A Spa, dodicesimo round del mondiale di F1, la Red Bull andrà all’attacco. L’obbiettivo è quello di tornare a comandare le due classifiche iridate cercando di interrompere il trend negativo che ha fatto precipitare la scuderia di Milton Keynes verso il basso. Dopo il mare di polemiche relative alle collisioni (ne abbiamo parlando qui ampiamente) che hanno messo fuori causa le RB16B durante gli ultimi Gp, il reparto tecnico capitanato da Adrian Newey ha scelto di “non penalizzare” in Belgio con Verstappen.
Le ragioni basicamente sono due. La prima, la più logica, è legata alla scelta del tracciato sul quale assumere l’handicap derivato da una sanzione, con il chiaro obbiettivo di minimizzare il più possibile la penalità che inevitabilmente verrà comminata per la sostituzione della PU. Realizzare, quindi, un’analisi accurata che comprenda, tra i tanti fattori, le possibilità di sorpasso per recuperare terreno la domenica in gara e, naturalmente, il grado di competitività che la monoposto può offrire per facilitare tale rimonta.
La seconda e più importante, invece, si rifà alla speranza di recuperare i propulsori. L’auspicio è quello di poter riparare le unità di potenza incidentate a Silverstone e Budapest, per evitare le 10 posizioni di penalità sulla griglia previste per la sostituzione del motore con una quarta unità. Un colpo che in qualche modo potrebbe risarcire in parte Verstappen e Perez, evitando di infierire maggiormente sul team punito già a sufficienza dagli eventi.
Prima di tutto va ricordato che ogni pilota, tranne particolari casi legati alla sostituzione dello stesso, non può usare più di 3 motori a combustione interna (ICE), 3 unità motogeneratrici-calore (MGU-H), 3 turbocompressori (TC), 2 accumulatori di energia (ES), 2 elettroniche di controllo (CE) e 3 gruppi elettrogeni-cinetici (MGU-K) durante l’arco di una stagione. Mentre sono 8 i set di scarico del motore utilizzabili in un campionato.
Tuttavia, nel caso in cui una vettura sia incidentata, il regolamento (visionario per finterei in italiano) prevede la rimozione dei sigilli sulla power unit previa autorizzazione della Federazione, che si premura di inviare un delegato tecnico a presenziare e verificare il corretto svolgimento di tale operazione. Di sicuro l’intervento non è cosa semplice visto le sberle prese dalle monoposto blue racing intarsiate giallo ocra. Specie tenendo in conto la sofisticatezza delle tecnologie impiegate sulle power unit.
Ma un tentativo, è ovvio, va fatto. E secondo le normative nulla vieta di provarci anche subito. Sì perché sebbene i team partecipanti al campionato debbano osservare, durante i mesi di luglio e/o agosto, un periodo di chiusura di quattordici giorni tra due eventi consecutivi separati da almeno ventiquattro giorni (saranno 13 se le due gare sono divise da solo 17 giorni), secondo il paragrafo 21.9 del regolamento sportivo, non sarà considerata come violazione, tramite accordo con la FIA, l’eventuale riparazione di una vettura gravemente danneggiata durante l’evento che precede il periodo di chiusura.
Ecco perché, dopo la mirabolante carambola che ha centrato in pieno le due RB16B, i tecnici di Milton Keynes potrebbero aver già scelto di metter mano alle parti macchine incidentate, nel tentativo di capire se esiste una strada percorribile per “vanificare” il poderoso strike del finlandese Valtteri Bottas. Nell’attesa di verificare la situazione, come detto in precedenza, sulla numero 33 di Max Verstappen verrà montata l’unità numero 3 che permetterà all’olandese di prendere parte al Gran Premio di casa disputando un weekend, a meno di inconvenienti dell’ultim’ora, senza sanzione alcuna.
Foto: Red Bull Racing Honda