Formula 1

Questa F1 è una noia mortale

Una domenica da dimenticare sotto tutti i punti di vista. La F1 a Spa-Francorchamps ha scritto una delle sue pagine peggiori in termini reputazionali dai tempi del Gran Premio degli Stati Uniti del 2005, dove a correre davanti al pubblico inferocito di Indianapolis fu solo il plotone di 6 vetture gommate Bridgestone, guidato dalla Ferrari di Michael Schumacher. Nel leggendario circuito delle Ardenne abbiamo assistito alla prima “non gara” della storia in grado di assegnare punti, aprendo il campo ad una serie di paradossi storici e contemporanei.

Difficile trovare un modo logico di razionalizzare le tante follie che abbiamo vissuto nella domenica belga, eppure si può partire da una serie di punti fermi. Non c’erano le condizioni per correre, dicono i piloti, a causa della visibilità e dello stato del tracciato. Su questo, lungi da me discutere la loro parola, data oltretutto l’apparente unanimità di pareri da parte dei diretti interessati.

Così come è indubbio che già il sabato di F1 ci aveva mostrato l’oggettiva difficoltà delle condizioni, come ben testimoniato dall’incidente di Lando Norris o ancor meglio dall’acquaplaning sofferto da George Russell in pieno rettilineo nello stesso frangente. Già in quella situazione un pilota d’esperienza e sempre attento alla sicurezza come Sebastian Vettel aveva chiesto da subito bandiera rossa, ponendo un precedente che ha sicuramente influenzato quanto accaduto all’indomani.

il britannico Lando Norris (McLaren) perde il controllo della sua MCL35M e sbatte violentemente contro le barriera alla mitica curva Eau Rouge Raidillon durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio edizione 2021

Fatte tutte queste doverose premesse, il direttore di gara Michael Masi, secondo me, ha peccato di “malizia” nel voler tentare a tutti i costi di concludere l’evento per assegnare i punti iridati. Considerare “gara” una semplice sfilata di due giri dietro la Safety Car ha assunto i contorni della farsa, tanto per i piloti quanto per gli spettatori.

Mi permetto dunque di andare controcorrente: se l’obiettivo è assegnare i punti ad ogni costo, perché “the show must go on”, allora ci si assuma la responsabilità di dire che non può essere sempre e comunque “safety first” e che c’è un motivo se su ogni pass c’è scritto: “motorsport is dangerous”.

Il grande errore di Masi è stato pretendere di assegnare punti, un’autentica assurdità giustamente condannata dai veterani della F1 quali Lewis Hamilton e Fernando Alonso, senza avere il coraggio di fargli fare almeno un paio di giri “veri”. A costo di dare bandiera rossa dopo poche tornate per via di qualche incidente.

la pit lane di Spa Francorchamps durante lo stop del Gran Premio del Belgio edizione 2021

E su quest’ultimo punto, mi permetto di andare controcorrente e chiedo scusa in anticipo per il qualunquismo: se tra il mio stipendio e quello dei piloti ci balla qualche zero di differenza, oltre che per l’infinita differenza di talento, è anche e soprattutto per il diverso grado di rischio che i rispettivi mestieri prospettano. La sicurezza è stata il cardine della F1 a partire dal 1994 in poi, laddove negli ultimi 27 anni abbiamo assistito ad un solo decesso tra i gladiatori del volante.

Lungi da me voler disonorare la memoria del compianto Jules Bianchi, però forse troppo spesso si dimentica che il suddetto non è morto per una mancanza di sicurezza delle vetture, quanto piuttosto per la stupidità umana di chi ha ritenuto normale posizionare una gru in quella posizione senza prima far entrare almeno la Safety Car. Per fortuna da Suzuka 2014 i regolamenti sono stati ulteriormente rivisti e le monoposto hanno di serie l’Halo, che già in diverse occasioni ha dato prova di indispensabilità.

Ciò non toglie che, ribadisco, ad oggi è quantomeno improbabile immaginare delle fatalità tra i piloti di F1 se non con una congiunzione astrale di circostanze che, per quanto possano essere accentuate dalle condizioni estreme causate dal clima, sicuramente non rappresentano statisticamente una possibilità frequente. Sempre nel weekend abbiamo assistito ad uno spaventoso incidente nella W Series, categoria di supporto della F1 tutta al femminile, che proprio a causa della pioggia improvvisa ha visto sei vetture andare fuori a Raidillon con tanto di cappottamenti.

Motorsport is dangerous, ma nessun morto e nessun ferito grave. Mi si dirà che in Formula 2 nello stesso punto abbiamo invece perso Anthoine Hubert solo due anni fa e che dunque certe precauzioni sono giuste. E non posso che essere d’accordo, ma dobbiamo anche ammettere che quanto avvenuto in quella situazione rappresenta una funesta “cometa di Halley”, nel senso di una disgraziata fatalità in cui tutte le suddette condizioni sfortunate si sono contemporaneamente verificate. 

l’olandese Max Verstappen (Red Bull Racing) segue la Safety Car durante i soli due giri disputati del Gran Premio Belgio edizione 2021

Tutta questa doverosa premessa per arrivare a dire, con buona pace dei perbenisti, che molto probabilmente correndo ci sarebbe stata una situazione di pericolo, è vero. Ma comunque tale da permettere ai piloti di percorrere almeno qualche giro di gara vera, senza rischiare la vita molto più di quanto non avessero già fatto il giorno precedente in qualifica.

Nella circostanza è invece certamente mancato il più basico rispetto verso lo spettatore di F1, soprattutto quello presente in circuito, laddove si poteva annullare la gara già alle 16 o almeno prorogare artificialmente il trenino dietro alla Safety Car al fine di poter davvero dire di averci provato fino in fondo. E invece abbiamo buttato 4 ore di vita che nessuno ci darà mai più indietro. E ci toccherà dire di aver vissuto abbastanza da aver visto Mazepin nei libri di storia col giro più veloce a Spa

Leggendo tra le righe dell’attualità motoristica, risulta ancora più assurdo che si siano assegnati punti sulla base della qualifica, considerando che siamo nel pieno della stagione delle Sprint race, in cui la qualifica stessa viene addirittura relegata al venerdì e di fatto svuotata di ogni suo significato, persino quello meramente statistico della pole position.

Gp Belgio 2021, il momento dell’uscita delle vetture dalla pit lane dietro alla Safety Car (ore 18:25).

Ma soprattutto, last but not least, questo weekend ci lascerà l’esigenza di rivedere ampiamente il regolamento vigente, a partire dall’assurdo obbligo di parco chiuso che andrebbe rivisto in situazioni del genere, quantomeno per permettere di usufruire di assetti da bagnato pesante che avrebbero potuto almeno agevolare un estremo tentativo di corsa.

Alla fine di questo weekend di F1 rimane dunque un solo vero “vincitore”: George Russell, che dopo una qualifica da antologia con una delle peggiori vetture del lotto, riesce addirittura a tornare a casa con la coppa del secondo classificato e regalando alla Williams 12 punti (e mezzo) che peseranno come macigni a fine anno in classifica costruttori. Trattandosi del probabile nuovo compagno di squadra di Sir Lewis Hamilton, ed essendo riuscito a tenerselo dietro sotto l’acqua, l’unica consolazione di questa triste giornata sono proprio le suggestioni di quanto ci aspetta dal 2022.


F1-Autore: Marco Santini

Foto: F1 – F1TV

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Marco Santini