpire, spesso danneggiandoli, gli avversari della stella a tre punte, la fortuna… mettiamoci tutto. E tutto complotta sempre perché vincano gli stessi. 

Pensate alle ultime due gare. Verstappen ha 32 punti di vantaggio. Parte in pole in terra albionica. Viene centrato da un chiaro errore di Hamilton alla Copse durante il primo giro. Monoposto distrutta, e Lewis che vince. Arriviamo in Ungheria. Partenza dietro le due Mercedes di Max. Bottas fa un incredibile errore da principiante e diventa una palla impazzita stile bowling e birilli. Danneggia seriamente Verstappen (che ha precauzionalmente messo la terza Pu), fa fuori Perez (altra Pu andata). Il team Mercedes ci mette del suo per fare un pasticcio, ma comunque Hamilton lotta contro quasi nessuno, tale la differenza del mezzo che ha rispetto agli altri, e alla fine arriva terzo.

Poi, con un ulteriore colpo di scena, quasi a mezzanotte, con la probabile squalifica di Vettel per il famigerato litro di carburante, Lewis diventerà secondo. In due sole gare, per eventi che non hanno a che fare con il valore del singolo contendente, Hamilton e la Mercedes hanno riguadagnato entrambe le classifiche. Due gare. La Red Bull ci aveva impiegato 7 gare per avere quel piccolo cuscinetto di punti. Senza contare che le lattine volanti sono già al limite con i motori e in due corse hanno avuto danni che superano abbondantemente i due milioni di euro (e siamo nella funesta epoca del budget cup).

Avete visto? Tutto torna. Per la Mercedes e per sua maestà. La cosa curiosa è anche la domanda che ci si può porre. Dato che lo spettacolo sportivo si alimenta dell’alternanza o della lotta al vertice, e che se vince sempre lo stesso (io lo chiamo il predestinato, e avete capito che sto parlando di Lewis Hamilton) l’audience cala, “a chi giova” questo spettacolo? Non vi è sostanzialmente risposta, così come per l’islandese. E’ così e basta.  Forse perché non siamo abbastanza addentro alle segrete cose. Non ci è dato sapere. Abbiamo il desiderio di vincere, il desiderio innato, di sconfiggere l’avversario e di avere la gloria sportiva ma, nel caso di Mercedes e Hamilton (leggi qui la sua analisi on board), non ci potremo mai riuscire.

Lewis Hamilton e Toto Wolff, Mercedes-AMG F1

Noi ferraristi ne sappiamo qualcosa. Ci hanno deriso, umiliato, hanno fatto illazioni di ogni tipo, ci hanno schiacciato ed hanno festeggiato sul nostro cadavere. Sì, proprio “quelli là” come li definiva Marchionne. E così, la mente mi salta a Foscolo, e a Ettore, che viene ucciso da Achille davanti alle porte di Troia. Achille non può essere sconfitto, ha un solo punto debole (secondo la tradizione latina) ma è protetto dagli Dei. Eppure alla fine dei “Sepolcri” (la sua opera più famosa) Foscolo celebra forse più Ettore che Achille, perché Ettore ha lottato contro un potere che non poteva sconfiggere, ma non si è comunque tirato indietro. Lottava per un ideale nobile (nel suo caso la difesa della patria) che valeva anche il sacrificio estremo.

Tornando a Leopardi, nel suo cosiddetto “pessimismo cosmico” si potrebbe dire: bé, se tutto è male, che senso ha vivere? Ma, anche in questo, Leopardi dà una risposta chiara: bisogna lottare e vivere, anche sapendo che la natura è contro di noi. Anzi, proprio sapendo questo. Proprio avendo questa consapevolezza. Faccio il salto: bisogna lottare, anche sapendo che Mercedes (e sovente FIA) sono contro di “noi”. E dunque, onore ai vinti che non si piegano.

Ogni qual volta subiamo un’ingiustizia, siamo Max Verstappen. Ogni qual volta un potere arrogante e tracotante ci schiaccia, incurante dei danni che possiamo ricevere, siamo Max Verstappen. Ogni volta che siamo Davide contro Golia, siamo Max Verstappen. Ogni volta che metaforicamente si danza sul cadavere dell’avversario, quasi ubriachi di gioia, non si può che non provare naturale ritrosia verso quel potere. E non si può non essere dalla parte di Ettore contro Achille.

Parliamo di Verstappen. Vi vedo rinfacciarmi: ma quello che chiami mad Max, cane pazzo, quello che ha causato non so quanti incidenti soprattutto nei primi anni? Sì, parliamo di quello. Che, però, anche lui, davanti al monolite Mercedes, diventa vittima sacrificale. Come la Ferrari a suo tempo. Come Vettel… che se n’è fatto una malattia a perdere con il team di Maranello e che ormai sembra quasi un’ancella di Hamilton, diventando anche lui cantore delle gesta dell’eptacampione. Quasi nessuno vuole lottare contro Mercedes, lo stesso Leclerc ci ha fatto capire che essendoci Lewis dietro (Inghilterra), lui è stato più, come dire, attento… è incredibile, vero? E non è che fosse un doppiato eh!

Gp Ungheria 2021

L’unico che non si piega è Verstappen. Mi correggo: quasi l’unico. L’altro è il “vecchio” e mitico asturiano, Alonso, capace di fregarsene per dieci giri mentre Lewis frignava (come fa di solito). Ci troviamo, dunque, a metà campionato con Hamilton e Mercedes che corrono verso l’ennesimo record nel deserto. Dubito, infatti, che al rientro dalla pausa estiva (che cosa ridicola anche questa) avremo un’inversione di tendenza. Anzi, a mio parere il mondiale in entrambe le classifiche finirà matematicamente e relativamente presto.

Ma, proprio per questo, non si può non essere dalla parte del Max perdente, che ha anche rischiato la pelle, per naturale simpatia che fa da converso alla naturale antipatia che tanti, compreso il sottoscritto, provano per sua maestà, per il potere arrogante cui tutto è spesso concesso, perdonato, limitato e che ha stancato vincendo nell’abisso di solitudine di sette (a breve otto) lunghissimi e noiosissimi anni.

Certo, poi bisogna distinguere le gesta sportive, straordinarie, dall’uomo, dal suo team e dalla politica della sua squadra. Ovvio e banale. E abbiamo svelato l’arcano. La Mercedes di F1 è inglese. Non è tedesca. Lo sanno tutti. La F1 è una formula anglocentrica, anche se ai vertici della Federazione internazionale del motorsport c’è un francese. Deve vincere il baronetto, e guai se non fosse così, visto che è ormai un personaggio mediatico gigantesco. E così sia.

E dunque, non ci si lamenti se sempre più persone pensano ad uno spettacolo dopato, finto, di plastica cromata, come mi piace definirlo. Un circo Barnum e wrestling. Con la differenza che gli ultimi due sono più onesti, perché ti dicono prima che vedrai qualcosa di artificioso. Potrà ancora ridere Toto, potrà ancora fare i suoi teatrini, le sue prese per il deretano. Il social media manager dei vari profili social potrà continuare a prendere in giro Ferrari (leggi l’analisi on board di Carlos Sainz) e gli altri.

Per quel che mi riguarda, la tentazione di tornare a vedere questo sport/circo quando non ci saranno più né l’uno (Hamilton) né l’altra (Mercedes) è forte. C’è il desiderio di staccare da questo spettacolo avvelenato. Mi ha stancato. E questa pausa arriva proprio a fagiolo, come giustamente mi ricorda Alessandro Arcari

Tanti saluti.

Gp Ungheria 2021

Il pagellone dell’Islandese e della Natura del Froldi: votazioni F1

Bottas. Voto: riconfermare. Letteralmente il miglior “investimento” Mercedes.

Muretto Mercedes. Voto: contrappasso. Vista la ridicola figura fatta in Q3 per tagliar fuori le Red Bull nell’ultimo tentativo per la pole position. E poiché sono convinto che non c’entrino i piloti, ma proprio il muretto, mi pare giusto che domenica, dopo la carambola, quando potevano vincere doppiando tutti, abbiano fatto quell’errore macroscopico con la partenza in solitaria di air Lewis. Peccato che non accada più spesso…

Ferrari. Voto: mediocrità 

Ferrari sui social. Voto: second place finisher. E mi fermo qui.

Gp Ungheria 2021

Stroll. Voto: bandiera nera.

Verstappen. Voto: stoico.

Hamilton. Voto: 9

Hamilton e le sue dichiarazioni. Voto: tutto e il contrario di tutto. Basta fare veloce ricerca con Google.

Vettel. Voto: per me, comunque secondo posto. 

Red Bull. Voto: urge portare la squadra a Lourdes. 

Perez. Voto: non confermare. Seppur incolpevole in Ungheria, nelle ultime gare è anche lui il migliore investimento Mercedes.

Alonso. Voto: immenso.

Gp Ungheria 2021

Oc(ogli)on. Voto: 7. A me non sta affatto simpatico, me lo ricordo quando a Montecarlo fece lo zerbino di sua maestà Lewis. A domanda rispose che lo aveva fatto perché glielo aveva detto Toto, che era il boss. Peccato che Ocon non corresse per Mercedes ma per Force India.

F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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Pubblicato da
Mariano Froldi